lunedì 13 maggio 2024

Al gusto di Fabbrini

 

Centodieci anni dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale e 85 anni dopo quello della Seconda guerra mondiale, stiamo assistendo all’espansione di una terza guerra mondiale che è già iniziata e minaccia di degenerare in un conflitto diretto tra potenze e dunque in un potenziale conflitto nucleare.

Dalla storia non vogliamo imparare nulla. Quando Napoleone mise piede a Mosca, i russi incendiarono la città. È necessario leggere la cronaca dei testimoni di quell’episodio per comprendere la determinazione dei russi e il grave rischio che corsero le truppe napoleoniche e il dittatore stesso, che si salvò per caso e mezzo bruciacchiato.

Centoventinove anni dopo, l’assedio germanico a Leningrado durò 2 anni e 5 mesi, dall’8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944. La città non cedette. Si arrivò a nutrirsi del grasso lubrificante. Le vittime civili furono più di 600.000, l’Armata Rossa perse 1.017.881 uomini morti, catturati o dispersi e 2.418.185 feriti o ammalati.

Quanto accadde a Stalingrado è abbastanza noto. Complessivamente le perdite tedesche in Russia si stimano in non meno di 6,5 milioni. Senza il tritacarne russo qualunque ipotesi di successo degli alleati in Europa è da escludere. Gli Stati Uniti, nel 1945, si sarebbero risolti all’impiego delle armi nucleari, così come accadde effettivamente per il Giappone.

In generale, le vittorie sul campo con armi convenzionali appartengono a un’altra epoca, che ha avuto termine per l’appunto nel 1945.

Dalla fine della scorsa settimana, unità dell’esercito russo hanno attaccato da nord verso sud in Ucraina, conquistando le aree a nord di Kharkov, la seconda città più grande dell’Ucraina (fu la prima capitale dell’Ucraina sovietica). La città e la sua oblast’ fanno parte della zona geografica del paese a maggioranza russofona. Secondo una statistica ufficiale ucraina, nel 2001 circa il 66% dei residenti urbani parlava esclusivamente il russo.

È ormai evidente che si tratta di un’offensiva significativa, che minaccia di smantellare l’intera linea del fronte dell’esercito ucraino e di provocare un disastro per il regime fantoccio a Kiev, dove si susseguono, secondo fonti interne, i tentativi di eliminare Zelenskyj.

L’esercito ucraino sta attualmente dirottando forze da altre parti del fronte per rinforzare le unità che difendono i caposaldi settentrionali di Kharkov. Zelenskyj invita i suoi padrini americani ed europei ad inviare altre armi, ma in realtà è a corto di truppe. Se cade Karkov si apre la strada per Poltava e dunque per il bacino del Dnepr, a mio avviso il vero obiettivo strategico russo. Tuttavia, l’attacco a nord di Kharkov potrebbe avere lo scopo di difendere la vicina città russa di Belgorod dai lanci ucraini, mentre il vero massiccio attacco russo potrebbe venire da est (Chasiv Yar e Krasnohorivka) e da sud verso il Dnepr.

Staremo a vedere. Ciò che già oggi è un fatto, riguarda la situazione delle forze ucraine, che da sole non possono più reggere lo sforzo bellico, quali che siano i rifornimenti in armi ed equipaggiamenti, quali che siano i colpi ad effetto. Per intavolare serie trattative con i russi è necessario porre Zelenskyj fuori scena, ormai un personaggio ingombrante anche per la Nato. Se però a prevalere sarà l’ala dei falchi (non solo sul tipo di Macron, ma sul tipo di chi comanda davvero negli Usa), è inevitabile un’escalation con l’invio di truppe in Ucraina. Sarà necessario innescare un nuovo caso “Tonchino”, ma su questo fronte la propaganda occidentale può contare su un fronte unitario dei grandi media. In tal caso si aprirebbe uno scenario del tutto nuovo.

P.S.: il solito Sergio Fabbrini, sul 24ore di ieri, scrive, a riguardo dei leader che rimangono “consistenti nel pericolo”, un elogio a: «Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, la cui decisione di schierarsi con gli ucraini rilanciando il ruolo della Nato ha consentito di preservare il confine politico tra l’Europa e la Russia di Putin». Ciò significa non solo fingere di non aver capito un cazzo della reale strategia americana, ma anche ficcare la lingua nel buco del culo di Biden e dire che sa di vaniglia.

10 commenti:

  1. Gentile Olympe, non so se conosce e legge Francesco dall'Aglio su Facebook o su Telegram. Scrive molto riguardo il conflitto e mi sembra ben aggiornato.
    Un caro saluto

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    1. No, non conosco e non frequento Facebook, Telegram e nemmeno l'aglio. Ad ogni modo grazie della segnalazione e ricambio cordialmente il saluto.

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    2. Scelte condivisibili! In tal caso, se è curiosa, le lascio un link ai post del blog Ottolina dove interviene l'Allium sativum. https://ottolinatv.it/?s=aglio

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  2. Ciò significa non solo fingere di non aver capito un cazzo della reale strategia americana, ma anche ficcare la lingua nel buco del culo di Biden e dire che sa di vaniglia.

    Le tue metafore mi fanno impazzire! 😉

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  3. https://tinyurl.com/2r4d97av

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  4. Come opinione personale e probabilmente errata: ho l'impressione che i russi combattano da due anni con una mano legata dietro la schiena e che non vogliano una vittoria schiacciante, ma soltanto obiettivi specifici e limitati per contenere i casini del dopo conflitto. Da occidentale, sono desolato dal livello di cretineria e falsità dei racconti, specialmente sulle intenzioni di un regime che non è al culmine delle mie simpatie, ma che esiste e con il quale occorre comunque convivere senza risse da osteria. L'alleanza dei Neocon con i cesaristi guerrafondai democratici, sta distruggendo l'impero (senza contare quei poveri diavoli di ucraini) e gli europei occidentali partecipano attivamente a questa impresa demenziale come un branco di ubriachi sguaiati. Troppo poche le voci di saggezza come la sua. Che fine di m.... (per non sottrarmi alla coprolalia).
    Cordialità, Morvan.

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