Anche al parlamento israeliano Trump è intervenuto con il suo solito flusso di coscienza, divertendosi un mondo, inondato di applausi, risate e standing ovation. Lo spettacolo è stato essenzialmente un esercizio di reciproca adulazione tra Trump e Netanyahu, oltre che una celebrazione dell’eccellenza israeliana nei massacri di massa. Trump si è congratulato con Netanyahu per l’”ottimo lavoro”.
Trump si è vantato: “produciamo le migliori armi al mondo e abbiamo dato molto a Israele, [...] e voi le avete usate bene”. Immagina di aver ormai risolto “la catastrofe dei 3000 anni”. Buffone. L’annientamento dei palestinesi, che Trump non ha ovviamente menzionato, non avrà termine. Chi crede questo non conosce la storia dell’occupazione ebraica della Palestina, soprattutto finge di non conoscerne l’ideologia e gli scopi del sionismo.
La performance di Trump alla Knesset ha incluso numerosi discorsi promozionali a favore degli Accordi di Abramo, che ha sottolineato di preferire pronunciare “Avraham”, in ebraico. Sottolineando quanto gli accordi di normalizzazione siano stati vantaggiosi per le imprese, Trump ha dichiarato che i quattro firmatari esistenti hanno già “guadagnato un sacco di soldi come membri”.
Quando Trump ha deciso finalmente di concludere, le sue ultime parole sono state: “Amo Israele. Sono con voi fino in fondo”. Del resto, l’affetto degli Stati Uniti per uno Stato terrorista e genocida non dovrebbe sorprendere nessuno. Il resoconto unanime dei media occidentali rappresenta una finestra su una cultura mediatica che banalizza le sofferenze dei palestinesi e ne devia le responsabilità.
È giusto e ovvio mostrare i festeggiamenti per la liberazione degli ostaggi israeliani, però si tace sulla liberazione degli altri ostaggi, i palestinesi detenuti nelle carceri di Israele. Si dirà che quelli israeliani erano innocenti, mentre colpevoli quelli palestinesi. Su quale base si può giudicare colpevole chi lotta per la liberazione del proprio popolo e della sua terra?
In realtà gli ostaggi palestinesi liberati dagli israeliani non faranno ritorno alle loro case, non solo perché sono state rase al suolo dall’esercito israeliano usando esplosivi prodotti con materiale chimico fornito da società italiane con il placet del governo Meloni (ma poteva essere un governo qualsiasi), ma anche perché sono destinati all’esilio. Infatti, molti di quei prigionieri palestinesi rilasciati in base a un accordo di scambio saranno deportati in paesi terzi.
È una ennesima dimostrazione della violazione del diritto internazionale e dei doppi standard che circondano gli accordi di scambio. Erano detenuti nelle carceri israeliane assieme a circa 1.700 palestinesi rapiti dalla Striscia di Gaza durante i due anni di guerra israeliana, molti dei quali sono stati “fatti sparire forzatamente”, secondo le Nazioni Unite. Sono stati fatti passare tutti come dei terroristi.
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