domenica 9 aprile 2023

Divoratori di colombe

 

Oggi è la giornata delle colombe, farcite o con ramoscelli d’ulivo nel becco, simboleggianti la pace. Perciò è la giornata più adatta per parlare di armi e del loro commercio.

I maggiori venditori mondiali di armi sono notoriamente gli Stati Uniti e la Russia (*). Abbastanza noto è il nome del terzo venditore: la Francia. Meno noto è il nome del quarto venditore di strumenti di morte: la Germania (il quarto podio se lo gioca con la Cina), che nel 2017-21 ha consegnato armi a 53 Stati (Corea del Sud ed Egitto i maggiori acquirenti).

È necessario sapere che, poiché la stragrande maggioranza dei carri armati (al pari di un’automobile) o delle munizioni (al pari di una frittura mista di pesce) contiene componenti prodotte all’estero, i paesi importatori di tali componenti non fanno ciò che vogliono in termini di vendita di armi.

Sennonché, nel 1972, fu firmato un accordo tra i ministri della Difesa francese e tedesco, Michel Debré e Helmut Schmidt, che prevedeva che nessuno dei due governi potesse vietare all’altro di esportare materiale d’armamento derivante da produzioni congiunte. Ognuno di loro vende quello che vuole a chi vuole!

Con il pretesto di una condotta “etica”, la svolta è stata la guerra in Yemen, con la Germania che ha vietato unilateralmente l’esportazione di armi con suoi componenti, cosa che ha penalizzato anzitutto il suo più temibile concorrente, la Francia, che sta aiutando l’Arabia Saudita a sterminare i ribelli yemeniti.

Il piccolo problema è che anche i tedeschi hanno fabbriche di munizioni in Arabia Saudita. Inoltre, la Germania arma la Turchia per aiutarla a massacrare i curdi in Siria. Berlino è persino riuscita a vendere contemporaneamente gli stessi carri armati ed elicotteri da combattimento a Turchia e Grecia, paesi alleati nella NATO, ma storici nemici.

Altro paradosso è dato dal fatto che il governo tedesco vuole approvare un nuovo regolamento europeo che darebbe a ogni stato membro dell’UE il diritto d’ispezionare le esportazioni degli altri. Questo nuovo regolamento ostacolerebbe l’industria francese, ma anche quella italiana. I mercanti di armi, infatti, vendono la loro spazzatura principalmente negli Stati del Golfo, in Medio Oriente e in Asia (**).

Facile per gli industriali tedeschi, che già faticano a onorare gli ordini interni, in forte aumento (Olaf Scholz ha messo sul tavolo 100 miliardi di euro e altri ne metterà), e che quando esportano armi e componenti lo fanno alla grande verso i “pacifici” paesi membri della UE-NATO.

Insomma, in questo genere di commercio, nessuno ha il diritto di dare lezioni a nessuno, così come in tema di guerre di “aggressione”. I rapporti internazionali si basano su queste guerre commerciali, di trincea, dove nessuno vuole cedere un palmo di terreno.

(*) Nel periodo 2018-22, la quota degli Stati Uniti nelle esportazioni mondiali di armi è passata dal 33 al 40%, mentre quella della Russia è scesa dal 22% al 16% (-31%), secondo i nuovi dati sui trasferimenti internazionali di armi pubblicato il 13 marzo 2023 dalla Stockholm International Peace Istituto di Ricerca (SIPRI). I membri europei della NATO hanno aumentato le loro importazioni di armi del 65%, a tutto vantaggio di Stati Uniti e Corea del Sud.

Tra i maggiori esportatori di armi al mondo, dopo Stati Uniti, Russia e Francia, cinque Paesi hanno visto diminuire le proprie esportazioni di armi: Cina (-23%), Germania (-35%), Regno Unito (-35%), Spagna (-4,4%) e Israele (-15%), mentre altri due hanno registrato forti incrementi: Italia (+45%) e Corea del Sud (+74%: carro armato K-2PL Black Panher, obici K- 9 Thunder, lanciarazzi K239 Chunboo e aerei FA-50).

Le esportazioni di armi italiane nel 2017-21 sono state superiori del 16% rispetto al 2012- 2016 e del 33% in più rispetto al 2007-2011. Le esportazioni di armi italiane ammontavano a 3,1 per cento del totale globale nel 2017-21. Il 63% delle armi italiane sono andate in Medio Oriente. Queste percentuali di valore per singolo paese esportatore non tengono conto delle tipologie di armi vendute. Per esempio, il 23% del totale delle esportazioni italiane di armi nel 2017-21 è rappresentato dalla vendita di navi (fregate), un’altra buona percentuale è di pistole.

(**) Va ricordato che è in vigore dal 2014 il Trattato internazionale sul commercio di armi (ATT). Stabilisce il divieto ai trasferimenti da Stato a Stato di armi, munizioni e materiali correlati, quando è noto che saranno utilizzati per commettere o facilitare genocidio, crimini contro l’umanità o crimini di guerra. Anche questo trattato è scritto sulla sabbia.

6 commenti:

  1. Volevo augurarle Buona Pasqua, ma dopo aver letto il post sarei un ipocrita a farlo.
    Cari saluti dal Signor X

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  2. "a pasqua sono tutti più buoni: è il prima e il dopo che mi preoccupa"
    https://gabriellagiudici.it/giovanna-cracco-guerra-capitalismo-e-ipocrisia-pacifista/

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  3. Che bello quando si lavora così alacremente per la pace!
    Pietro

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  4. Scusate ma che per quali altre cose dovrebbe essere permessa invece, l'esportazione di armi e munizioni? Per il tirassegno nei luna park?

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    1. sostituisca, per esempio, la parola "armi" con la parola "droga", poi si ponga la domanda: a quali altre cose dovrebbe essere permessa l'esportazione di droga? Per allietare le feste in famiglia?

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