Quasi un silenzio di tomba avvolge la vittoria elettorale di Javier Gerardo Milei Luján alle le elezioni parlamentari di medio termine in Argentina. E invece quella che passa ancora per essere la sinistra dovrebbe interrogarsi su questo trionfo dell’estrema destra, anche se ad essere sconfitti sono stati i peronisti (in Argentina il voto è obbligatorio, ma solo il 63% ha votato, la percentuale più bassa dal 1983).
Solo in caso di successo elettorale sarebbero stati erogati i 40 miliardi di dollari promessi da Trump. È una palese interferenza nel processo elettorale di uno Stato sovrano, in realtà equivale a un ricatto. Che ha dato i suoi frutti. La maggioranza degli argentini che hanno votato domenica ha espresso il proprio sostegno a Milei, e ciò nonostante i tagli alla spesa sociale e il crollo dei consumi.
I rappresentanti di Milei, guidati dal Ministro dell’Economia Luis Caputo, hanno in cambio promesso di mantenere stabile la valuta nazionale. Il governo sta mantenendo bassa l’inflazione attraverso il peso argentino artificialmente sopravvalutato. Pare paradossale per una moneta che nell’ultimo anno ha perso la metà del suo valore. Questa è pressoché l’unica promessa elettorale mantenuta finora. Per raggiungere questo obiettivo, stanno immettendo ingenti quantità di dollari statunitensi nei mercati finanziari.
Secondo stime, il Dipartimento del Tesoro statunitense ha venduto oltre 2 miliardi di dollari sul mercato valutario argentino nelle ultime due settimane e mezzo. Dunque comprando pesos. Senza questo aiuto, Milei probabilmente non sarebbe arrivato indenne alle elezioni parlamentari. Come minimo, una drastica svalutazione del peso argentino e un conseguente aumento dell’inflazione sarebbero stati inevitabili.
Trump ha mantenuto in piedi il suo fedele alleato/suddito. L’importanza del Paese sudamericano non va sottovalutata. La sua posizione geografica (porta d’accesso all’Antartide) e la sua ricchezza di risorse naturali (litio, rame, minerali strategici, gas e petrolio, ecc.). Milei è l’utile idiota.
Per Washington e i circoli esclusivi che lo sostengono Milei rappresenta un progetto economico e sociale che promette rapidi profitti per pochi e vigorosi attacchi alla maggioranza della popolazione. Tra i progetti figurano una nuova legge sul lavoro volta a limitare i diritti sindacali e una riforma fiscale per alleggerire il carico sui ricchi.
Le politiche di Milei andranno a vantaggio anche degli speculatori sui mercati finanziari. Tra questi, la grande banca statunitense JP Morgan, il cui CEO ha incontrato Milei venerdì a Buenos Aires per negoziare ulteriori accordi. L’Argentina è diventata una miniera d’oro per gli speculatori, che guadagnano ingenti somme di denaro con i cosiddetti carry trade.
Con una crisi finanziaria senza precedenti alle porte (non è questione di sé, ma di quando), non vi saranno misure abbastanza drastiche per garantire che l’Argentina non dichiari fallimento.
Non riuscendo a drenare a sufficienza questa liquidità in eccesso, per timore di generare nuove crisi, le banche centrali possono solo osservare distorsioni sempre più evidenti, che in ultima analisi creano azzardo.
Sapendo che le autorità monetarie saranno riluttanti a innescare correzioni di mercato eccessivamente brutali, gli investitori stanno diventando più audaci e assumendo sempre più rischi. Soprattutto, sono convinti che da un momento all’altro, se la situazione dovesse precipitare, le banche centrali torneranno a svolgere il loro ruolo di deus ex machina, grazie a drastici tagli dei tassi di interesse o persino a programmi di acquisto di asset. Tuttavia è probabile che di fronte a un crollo massiccio dei mercati finanziari le banche centrali potranno fare ben poco per arginarlo.
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