Quando vi capita di stare in compagnia con persone vostre conoscenti, provate a chiedere loro a bruciapelo: “quante persone hanno massacrato in tutto i nazisti nei campi di concentramento, nei campi di sterminio e con altri metodi non convenzionali?”.
Ogni volta, invariabilmente, di primo acchito la risposta sarà: “Sei milioni”. Se poi specificate che la domanda era riferita a persone in generale e non soltanto ad ebrei, allora vedrete che i vostri interlocutori il più delle volte non sapranno rispondere o resteranno nel vago.
E accade la stessa cosa per quanto riguarda la filmografia che ha ad oggetto i campi di concentramento e di sterminio. Quasi sempre gli internati, le vittime, sono ebrei, o prevalentemente ebrei. Che in quei campi siano morti cinque milioni di polacchi, e che due milioni e mezzo fossero cattolici, lo spettatore non lo sospetta.
Auschwitz, per esempio, era stato istruito in origine per detenere prigionieri polacchi, e non ebrei, ma anche questo è un dettaglio che non merita di essere citato quando si parla di Shoah. Passi poi che un soggetto istruito ma poco acculturato come Barack Obama abbia potuto definirlo senza un’ombra di esitazione come un “campo di sterminio polacco”.
Che gli ebrei polacchi siano stati in grandissima parte cancellati dalla faccia della terra dalla ferocia germanica non dovrebbe far dimenticare che, quando si parla di proporzioni, il numero di rom (tzigani) assassinati in Polonia è molto vicino a quello delle vittime ebree. E però queste vittime raramente sono nominate e sempre en passant.
I crimini nazisti (e fascisti) sono stati trasformati in una tragedia esclusivamente ebraica. Ci si dovrebbe chiedere perché si è giunti a dare un carattere esclusivo alla morte ebraica, dimenticando in un silenzio assordante la morte degli altri. Tzigani, comunisti e socialisti, testimoni di Geova, resistenti e avversari politici, soldati e funzionari sovietici, omosessuali e altre vittime ancora sono state quasi tutte espunte dal fenomeno.
Un esempio è il Giorno della Memoria, che risponde a un modello memoriale egemone (basta leggere cosa dice Wikipedia). Quanto ha influito dal dopoguerra a oggi questo modello egemone sulla ridefinizione dell’entità ebraica contemporanea?
L’obiettivo dalla politica sionista dello Stato di Israele è stato quello di «accumulare un capitale di prestigio esibendo un passato doloroso nel modo più drammatico possibile. Tutte le altre vittime del nazismo sono state relegate ai margini, il genocidio si è trasformato in un’esclusiva ebraica».
Queste parole, che faccio mie, appartengono a un professore israeliano dell’università di Tel Aviv, il più grande ateneo pubblico d’Israele. Antisemita pure lui?
È possibile sapere il nome di questo egregio professore?
RispondiEliminaCari saluti!
È possibile una volta tanto che lei usi un nickname ? Shlomo sand
EliminaA. S
Eliminahttps://alessandroferrettiblog.wordpress.com/2024/03/15/come-la-lotta-allantisemitismo-e-diventata-lo-scudo-dietro-al-quale-si-perpetra-un-genocidio-di-jonathan-cook/
RispondiEliminahttps://www.lantidiplomatico.it/dettnews-patrick_lawrence__universit_un_attacco_allintelligenza/39602_54597/
RispondiEliminaFinalmente la verità! Grazie
RispondiEliminaN.M.