domenica 26 ottobre 2025

Era un mondo di adulti

 

Ho spesso avuto parole critiche per le interviste di Paolo Bricco impastate di sdolcinatezze, ma quella di oggi sul Sole 24ore non è la solita sviolinata agli dei ex machina della imprenditoria italica, bensì un’intervista a colpi di sciabola ben assestati proprio a quella certa borghesia arruffona e incolta di parvenus attuali.

Merito soprattutto dell’intervistato: Piero Maranghi. Un’intervista da incorniciare a un uomo che, dati i chiari di luna attuali, sembra uscito da un’epoca senz’altro migliore della nostra. Basterebbe questa sua frase, riferita al passato: «era un mondo di adulti, si sbagliava da professionisti».

Figlio dell’ex presidente di Mediobanca, Vincenzo, Piero Maranghi afferma: «L’erosione della centralità di Mediobanca è stata compiuta, in particolare dall’establishment cattolico di sinistra. L’altro passaggio cruento e mai saturo è stato l’assegnazione della Comit all’Intesa del cattolicissimo Giovanni Bazoli. È stato un atto contro natura, in senso culturale e simbolico».

E, a proposito di fatti recentissimi: «Di fronte ai numeri milionari che vorticano intorno al Ceo uscente [di Mediobanca] Alberto Nagel, Piero dice: “È tutto legittimo. In una sola cosa Nagel e mio padre sono stati uguali, nella battaglia per Mediobanca: hanno ottenuto ciò che volevano. [Vincenzo] Maranghi la salvaguardia dell’istituto e dei suoi ragazzi e nulla per sé. Nagel molti milioni».

Piero Maranghi rievoca, en passant, quando Ciriaco De Mita e Beniamino Andreatta, con l’avvallo di quella rana bollita di Romano Prodi, allora presidente dell’Iri, volevano far fuori Enrico Cuccia da Mediobanca, e dice: «I cattolici sono strani. Vogliono sempre il perdono, o almeno la riconciliazione, anche in terra». E racconta un fatto dai contorni assurdi, ossia cosa si permise di fare «Un andreottiano in purezza come Cesare Geronzi al capezzale di mio padre, che era proprio agli ultimi [...]».

Poi, un’altra stoccata, tra le tante di taglienti e godibili: «La vicenda della politica e di Mediobanca, mutatis mutandis, è paragonabile a quella di Beatrice Venzi alla Fenice. In spregio ad ogni regola di buon senso e di consuetudine si cala dall’alto una figura del tutto inadeguata al ruolo e, poi, si sbraita che le critiche sono mosse solo da pretestuose ragioni politiche. Non è vero: la Venezi lì non ci può e non ci deve stare e non deve passare. Altrimenti, poi, vale tutto».

Si chiama onestà intellettuale e coraggio, roba da adulti.

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