venerdì 10 ottobre 2025

Un prima e un dopo

 

C’è comprensibile euforia tra i palestinesi di Gaza, almeno tra quelli che ci vengono mostrati. Ma immagino vi sia anche ansia poiché di questi “accordi” non sappiamo nulla di preciso, salvo qualche dettaglio. Il resto deve ancora venire, se verrà. L’importante che la strage s’interrompa, che arrivino gli aiuti, che vi sia reale accesso all’acqua e alle cure.

C’è troppa euforia in Europa e negli USA, specie dalle parti di Washington. Il che mi fa pensare che qualcuno c’è o ci fa. Hamas non può sparire da un giorno all’altro, né possono sparire i palestinesi da Gaza (e dalla Cisgiordania). Chi poteva se n’è già andato e per chi resta il destino è segnato. Vivrà di sussidi, di elemosine, di servitù e umiliazioni. Non meno che di apartheid, di rancore e rabbia, di desiderio di vendetta. La borghesia araba ha rilevati responsabilità in ciò che è accaduto negli ultimi decenni.

Non diversamente dalla borghesia israeliana ed ebraica in genere, responsabile a vario titolo della bulimia del progetto sionista. Un progetto che ha avuto e continua ad avere l’appoggio un po’di tutti, senza rendersi conto del pericolo che esso rappresenta. I volenterosi carnefici di Netanyahu, con o senza divisa, hanno avuto dei complici. Il “lavoro sporco” fatto a Gaza non potrà essere dimenticato, non potrà essere cancellato dalla propaganda sionista, dal cinico tentativo di cancellare Gaza con la martellante riproposizione mediatica della persecuzione antiebraica nazi-fascista.

L’intero contesto storico e politico è stato negato. Hamas è un’organizzazione islamista e nazionalista a lungo favorita da Israele come contrappeso all’OLP, trasformata in uno strumento compiacente, che ha portato all’ascesa degli islamisti più radicali in Palestina. L’attacco di Hamas è stato descritto come un atto di terrorismo improvviso (non è stato un attacco a “sorpresa”) che ha colpito un Israele pacifico, anziché come una reazione ai 75 anni di brutale oppressione dei palestinesi e alla trasformazione di Gaza in una prigione a cielo aperto. C’è un prima e un dopo.

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