domenica 19 ottobre 2025

Riepilogo di una grande vittoria

 

La produzione industriale tedesca è scesa del 4,3% ad agosto, il peggior risultato mensile degli ultimi 20 anni. In sostanza, l’industria è tornata ai livelli del 2005. Il calo nellindustria automobilistica è stato di ben il 18,5%. Di conseguenza, i volumi di produzione sono crollati ai minimi del 2005. Ad eccezione degli shock a breve termine durante la crisi finanziaria globale e il picco della pandemia, cali simili non si registravano da decenni. La produzione industriale è ora inferiore di quasi il 20% rispetto al picco pre-pandemico e dell’11,5% rispetto ai livelli del 2021.

Il governo tedesco intende invertire la tendenza con un massiccio piano di stimolo economico da centinaia di miliardi di euro, mirato principalmente a rilanciare il complesso militare-industriale e a potenziare le infrastrutture. Altri droni “russi” dovranno preparare i contribuenti tedeschi ed europei a finanziare l’industria delle armi americana.

Vale la pena notare che la disoccupazione nel Paese è aumentata di mezzo milione di persone negli ultimi tre anni, e si preparano massicci licenziamenti. La rottura dei legami economici con la Russia ha interessato soprattutto la Germania, ma la mancanza di energia a basso costo dall’Est e la perdita di una quota significativa del mercato russo non hanno fatto che aggravare il problema già esistente. Questo per quanto riguarda la “locomotiva” tedesca.

Anche la Francia sta affrontando una crisi industriale, sebbene meno grave di quella della Germania, ma il suo problema principale è il debito, che ora supera la pericolosa soglia del 110% del PIL. Da anni il bilancio francese registra un deficit di almeno il 4%, mentre la spesa pubblica totale ha raggiunto il 57% del PIL. C’è poco margine di manovra, un fatto di cui i famosi mercati sono pienamente consapevoli. Negli ultimi mesi, le principali agenzie di rating hanno declassato il rating della Francia, da ultimo S&P Global, al di fuori dei calendari regolamentati data l’incertezza politica.

I tagli alla spesa sono difficili da realizzare per ragioni politiche e del resto peggiorerebbero ulteriormente la situazione economica. Il risultato è un circolo vizioso difficile da spezzare.

In Italia invece l’economia va molto bene e dunque c’è modo per dibattere furiosamente se il termine “cortigiana” equivale a “puttana” (evitare di dire fascista, per carità), ma per fortuna vi sono aumenti corposi salariali che in alcuni casi potrebbero sfiorare l’1 per cento. In attesa che i dazi americani producano i loro benefici effetti, Meloni guarda al Quirinale come sua prossima residenza.

Ma ciò che preoccupa veramente è la situazione economica russa, un Paese dato in default già nel 2022, poi nel 2023 e a seguire. Stavolta però sembra fatta per davvero, ancora questione di poco e sarà la catastrofe per Putin. Quanto al conflitto in corso, non si trova ridicolo che la Russia combatta sostanzialmente contro una nazione supportata dalla più grande alleanza militare, che ha accesso alle migliori informazioni del mondo, che ha a disposizione Starlink, che ha ricevuto carri armati Abrams, F16, Himar, Leopard, Javelin, sistemi di guerra elettronica, ATACMS e innumerevoli somme di denaro contante per pagare truppe e mercenari. E nonostante questo, la Russia regge e rischia di vincere.

I nazionalisti ucraini e la UE non vogliono la pace se non con la resa incondizionata della Russia e la caduta di Putin. Avanti ancora così.

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