lunedì 17 aprile 2023

L'assicuratore


Si parla d’altro, come solito. Non delle cose che ci riguardano davvero. Perciò non stupiamoci se questa nostra società diventa sempre più simile a fanghiglia.

Una domanda che dovremmo porci ma che in realtà è distante dalle preoccupazioni di chiunque è: l'Europa ha i mezzi e soprattutto la volontà per combattere il protezionismo americano che sta prendendo piede?

Joe Biden ha promosso un piano per sostenere la sua industria, un intervento di sostegno di dimensioni inedite dalla seconda guerra mondiale, sotto la maschera degli investimenti climatici è stato chiamato Inflation Reduction Act (IRA). È un colossale programma di sussidi all’industria del valore di centinaia di miliardi di dollari.

La cosa è così enorme che è impossibile quantificarne l’importo esatto. Lo sapremo solo dopo. La tecnica di Joe è semplice. Dal lato delle imprese, aiuti per l’installazione di fabbriche sul suolo americano, anche ovviamente d’investitori stranieri, oltre alla garanzia di bassi prezzi dell’energia, in particolare grazie al gas naturale e allo shale oil, tutta roba col pollice verde, come il carbone tedesco. Per quanto riguarda il consumatore, bonus a go- go, a patto di acquistare un mostro elettrico su ruote made in USA.

Dare soldi pubblici ai propri abitanti a condizione che li spendano per acquistare prodotti locali ha un nome: protezionismo. L’effetto atteso è esattamente lo stesso che se Joe avesse aumentato i dazi doganali sulle auto e altre merci europee o di altri produttori esteri.

Il protezionismo Usa persegue dapprima un obiettivo politico interno: è una risposta alla deindustrializzazione che ha portato alla rivolta dei bianchi impoveriti e all’ascesa del populismo. In breve, Joe sta usando il libretto degli assegni federali per cercare di riconquistare gli elettori che sono andati da Trump perché le loro fabbriche erano andate in Cina.

Frega un cazzo a Joe se danneggia i suoi alleati, se deindustrializza l’Europa. Noi coloni dobbiamo solo mandare armi e munizioni agli ucraini per ammazzare i russi che ricambiano con lo stesso servizio più la maggiorazione. Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza di Joe Biden, lo ha teorizzato dicendo che Washington sta praticando una politica estera per la classe media.

Anche in Europa la deindustrializzazione è la prima causa del crollo della classe media, e quindi dell’ascesa dell’estrema destra. In Finlandia i due partiti che hanno vinto le elezioni politiche sono di destra e di estrema destra. In Polonia e in Ungheria sappiamo che cosa succede, per non dire dell’Ucraina e dei Paesi baltici. In Italia sgoverna l’estrema destra. In Francia il prossimo presidente sarà di estrema destra. Anche in Germania si adegueranno.

Di fronte al protezionismo degli Stati Uniti, qual è la soluzione europea? Come disse Angela Merkel, un cancelliere tedesco non prende decisioni che vanno contro gli interessi dell’industria automobilistica, e l’industria tedesca è molto presente sul mercato americano. L’Italia, che dipende dall’industria automobilistica tedesca, si adegua. È il premio assicurativo da pagare per beneficiare della protezione americana. Non vogliamo avere problemi con il nostro assicuratore! 

6 commenti:

  1. L'impero americano si tiene in piedi con un deficit commerciale verso i vassalli almeno dal secondo dopoguerra, mi pare (analogamente si comporta la RPC con Taiwan per cercare di legarla a sé).
    Considerando che il dollaro sta perdendo il suo ruolo di valuta universale ("buona come l'oro" in passato) e che sembra che qualcosa di grosso si sta formando tra i Paesi non-occidentali, si direbbe che l'oligarchia statunitense sta cercando di salvare il sistema interno del suo Paese perdendo l'impero. Sarebbe questa una buona notizia se non fosse che oltreoceano sono soliti risolvere le crisi con altre guerre fuori porta e che i Paesi europei mancano di classi politiche che creino un vero polo continenteale che promuova i propri interessi, la pace e la prosperità.
    (Peppe)

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    1. mi chiedo: diamo il caso del declino imperiale degli Usa, da chi saranno sostituiti posto lo stato pietoso e divisivo in cui versa l'Europa?

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    2. A mio parere, il quadro europeo è definito: vi è già un nucleo continentale, il Trimarium che lega nei fatti più che negli accordi Polonia, Romania, Croazia, Cechia e Slovacchia al quale si aggiungerà l'Ucraina ipernazionalista che avanzerà dopo la guerra ed i russofobi baltico-scandinavi. A questo polo ultra-atlantista (la "Nuova Europa" di cui parlava Rumsfeld nel 2003) potrà andare contrapponendosi la parte occidentale del continente qualora le classi dirigenti franco-tedesche trovino più fruttuoso allentare i legami con gli Usa, sempre più matrigna astiosa; i segni sono visibili nelle parole di Macron dal 2019 ad oggi e quando gli industriali tedeschi vorranno riprendere la guida dell'Europa occidentale troveranno il cancelliere giusto. Sarà la fine dell'UE, certamente, ma potrebbe vedere la nascita di una unione più ristretta (siamo sopravvissuti alla Brexit, no?), forte e integrata, aperta al Mediterraneo (e per me meridionale sarebbe un sogno, significherebbe la vera rinascita del Sud) ed all'Oriente vicino e remoto (ma per riallacciare i rapporti con la Russia sarebbe indispensabile un vero rappacificamento tra Grecia e Turchia per aggirare il baluardo continentale).
      È un discorso fantapolitico il mio, lo so, con molti limiti (gli Usa non stanno mai a guardare ed è facile aizzare asti remoti e sobillare quinte colonne), ma la Storia è interessante perché è fatta solo di imprevisti, altrimenti sarebbe una scienza, sarebbe qualcosa di banalmente meccanico.
      (Peppe)

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  2. Credo che la guerra per procura in Ucraina sia stata pianificata anche per questo, ossia dividere le deboli colonie europee dalla Russia negli scambi economici e commerciali a tutto vantaggio degli USA ovviamente.
    E mi sembra che questo primo risultato sia stato ampiamente raggiunto.

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  3. https://www.pv-magazine.com/2023/04/18/us-inflation-reduction-act-triggers-plans-for-46-new-factories-says-industry-association/

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  4. Per l’FMI le prospettive di crescita globale a cinque anni sono le più deboli dal 1990. Entro il 2028 la Cina raddoppierà la sua quota di PIL globale rispetto agli USA, che verranno superati anche dall’India. In crescita le nazioni asiatiche, Europa e G7 in declino.
    Fonte: Bloomberg

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