domenica 16 aprile 2023

Documenti dal "sen fuggiti"


I leaks del Pentagono: nuovi colpi di scena in una trama familiare, titola il NYT.

Nei documenti dell’intelligence americana fatti trapelare, la difficile situazione dell’Ucraina appare disastrosa, tanto che alcuni in Ucraina hanno persino accolto con favore le “rivelazioni” come una conferma di ciò che vanno dicendo da mesi: le sue forze hanno un disperato bisogno di più armi e munizioni (p.es. i missili per le sua difesa aeree, quelli dell’era sovietica, dovrebbero esaurirsi entro maggio).

La posizione degli ucraini nella città chiave di Bakhmut è “catastrofica”. I suoi militari hanno subito perdite per oltre 120.000 morti e feriti, meno del bilancio stimato della Russia, ma enormi per un paese con un quarto della popolazione russa.

Eppure, scrive il NYT, “a Kiev, la capitale dell’Ucraina, la scorsa settimana, c’è stato poco allarme palpabile per le decine di pagine di documenti classificati che sono emerse in una delle più straordinarie rivelazioni di segreti americani dell’ultimo decennio. In effetti, alcuni hanno accolto con favore la fuga di notizie, sperando che enfatizzerebbe ciò che il presidente Volodymyr Zelensky ha affermato per mesi: che l’Ucraina ha urgente bisogno di più munizioni e armi per cacciare le forze russe”.

Più chiaro di cosi? Quei documenti, considerati “classificati”, contengono cose risapute e altre cose che si vuole far sapere. Nella gerarchia della “classificazione” della segretezza, quei documenti sono acqua fresca. I veri “segreti” sono trasmessi in “cifra”, decodificati da appositi centri del tutto impermeabili con l’esterno, e il cartaceo viene trasmesso alle autorità politiche e militari in appositi “contenitori” e con misure di sicurezza a tutta prova di “fuga”. Quei documenti sono poi custoditi in una apposita struttura vigilata. I documenti classificati che vengono trovati poi nel garage di Biden o nel cesso di Trump, oppure nelle mail della Clinton, sono report e comunicazioni spesso generici e di valore molto relativo.

Scrive il NYT: “Da molti punti di vista, questa fuga di notizie è davvero utile e positiva per l’Ucraina”, ha affermato Oleksiy Honcharenko, membro del Parlamento del partito di “opposizione” Solidarietà europea. Il parlamentare richiama i governi occidentali ad affrettarsi, a fornire più di quello che ha definito un sostegno “incrementale”.

Il governo italiano, in gran segreto, lo sta facendo, tanto è vero che anche questa settimana in Veneto, prevalentemente su linee ferroviarie secondarie, sono transitati treni con carichi di semoventi di artiglieria destinati all’Ucraina (possiedo i filmati del transito presso la stazione di Cittadella).

Traggo ancora dal NYT: “Gli aggiornamenti dell’intelligence del Pentagono e le diapositive informative che sono apparse alla vista del pubblico questo mese – dopo essere state pubblicate su un server di chat di gioco da un 21enne dell’Air National Guardsman– hanno offerto nuovi dettagli sullo stato della guerra. Ma non ne hanno sostanzialmente alterato il quadro generale, secondo analisti e responsabili politici occidentali”.

Precisano gli autori dell’articolo: “Dicono che il nuovo materiale aderisce in gran parte a ciò che già sapevano della guerra e non stravolgerà il modo in cui la stanno gestendo”.

E difatti: “Questo non cambia la nostra posizione”, ha detto Nils Schmid, portavoce della politica estera nel parlamento tedesco per i socialdemocratici. “Comprendiamo che ora è il momento di fornire armamenti all’Ucraina”.

Il NYT ci rivela il livello di allarme procurato nella leadership russa da quei documenti: “Una delle maggiori preoccupazioni dell’Occidente riguardo alle fughe di notizie è stata che la Russia si sarebbe affrettata a trovare e sigillare le fonti dell’intelligence americana. Ma nella settimana da quando i documenti classificati sono stati ampiamente pubblicati su Telegram e Twitter, quella paura deve ancora concretizzarsi. Due alti funzionari statunitensi hanno dichiarato: non vi è alcuna indicazione che il Cremlino abbia adottato misure per impedire agli Stati Uniti di penetrare nella sicurezza e nell’intelligence della Russia. Né vi è ancora alcun segno che i comandanti russi abbiano cambiato le loro operazioni sul campo in Ucraina in risposta alle rivelazioni, hanno detto i due funzionari statunitensi”.

Prosegue il NYT: “Oltre a ciò, i funzionari ucraini, pur esprimendo il loro disappunto per le fughe di notizie, hanno detto ai funzionari americani che le rivelazioni non avranno un serio impatto sulla loro offensiva pianificata perché la Russia conosceva già i parametri generali delle vulnerabilità ucraine (come la sua carenza di armi e munizioni). E i documenti non rivelavano esattamente quando, dove e come gli ucraini avrebbero condotto la loro controffensiva, ha detto un alto funzionario statunitense”.

Quindi: “Mentre i documenti mostrano che le agenzie di spionaggio americane hanno intercettato le comunicazioni militari russe, a volte fino ai dettagli degli attacchi russi pianificati, offrono poche indicazioni che gli Stati Uniti siano stati in grado di intercettare le conversazioni della leadership russa”.

Figuriamoci se quei documenti, provenienti dai più diversi apparati dell’intelligence statunitense, divulgati dall’inconsapevole giovanotto della Air National Guardsman (poco più della nostra Protezione civile), potevano mostrare che gli Stati Uniti erano in grado di intercettare le conversazioni della leadership russa. In tal caso si sarebbe trattato di una reale “fuga” di notizie, quindi non favorita dall’intelligence stessa, come tutto porta a supporre, dunque non di documenti selezionati e ben dosati, un mix di segreti di Pulcinella e vera e propria propaganda per il sostegno all’Ucraina.

Ancora un indizio in tal senso? Si legge nell’articolo: “[...] le informazioni sul presidente Vladimir V. Putin e sulla sua cerchia ristretta appaiono principalmente per sentito dire. Una voce che descrive un sensazionale complotto di alti funzionari russi per sabotare l’invasione è attribuita a un parlamentare ucraino che ha ricevuto informazioni da una fonte russa non identificata con accesso ai funzionari del Cremlino”. Sarebbero dunque questi i “segreti” messi in rete? Bastavano i ritagli dei reportage di Repubblica.

Conclude il NYT: “[...] ciò offre un promemoria del fatto che è molto più probabile che la guerra finisca con una sorta di accordo negoziato piuttosto che con una vittoria militare decisiva per entrambe le parti”.

Tutto nasce da errori, sopravvalutazioni e sottovalutazioni, iniziali. La buona strategia fa buona tattica, ma da parte dei contendenti non c’è stata né l’una né l’altra. La buona strategia riduce e limita le conseguenze della cattiva tattica, dato che la strategia è pensiero e la tattica azione, e gli errori di esecuzione sono sempre meno gravi di quelle di concezione. A Mosca stanno sicuramente riflettendo su questo da un anno; ma anche a Washington, ottenuto lo scopo principale, si sta riflettendo su come uscirne. 

1 commento:

  1. DA SOTTOSCRIVERE DALLA PRIMA ALL'ULTIMA PAROLA

    https://youtu.be/YYJlzDqNMk0

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