Gli statunitensi hanno flirtato con il fascismo ancor prima che fosse inventato. Un breve identikit di due movimenti precursori, il The Know Nothing (di cui in genere non si sa nulla in Europa), e l’altro, il KKK, del quale si crede di sapere.
The Know Nothing (1844-1860) è stato un movimento nativista ostracizzante che ha fatto una campagna per limitare i diritti dei cattolici e degli immigrati. Fu il primo a concentrare la sua azione e la sua propaganda esclusivamente sulla paura e sull’odio dell’altro. Incline alla segretezza, contraddittorio nella dottrina, poteva fare campagne per i diritti delle donne in alcune aree e persino mostrare una dose di sentimento antischiavista. Quando un candidato Know Nothing ha vinto un’elezione, approvò leggi contro i non protestanti. I cattolici non potevano più lavorare nelle amministrazioni comunali o partecipare a una giuria popolare. Nel 1855 ci furono rivolte a Louisville (Kentucky) per impedire ai cattolici di votare. Ventidue morti.
Il Know Nothing (possono far sorridere il suo nome e le sue idee un po’ confuse: razzisti contro la schiavitù?), ma annoverava tra le sue fila alcuni senatori e membri del Congresso, cinque sindaci di grandi città, tre governatori e persino un ex presidente, Millard Fillmore, prima della guerra civile. Il peggio doveva ancora venire: il Ku Klux Klan (dal 1866).
Tutti conoscono il KKK. Sappiamo che ebbe tre incarnazioni e che contava fino a 6 milioni di iscritti?
Il Klan, nato dalle ceneri della guerra civile e dallo scioglimento dei Know Nothing, contemplava un elenco enciclopedico di nemici e bersagli. Neri, ebrei, immigrati, omosessuali, di sinistra e non cristiani, eccetera. Sebbene composto da un misto di fanatici deliranti e di dilettanti, il primo Klan fu un ostacolo efficace all’emergere di una leadership politica nera, attraverso un’attiva campagna di omicidi e intimidazioni. Il KKK fu dichiarato fuori legge pochi anni dopo, ma non per questo scomparve.
Risorto durante la prima guerra mondiale, il KKK ebbe una forte spinta dal successo del film di David Wark Griffith, The Birth of a Nation (1915). Diretto meno esclusivamente contro i neri americani e meno violento, il nuovo KKK vedeva esplodere la sua popolarità con milioni di nuovi membri in tutto il paese. Tali numeri hanno moderato il suo estremismo, ma il movimento è rimasto nativista, violento e profondamente razzista. Molti funzionari eletti, locali e nazionali, mantennero legami noti o occulti con il KKK.
Risorto una seconda volta, in reazione ai movimenti per i diritti civili degli anni ‘60, il Klan è tornato alle sue origini omicide. Concentrato quasi esclusivamente negli stati del sud, il nuovo KKK ha condotto una feroce guerra contro i militanti neri con un picco di omicidi e
atrocità. Non fu in grado di arginare la marea del cambiamento politico, ma i suoi gruppi violenti sono ancora presenti.
La cosa più strana è che non ci sono cifre ufficiali che indichino il numero di omicidi commessi dal movimento nella sua intera storia. Ma anche questo si spiega.
Tuttavia non c’è stato un vero e proprio movimento fascista unificato negli Stati Uniti negli anni 1930, contrariamente agli inglesi (Mosley). C’erano molte correnti periferiche, come la Black Legion o la Silver Legion, ma avevano difficoltà a esistere sotto il regno del KKK (era molto più divertente odiare, impiccare e bruciare i neri che interessarsi alla Polonia o alla Cecoslovacchia). Il Bund tedesco-americano, nella sua brevissima esistenza, ha avuto un certo successo nella campagna contro Roosevelt, l’intervento americano e gli ebrei.
Con l’avvento della radio e dei talkie iniziò l’era della notorietà. Furono le celebrità nazionali a portare la fiaccola dell’intolleranza americana, come l’eroico trasvolatore Charles Lindbergh. Oppure Henry Ford, il celebre industriale automobilistico. Ruralista, populista, antimarxista, antisemita e nazionalista, Ford stabilì con la sua Ford Motor Company un’ideologia industriale basata sui principi dell’ordine e dell’autorità. Con il suo L’ebreo internazionale, opera tradotta in tedesco e ampiamente diffusa dai nazisti, pubblicata poi anche in Italia dalle edizioni A.R. di Franco Freda, denunciava il “complotto giudaico- bolscevico”.
Così la star delle radio violentemente antisemite, come il prete cattolico Charles E. Coughlin (1891–1979). I suoi sermoni, trasmessi la domenica, contenevano spesso affermazioni populiste, anticomuniste e antisemite. Al culmine della sua popolarità, Coughlin aveva fino a quaranta milioni di devoti ascoltatori settimanali. Nel 1942 gli consigliarono di smettere.
L’opposizione a Roosevelt, patrocinata anche da interessi finanziari, vide di nuovo protagonisti i militanti xenofobi e razzisti. Il movimento non interventista America First Committee apparve nel 1940 e semplificò tutto. Isolazionista, contro l’entrata in guerra degli Stati Uniti, sintetizzava due formidabili concetti che ci dovrebbero ricordare qualcosa: l’eufemismo e la xenofobia. Non siamo fascisti, siamo solo contro la guerra e gli stranieri. Il movimento dovette sciogliersi pochi giorni dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor nel dicembre 1941, non senza aver accumulato quasi 800.000 membri nei dodici brevi mesi di esistenza. Per capire quanto fossero vicini a un successo ancora più largo, basta leggere Il complotto contro l’America, di Philip Roth. È meno un romanzo che una ucronia di un’alternativa di poco mancata (alcuni anni fa riproposto, anche in Sky Italia, nella serie HBO The Plot Against America di David Simon).
Gli Stati Uniti sono stati costruiti attraverso una politica di genocidio, la pratica della schiavitù e la repressione delle rivendicazioni sociali, e però il fascismo americano non è mai salito al potere, non ha avuto un leader designato o un gruppo importante effettivamente costituito in suo nome. Tuttavia, sia nella cultura politica che nella storia nazionale, gli Stati Uniti del periodo tra le due guerre portavano i germi di tutti gli elementi costitutivi di una particolare fecondazione fascista che è ben lungi dall’essere un semplice fenomeno di importazione.
Se gli Stati Uniti non hanno mai conosciuto un regime fascista, tuttavia hanno sperimentato leggi di emergenza, persecuzioni politiche e movimenti fascisti che hanno segnato la storia di questo Paese. Il fascismo esisteva negli Stati Uniti e non è mai scomparso del tutto. Oggi, in risposta a una crisi economica che colpisce soprattutto il ceto medio (un surplus di manodopera abbassa i salari, l’arrivo di molti clandestini abbassa il tasso di occupazione dei lavoratori regolari, cosa che dalle nostre parti non si vuole ammettere) e a un diffuso ritorno del pauperismo (a New York City, ci sono almeno 55.000 senzatetto, tra cui più di 17.000 bambini), si chiede un ritorno alle origini, a un’epoca in cui la popolazione bianca era la maggioranza e deteneva il potere. I suoi militanti e sostenitori sono convinti che l’unico modo per salvarsi dalla decadenza sia prendere le armi.
Tuttavia la maggiore minaccia politica non proviene da Trump, come vuole far credere la propaganda democratica “antifascista”. Trump, detestabile plutocrate, costituzionalmente analfabeta, propugna un libertarismo economico e sociale che nulla ha a che vedere con il massiccio interventismo statale nell’economia (ci pensa Biden).
Per dire di un solo aspetto del clima ideologico e sociale, quasi un terzo degli americani aderisce, a vari livelli, alla destra radicale evangelica, che possiede scuole, giornali ed emittenti radio. Ha fatto propria l’idea della grande battaglia del Bene contro il Male, che viene agitata contro gli empi, gli atei, abortisti, omosessuali, minoranze, eccetera. Insomma, contro tutti coloro che non sono abbastanza cristiani e abbastanza americani. Da dove è scaturita, a chi ha giovato l’idea della grande battaglia del Bene contro il Male, chi ha indottrinato e manipolato per decenni le masse? Predicatori, preti e altri squali della fede, ma sostenuti o tollerati da chi?
Effettivamente del Know nothing I knew nothing. Grazie per ricordarci cos'è davvero il fascismo al di là del fez e degli stivaloni.
RispondiEliminaPietro
garzie a te, Pietro
EliminaGrazie per l'articolo, ha riassunto molto bene i fatti.
RispondiEliminaOsservo che il fanatismo religioso xenofobo anglosassone ha radici più antiche, nella sollevazione puritana del '600; non a caso Cromwell ebbe buona stampa nell'Italia fascista prima dell'entrata in guerra.
(Peppe)