lunedì 27 maggio 2024

Nuovi orizzonti: “conciliare la democrazia con la guerra”

 

Sergio Fabbrini, editorialista del Sole 24 ore, ieri si doleva di questo: «L’élite europea, invece, continua a non prepararsi per affrontare la guerra, tanto meno una guerra permanente, prigioniera com’è di una visione irenica della storia».

Non solo per quanto riguarda le élite: «Qui, non solo il concetto di guerra permanente è impensabile, ma lo è anche quello di guerra. L’Europa è un’Atene che teme di diventare Sparta».

Mentre invece «gli esponenti del governo [ucraino] ha[no] creato un nuovo sistema di reclutamento militare [...], hanno bisogno di soldati, almeno 150.000 nuove reclute ogni anno, per sostituire quelli da troppo tempo in servizio».

Attenzione, “da troppo tempo in servizio” sta a significare: morti, feriti e disertori. Dunque, hanno bisogno di sempre nuova carne umana di ricambio, da mandare al macello di una guerra resa inevitabile dalla Nato e dai neonazisti ucraini.

Fabbrini ci informa che in Ucraina «Con la nuova legge, il servizio militare è obbligatorio a partire dai 18 anni, ma sono esclusi coloro che (entro l’età di 27 anni) studiano all’università o si specializzano a un dottorato».

Dunque non tutti i giovani ucraini dai 18 ai 27 anni dovranno partire per il fronte, ma solo quelli che non studiano all’università e dopo non si specializzino in qualcosa. In buona sostanza, dal richiamo alle armi sono fatti esenti i figli della borghesia ucraina.

Quanto agli altri, «L’età media, oggi, di un soldato ucraino è di 40 anni e si può essere mobilitati in guerra fino all’età di 60 anni». Questa è la “guerra permanente” alla quale si riferisce Fabbrini, alla partecipazione della quale sono tenuti, fino ai 60 anni, a prendervi parte gli ucraini che non frequentino l’università e altri imboscamenti. Tra parentesi, in Italia l’età massima per essere richiamati in caso di guerra è 45 anni. Possiamo immaginare che anche da noi, al momento opportuno, quella età di 45 anni sarà ritenuta scandalosamente troppo precoce per andare in quiescenza in caso di richiamo.

A Fabbrini un dubbio viene: la «militarizzazione [della società] richiede pratiche di controllo verticale e di segretezza poco o punto congeniali con le esigenze della democrazia». Tuttavia, «le opinioni pubbliche nazionali», le quali «manifestano una stanchezza crescente verso la guerra», dovranno rendersi conto che è «necessario conciliare la democrazia con la guerra».

Ci rendiamo conto o no? Mi chiedo come sia stato possibile, in un tempo apparentemente così breve, arrivare a scrivere e sostenere simili oscenità riguardo alla guerra, anzi alla “guerra permanente”, accarezzata come necessità ineluttabile, in ragione del fatto che «Atene era dalla parte giusta della storia, ma non è bastato a salvarla».

Nemmeno Sparta fu salva dalla lega achea, tantomeno dai macedoni e poi dai romani. Ma chi ci salverà da gente come Fabbrini?


13 commenti:

  1. Uno dei primi compiti dei neo proletariati organizzati, sarà... Appendere per le paxxe gente come Fabbrini.
    Non vedo altre soluzioni!

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    1. Al momento vedo tanta gente affaccendata corpo e mente in tutt'altro. Lo scroto di Fabbrini non corre alcun pericolo.

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    2. Tempo al tempo caro amico!

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  2. Sono andato a leggere l'articolo, ma devo darti atto di averne raccontato benissimo il senso e i passi salienti. Quello che sembra sfuggire a Fabbrini e a tanti è che non è la nostra guerra. Scegliere questo conflitto regionale, avendo prima lasciato passare nell'indifferenza decine di guerre solo perché non interessavano agli Stati Uniti, è atto di profondo cinismo, e anche, visto che la faccenda interessa tanto a Fabbrini, profondamente antidemocratico, perché, come lui stesso ammette, la maggioranza è contro la guerra. Mentre non è dimostrato che gli ateniesi fossero in massa contrari.

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    1. 👍 se siamo arrivati a questo punto c'è da aspettarsi il peggio. Purtroppo nella indifferenza quasi generale.
      Non è azzardata l'ipotesi che creeranno ad arte la situazione per un coinvolgimento diretto, quindi con la partecipazione dapprima di "volontari " e poi via via gli altri (selettivamente come dimostra l'Ucraina). C'è una voglia di guerra che ricorda altre epoche.

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    2. gentile Olympe
      mi sono fatto questa idea che, seppur tragica , mi rassicura un pò e che le sottopongo.
      Qui in occidente i produttori di armi gongolano alla prospettiva di una guerra lunga e dispendiosa che li faccia guadagnare, e buona lì.
      Ma anche in Russia ci sono i produttori di armi ed anche loro staranno facendo affari allo stesso modo.
      Potremmo persino pensare che da entrambe le parti non ci sia la volontà di far precipitare le cose in modo catastrofico a breve. In questa ottica anche l'utilizzo delle nucleari tattiche, che ben sappiamo essere poco meno delle loro sorelle maggiori, potrebbe essere volutamente accantonato.
      La mia prospettiva di vita non è di decenni, sono anzianotto, a sparare non c'andò e magari il Day After me lo sfango. L' economia di guerra non è una passeggiata, lo so, ma il fungo atomico nel parchetto davanti casa mi spaventa di più.
      Poi si sa che la miccia, una volta accesa, per quanto lunga sia, prima o poi alla bomba ci arriva.
      Spero tanto in una miccia lunga.

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    3. Caro Beppe, la miccia è roba di altri tempi, la cosa può sfuggire di mano in men che non si dice e arrivare a un conflitto esteso le cui conseguenze nessuno può prevedere. Non drammatizzare ma non sottovalutare.

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    4. Erasmo, il problema è che questa guerra _è PROPRIO la NOSTRA_ coltivata con cura da molti anni, pianificata e preparata con determinazione, come hanno candidamente ammesso anche i protagonisti del tempo.

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  3. Agghiacciante, ma ormai non ci si stupisce più. Il processo di riscaldamento della rana procede come da programma.

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  4. Pensa Olympe quanta strada s'è fatta in questi anni.
    All'indietro come i gamberi, però.
    Siamo partiti a dire quant'era malvagio lo stato borghese e quant'era ignavo il fronte della sinistra.
    Poi abbiamo criticato la BCE e l'uso politico dell'euro.
    Poi è arrivato Speranza ed il green pass.
    In fondo tutta roba che stava dentro lo zainetto di una mente minimamente aperta e consapevole delle cose.
    Adesso la prospettiva è finire polverizzati in un amen.
    Questa roba nello zainetto non ci stà.

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  5. Dai Fabbrini ci salvano I Fanciullacci, e purtroppo io sono obiettore e non ho il porto d'armi.
    Pietro

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