martedì 2 giugno 2015

L’unico vero sfidante in campo


I premi di maggioranza e altri meccanismi elettorali dicono che il Pd di Renzi ha conquistato seggi e poltrone, ma la realtà inconfutabile dei numeri dichiara anche altro. Perciò dire che il Pd ha vinto cinque a due è vero, ma non si può tacere che ha preso una batosta poiché perde più voti di tutti: 2.143.003 in un solo anno e solo considerando sette regioni. Dopo di che ognuno tiri la coperta dove gli pare.

Quei voti sono andati al Movimento 5 stelle? Manco per idea poiché subisce una contrazione di voti pari a 1.956.613 rispetto al 2013 e 893.541 rispetto alle europee 2014 (-40.4 per cento). Forza Italia perde a sua volta quasi 2 milioni di voti sul 2013 (-1.929.827) e quasi 1 milione rispetto al 2014 (-840.148). La Lega aumenta di 402.584 rispetto al 2013 e di 256.803 voti rispetto alle europee 2014, ma sul totale di queste elezioni, pur tenendo conto delle liste civiche, mancano all’appello milioni di voti.



L’astensione rispetto alle europee in Toscana, Umbria e Liguria è aumentata del 15-18 per cento. E questo segue al tracollo dello scorso anno in Emilia Romagna, con un -30,4 rispetto alle precedenti regionali, dato non episodico se si tiene conto che pochi mesi prima il crollo alle europee era stato del 32,3 per cento. Non era andata meglio in Calabria, come si ricorderà, dove aveva votato solo il 43,8 per cento. Nel voto di domenica scorsa in Puglia e nelle Marche il crollo del voto è stato rispettivamente del 12% e del 13%.

Considerando le grandi città si passa dal clamoroso –25,14% di Bari, al –21,5% di Firenze e meno 13% di Perugia, tra il meno 6 e l’8 per cento per le altre. E se a Napoli l’aumento dell’astensione è più contenuto (–2,18%), in Campania, dove ha votato il 51,9 per cento, il dato è rimasto sostanzialmente stabile rispetto alle europee ma segna un meno 11,1 rispetto al 2015 e meno 16 rispetto al 2013. Ciò palesa, complessivamente, che non solo gli elettori non hanno cambiato idea e non sono tornati alle urne, ma che l’astensione è in continua crescita.

Chi si astiene dal voto non conta? Vogliono prenderci in giro. Che se ne parli ufficialmente poco è un conto, ma la verità innegabile è nel fatto che l’astensionismo è diventato ormai l’unico vero sfidante in campo. L’Istituto Cattaneo rileva che l’astensione per la «prima volta è divenuta l'opzione maggioritaria o prossima a esserlo in diverse regioni del Paese». Un’opzione così massiccia è un atto politico esplicito, non dice semplicemente “qualcosa” ma disegna uno stato di sfiducia e malessere di massa che può diventare prodromo a diverse cose.

Un sistema democratico, per quanto improntato alla cosiddetta governabilità, ha bisogno di essere e sentirsi legittimato dal voto. Quando l’astensione raggiunge certe percentuali, quando cioè non è più entro limiti circoscritti e fisiologici, quando insomma non è più solo un dato statistico essa diventa la misura stessa della qualità di un sistema sociale che si voglia dire democratico.

Peraltro i raffronti con gli Usa o la Gran Bretagna non tengono conto della storia politica e sociale dell’Italia e in generale dei paesi dell’Europa continentale. Il ritorno al voto, dopo la dittatura, in paesi come l’Italia, la Germania e l’Austria, la Spagna e il Portogallo, la Grecia e la Polonia, segnava una cesura tra il prima e il dopo, tra un tipo di regime e la democrazia.


E ciò detto senza sprecare analisi di altra natura che alludano a concetti desueti, barbosi e ormai generalmente abbandonati. Insomma restiamo su un piano di amabili chiacchiere all’ora del tè. E dunque se come afferma autorevolmente più di un Chichibio questa è sempre meno una democrazia, o “non è neppure più una democrazia”, allora in che cosa si è trasformata? Attendiamo risposta da chi ne sa di più, tanto per farsene un’idea, e poi all’uopo ognuno potrà scegliere come regolarsi nel rapporto con questa nuova ma non inedita entità politco-sociale. 


  

12 commenti:

  1. "Un sistema democratico, per quanto improntato alla cosiddetta governabilità, ha bisogno di essere e sentirsi legittimato dal voto."
    Il fatto è che i nostri illustri governanti, ben consci che questo “non è neppure più una democrazia” se ne fottono allegramente della legittimazione del voto.
    O meglio, gli basta che la forma del voto gli consegni semplicemente il potere. Basta considerare quanto si sono dati da fare per creare un sistema elettorale blindato. Gli attuali governanti, nominalmente cultori dei nuovi mezzi di comunicazione, hanno promosso qualsiasi iniziativa per interpellare gli elettori, magari anche solo i loro, per raccoglierne le opinioini e i desideri in materia di sistema elettorale?
    No, se ne sono guardati bene, perchè sapevano che le liste bloccate stanno sull'anima a tutti e a loro fanno troppo comodo.
    A questi dell'astensione non gliene importa proprio nulla, finchè il conteggio sul pallottoliere gli riconsegna il potere e la possibilità, in qualche modo, di stiracchiare i risultati in modo da farli sembrare una vittoria.

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    1. Perchè allora in campagna elettorale i nostri politici, ci dicono tutti di andare a votare, ci pregano di non astenerci dal voto?
      E perchè Bruno Vespa a proposito delle elezioni regionali siciliane in cui vi fu un 50% di astensionismo rivolto al Crocetta, si diceva preoccupato?
      E infine, perchè oggi Del Rio ha detto "Io sono personalmente preoccupato per il dato sull'astensionismo"?

      Franco.

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    2. @ Nano

      invito te e anche altri a rileggere bene qual è la mia posizione in merito all'astensionismo. non è la panacea, è un sintomo e una premessa.

      Quando l’astensione raggiunge certe percentuali, quando cioè non è più entro limiti circoscritti e fisiologici, quando insomma non è più solo un dato statistico essa diventa la misura stessa della qualità di un sistema sociale che si voglia dire democratico.

      cosa significa? volete che vi faccia un disegnino? ai lettori di questo blog spero proprio di no.

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    3. Io l'unica cosa sulla quale non sono d'accordo è su quanto siano effettivamente preoccupati i nostri governanti per l'astensione.
      Penso che più di tanto difficilmente possa crescere per vari motivi (abitudine, affezione, convenienza) e finchè resterà paragonabile a quella delle cosiddette e sedicenti "grandi democrazie" a lor signori tutto sommato sta bene.

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  2. "IO SONO PERSONALMENTE PREOCCUPATO PER IL DATO SULL'ASTENSIONISMO"

    (ANSA) - CREMONA, 3 GIU - "Il voto regionale è stato positivo in termini assoluti per il Pd e il centrosinistra, che ha preso cinque regioni su sette e quindi governa la gran parte delle regioni italiane. Io sono personalmente preoccupato per il dato sull'astensionismo". Lo ha detto il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Graziano Delrio, prima di intervenire alla presentazione del progetto di Vento, una pista cicloturistica che colleghi Torino a Venezia costeggiando il Po.

    Ciao Olympe, Franco.

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  3. Già, anche Boeri si è detto preoccupato perché i poveri sono passati da 11 a 15 milioni e cosa propone? Di crearne altri con il contributivo

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  4. Non si sopravvaluti la necessita' per chi comanda di avere l' espresso consenso dei sudditi perche' costui sempre potra' dire che "chi tace acconsente".
    Mentre invece "chi tace" sta semplicemente "zitto" come un muro o un soprammobile, che se di certo non "acconsentono" meno ancora fanno "la rivoluzione".

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    1. anche lei non sopravvaluti il suo punto di vista.
      del consenso c'era bisogno anche tra le macerie di berlino nel 1945.

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    2. Posso essere pedante Olympe?
      Piuttosto che avere bisogno di consenso i governanti hanno bisogno che il dissenso stia sotto certi limiti (numerici) e sotto certi livelli di espressione.
      Finchè il dissenso si limita all'astensione è poco preoccupante, poco significativo.

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    3. non in italia, non in molti paesi europei, non con la metà dell'elettorato. anche perché in tal modo scompagina il voto. si tratta di punti di vista. ciao

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