Potrebbe essere un’esperienza nuova per Donald Trump: le guerre commerciali non sono necessariamente facili da vincere, come invece aveva affermato all’inizio del già lontano 2018. Se ci si sente troppo sicuri di sé e, per di più, si affronta un Paese economicamente potente, il cui governo è strategicamente prudente, quelle guerre si possono anche facilmente perdere.
Pechino ha implementato controlli sulle esportazioni che ora minacciano di privare gli Stati Uniti delle terre rare necessarie al più sacro dei santuari: l’industria bellica. Questo fa soffrire persino l’imperatore delle sale da ballo di Washington, che già sente il fiato sul collo anche dei produttori americani di soia.
Dopo un breve accesso di rabbia che lo ha portato a minacciare dazi aggiuntivi del 100% su tutte le importazioni dalla Cina, Trump ha ripetutamente dichiarato, quasi implorante, che incontrerà la sua controparte Xi Jinping giovedì prossimo a margine del vertice APEC in Corea del Sud.
Intanto sabato a domenica si è tenuto in Malesia l’ultimo round di colloqui economici e commerciali tra Cina e Stati Uniti, sul tavolo le misure della Sezione 301 degli Stati Uniti sui settori marittimo, logistico e cantieristico cinese, l’estensione della sospensione dei dazi reciproci, la cooperazione tariffaria e di polizia relativa al fentanil, il commercio di prodotti agricoli e i controlli sulle esportazioni.
Bloomberg ha affermato che queste trattative hanno “preparato il terreno” affinché le due parti “allentino le tensioni commerciali che hanno scosso i mercati globali”. La rivista statunitense Fortune ha descritto i messaggi provenienti dai colloqui come “incoraggianti”. L’agenzia Reuters e il Wall Street Journal hanno rispettivamente evidenziato nei loro titoli “colloqui di successo” e una “nota di fiducia”.
Vedremo presto fino a che punto Pechino riuscirà a far revocare i dazi e le sanzioni statunitensi. Questa volta il cessate il fuoco potrebbe durare più a lungo: la Cina può indebolire i controlli sulle esportazioni in qualsiasi momento, ma può anche rafforzarli nuovamente. Trump a quanto pare lo ha imparato.
Non c’è alcuna garanzia che ciò accada: quando una parte fa mostra che l’azione erratica è la sua massima tattica, non si sa mai. Tuttavia, ora ci sono voci all’interno dell'establishment statunitense che invitano alla cautela, anche per quanto riguarda le conseguenze della guerra commerciale per gli Stati Uniti.
A metà ottobre, la Rand Corporation, un influente think tank statunitense, ha pubblicato uno studio che avverte che la lotta di potere tra Stati Uniti e Cina potrebbe degenerare in una spirale incontrollata e in un modo dannoso per gli Stati Uniti.
Gli autori dello studio consigliano di evitare l’escalation e di contenere, per il momento e in qualche modo, il conflitto: “come nella Guerra Fredda”. Resta tuttavia incerto se Trump seguirà questo consiglio. Dopotutto, non sono solo le guerre commerciali a poter essere perse, ma anche le guerre fredde, e il vincitore non deve necessariamente essere lo stesso dell’ultima volta.
Quanto all’Europa, presto o tardi si accorgerà che il suo attuale padrone non intende tutelarne gli interessi, semmai il contrario. La Germania l’ha compreso, tanto che si sta preparando massicciamente ad assumere la leadership dell’Europa continentale anche militarmente. Come sempre è solo questione di tempo.
"La Germania l’ha compreso, tanto che si sta preparando massicciamente ad assumere la leadership dell’Europa continentale anche militarmente."
RispondiEliminaDalla padella nella brace.
Nicola.M.