mercoledì 12 aprile 2023

Che ci faceva Mussolini in via Rasella?

 

A pochi è noto (quasi a nessuno) che Mussolini, prima di andare ad abitare a villa Torlonia, ebbe residenza in via Rasella. La mia fonte è quella di un diplomatico veneziano che in quegli anni prestava servizio a Palazzo Chigi, nuova sede del Ministero degli affari esteri, dopo che fu trasferito dalla precedente sede del palazzo della Consulta.

Quel diplomatico ebbe, alla fine degli anni Venti e quale capo della legazione italiana a Pechino, alle proprie dipendenze Galeazzo Ciano, futuro genero del dittatore. Da altra fonte degna di fede, apprendo che il Ciano, divenuto padrone dell’Italia assieme al suocero e a Guido Buffarini Guidi, sottosegretario al ministero dell’Interno, aveva chiesto al ministro di polizia, Arturo Bocchini, di fornirgli un veleno di sicura efficacia e che non lasciasse tracce per assassinare il suocero, “volendo egli assolutamente liberare l’Italia dal tiranno”.

Nel raccontare la richiesta ricevuta ad un ristrettissimo gruppo di suoi collaboratori, Bocchini ebbe parole roventi verso Ciano e affermò, congestionato in volto, che mai e poi mai si sarebbe prestato alla consumazione di un delitto. Raccontò anche che Ciano gli aveva suggerito di rivolgersi a Himmler, senza, naturalmente, lasciar comprendere la destinazione del veleno. Questo episodio avvenne ben prima dell’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania.

Himmler, in occasione delle visite scambiatisi con Bocchini, gli aveva parlato dell’esistenza di un veleno che egli possedeva, di sicuro effetto ed assolutamente irreperibile in esami chimico necroscopici ed è quindi probabile che il Bocchini stesso, divenuto confidente di Ciano, ne avesse parlato con lo stesso genero di Mussolini.

La cosa non ebbe seguito, ma è significativa nella sua sostanza per illuminare i rapporti tra Mussolini e suo genero, il quale era un gran chiacchierone, tanto da divulgare notizie riservate nelle sue quotidiane frequentazioni presso il golf dell’Acquasanta. L’Ss-Obersturmbannführer, poi Standartenführer onorario, Eugen Dollman, “annotava pazientemente e scrupolosamente e riferiva Berlino”. Anche gli sfoghi e le invettive della signora Rachele contro Ciano. Un bel quadretto familiare.

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