venerdì 24 ottobre 2025

Inseguendo un cappello a cilindro

 

«A mio parere la politica verrà messa all’angolo dall’economia», annotava Thomas Mann il 18 dicembre 1919. Nella tracotanza con cui i vincitori impongono le condizioni della pace Mann vedeva i primi segnali di una nuova politica della “potenza” destinata a dominare il futuro. La potenza, scrive nel giugno 1919, «può definire sé stessa giustizia senza aver bisogno di prestare ascolto ad alcuna obiezione».

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Ieri, inseguendo Charles Haas (1832-1902), il modello principale di Charles Swann, che, come lui, era ebreo, donnaiolo, appassionato di pittura italiana e frequentatore dell’aristocrazia più esclusiva e del Jockey Club, m’imbatto in un dipinto di James Tissot (uno degli artisti ottocenteschi miei preferiti: ricordo una mostra romana del 2015), precisamente in quello che raffigura i dodici membri del Cercle de la rue Royale, altro club esclusivo parigino (*).

Ma quanti erano e sono sopravvissuti, anche attraverso fusioni/unioni tra di loro, i club esclusivi parigini, i santuari dell’élite, e non solo quelli parigini? Avvertenza, non affidatevi troppo per questo tipo di ricerca alla AI Overview perché assai imprecisa, come del resto per altre cose.

Per esempio, il Nuovo Circolo dell’Unione, discendente del Cercle de l’Union, ebbe tra i fondatori e i sottoscrittori un certo Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord. Il Nuovo Circolo nacque dalla fusione nel 1916 del Cercle Agricol e del Circolo della rue Royale. Quest’ultimo aveva avuto una sua storia particolare.

Creato nel 1852, questo club era originariamente un ritrovo di pochi amici scelti con cura, che avevano in comune il fatto di essere figli, fratelli o nipoti di membri del Jockey Club (è situato in rue Rabelais, di fronte all’ambasciata israeliana) la cui giovane età li costringeva ad aspettare prima di poterne aderire, il che gli valse il soprannome di Cercle des Moutards, dove “mostarda” era solo un’espressione allusiva.

Al civico 33 di rue du Faubourg Saint-Honoré, adiacente all’ambasciata inglese, ha sede sia il Nouveau Cercle de l’Union e sia il Cercle de l’Union Interalliée, in una dimora privata che fu messa a disposizione del circolo Interalliée dal barone de Rothschild. I due circoli sono tra loro indipendenti.

Né va dimenticato Le Siècle, altro club parigino, fondato nel 1944 dal giornalista Georges Bérard-Quélin, che di cose da raccontare ne avrebbe parecchie. Pare che la quota mensile per far parte di questa borghesia blasonata sia di 220 euro (pasti esclusi).

Nel mondo intero i club privati che contano davvero non sono più di una decina (con ciò non voglio dire che i Rotary e i Lions non abbiano una loro importanza, ma definirli elitari mi sembra eccessivo). Una pur sommaria ricognizione nominativa sui soci di questi club esclusivissimi, così come lo scandaglio dei relativi legami genealogici, illumina più cose di tanti corposi ed eruditi saggi di politica e di economia.

Naturalmente tutto ciò per persone che non vanno di fretta.

(*) Charles Haas è l’ultimo a destra nel dipinto, in piedi, con il gibus grigio, che, ci racconta Proust, era foderato di verde.


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