martedì 14 ottobre 2025

La vostra citazione preferita


Avrebbe dovuto far ululare tutti i sostenitori della privacy quanto sta accadendo con lo spionaggio telefonico, e invece solo qualche bisbiglio. Del resto la cosiddetta privacy è solo un’altra delle ridicole trovate in un mondo in cui siamo costantemente costretti a divulgare informazioni private a siti che non meritano la nostra fiducia.

Anche a proposito del disegno di legge europeo soprannominato Chat Control (sembra il nome di un preservativo), che consentirebbe la scansione di tutte le nostre conversazioni di messaggistica, non s’è alzata paglia. L’ultima notizia è che non verrà discusso immediatamente. Sarebbe un’occasione per ricordare a tutti che, in tutto il mondo e con falsi pretesti, il sistema democratico ha una sola ossessione: accedere alle nostre conversazioni private.

In questo 14 ottobre, incastonato tra una conferenza stampa sul movimento pro-democrazia georgiano e una visita degli eurodeputati a un ospedale di Berlino, si è svolto lo studio del “Regolamento sugli abusi sessuali sui minori”, più comunemente noto come “Controllo delle chat”. Di cosa si tratta? I nostri stipendiati di Bruxelles vogliono poter costringere tutte le piattaforme di discussione, dalle e-mail ai servizi di messaggistica più tradizionali come WhatsApp, a scansionare ogni nostro scambio alla ricerca di contenuti pedopornografici.

Questa è una ragione sufficiente per spiare le email di oltre 400 milioni di europei? Un testo che, con la scusa di rafforzare il controllo contro gli abusi sessuali sui minori online, ha il merito di ottenere due riconoscimenti: quello di inefficacia (chiedere in Vaticano) e quello di progetto più liberticida del momento.

La tecnica che verrebbe utilizzata è chiamata “scansione lato client”, e non sono da escludere “numerosi falsi positivi”. Consentirebbe alle polizie (ma non solo a loro) di conoscere tutto ciò che pubblichiamo su qualsiasi piattaforma, di leggere le nostre email non crittografate e la nostra cronologia di navigazione, e, basandosi esclusivamente su un “ragionevole sospetto” (qualunque cosa ciò significhi), metterci nei guai. Tanto più che non sappiamo quale bischero ci stia spiando.

Ciò ricorda anche quanto successo quest’estate in Inghilterra con l’Online Safety Act, la normativa britannica che impone agli utenti dei social media di fornire i propri dati personali, inclusa la carta d’identità, per accedere alle pubblicazioni. Mentre l’obiettivo in questo caso era quello di proteggere i minori dall’esposizione a una serie di contenuti loschi, è stato il resto della popolazione a pagarne il prezzo: rifiutandosi di fornire la propria identità, gli utenti non hanno più avuto accesso a un’ampia gamma di pubblicazioni, inclusi articoli su Gaza o l’Ucraina.

Per concludere, potete inserire qui sotto nei commenti la vostra citazione preferita di Orwell. 

2 commenti:

  1. be' almeno stavolta non hanno tirato in ballo la Russia e Putin.
    Pietro

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    1. In Canada hanno tirato in ballo la sicurezza nazionale. Evita per favore i suggerimenti 🤫

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