domenica 21 agosto 2022

L’ambizione di ogni filosofo

 

Mario Capanna, in una sua nuova fatica letteraria (Il risveglio del mondo. Testimonianze sul Parlamento Mondiale), insiste nell’accarezzare l’idea di mettere in scena un parlamento globale basato sul principio che “ciò che riguarda tutti deve essere deciso da tutti”.

Capanna pubblicò l’anno scorso un altro suo libro sulla stessa ipotesi: Parlamento mondiale. Perché l’umanità sopravviva. Anche in quell’occasione della recensione sul Domenicale ebbe a occuparsene Armando Torno.

In questo nuovo saggio, Capanna interroga “illustri personaggi”, tipo Gustavo Zagrebelsky o Carlo Rovelli, che ormai sono diventati degli immancabili ingredienti per ogni ricetta del presente e dell’avvenire. Nell’elenco c’è anche il monaco e antropologo Guidalberto Bormolini, il quale auspica addirittura un’”assise cosmica”.

Capanna non disdegna contributi come quello di Marcello Veneziani, e del resto il recensore non ci rivela se nel mazzo dei personaggi interrogati dall’autore vi sia anche il contributo di altri cultori di Giulio Evola e di altre intelligenze superiori.

L’unico interpellato che critichi l’ipotesi del parlamento globale è Luciano Canfora, che lo qualifica come “uno strumento vecchio, impotente e screditato”. Una critica che andrebbe rigirata a riguardo dei parlamenti nazionali.

Capanna pare trascurare (in realtà ne è consapevole, ovviamente) che la questione suprema che l’umanità si trova di fronte non è quella di dotarsi di un consesso universale dove gli eletti possano deliberare a favore o contro chissà quali opzioni.

La precondizione, anche per quanto attiene il superamento degli Stati nazionali e l’istituzione di organismi legislativi e di governo sovranazionali, riguarda anzitutto l’assetto economico mondiale. Le contraddizioni insite nei rapporti moderni di produzione non sono superabili per via legislativa.

Il nostro filosofo ritiene che l’alternativa, non già al capitalismo ma al profitto, “esista e sia operante”, laddove sarebbe sufficiente “trasformare le produzioni e i commerci in “equi e solidali”, basati “sull’onesto guadagno” ripartito, “senza sfruttamento, tra chi produce, chi trasforma, chi trasporta, chi distribuisce e vende”. Insomma, il solito refrain cattolico socialisteggiante con il quale Capanna ha abbindolato, per decenni, migliaia di creduloni.

L’ambizione di ogni filosofo, semifilosofo e bello spirito borghese è quella di escogitare un sistema che concordi l’anarchia del modo di produzione capitalistico con le aspirazioni di un ordinato andamento di una società ispirata all’equa ripartizione della ricchezza socialmente prodotta. E tutto ciò ha sempre un effetto comico per la totale incapacità di comprendere le leggi economiche e il corso della storia moderna.

*

Godibile la recensione di Carla Moreni, che apre la prima pagina del Domenicale, riferita alla raccolta della corrispondenza di Pëtr Il’ič Čajkovskij da Sanremo, datata 1887 e ora pubblicata da Zecchini Editore. Dapprima ospite dell’hotel Victoria, che già nel nome evoca tristezza, ajkovskij lo descrive come fosse il decadente hotel Des Bains ritratto da Visconti (un bravo arredatore), ossia una cupa colonia marina per aristocratici stranieri, in contrasto con il Des Bains autentico del Lido di Venezia (pare vi sia il progetto di riaprirlo). L’elegia estiva di un lacaniano Thomas Mann esplora il malessere esistenziale del compositore Gustav von Aschenbach (Mahler come modello segreto), il quale dapprima turbato e poi folle s’innamora della bellezza di Tadzio, impersonato da un Björn Andrésen che a me è sempre parso algido e un po’ antipatico.

Dopo qualche giorno ajkovskij si trasferirà alla pensione Joly, che diventerà poi Villa Quisisana e infine una caserma della Guardia di finanza. Scrive Moreni: “Accanto le sorgeranno il maestoso West-End, poi Astoria (oggi scheletro abbandonato) e poi a inizi Novecento la Chiesa russa e il Casinò della Belle Époque. Una targa a ricordo dell’illustre ospite attende ancora”.

Una targa a ricordo del soggiorno dell’illustre ospite si può leggere sulla facciata di un hotel di Venezia, in Riva degli Schiavoni. Ma questa, come si suole dire, è un’altra storia.

4 commenti:

  1. Dopo accurate ricerche, ho rinvenuto il testo filosofico di riferimento di Capanna
    https://youtu.be/YkgkThdzX-8

    RispondiElimina
  2. Certamente con un parlamento universale i lobbyisti risparmierebbero, se non del denaro almeno un po' di tempo.
    (Peppe)

    RispondiElimina