In una notte del gennaio 2021, una squadra della polizia cinese blocca un camion arrivato dal Vietnam per strade tortuose. Trasportava 92 kg di squame di pangolino e 82 sacchi di capelli. Il valore totale del sequestro fu stimato in 20 milioni di yuan, ovvero 2,6 milioni di euro. Nonostante l’anatema caduto sui pangolini nel 2020 a causa del covid-19, in Asia le squame del mammifero arboreo non hanno perso il loro status fasullo di rimedio per tutti i mali, tanto più quando è esplosa la pandemia. E che dire dei capelli di primati umani? Sono aumentati di valore.
Potrei raccontarvi che perfino le feci umane, usate per ricostruire la cosiddetta flora batterica, hanno un valore di mercato, ma non voglio rovinarvi il ferragosto, anche se so che piace il trash, perciò circoscrivo il raccapriccio al furto e commercio di capelli.
Il mercato dei capelli ha ripreso vigore soprattutto da quando le statistiche ufficiali cinesi avevano annunciato che il 22% dei pazienti ricoverati perdeva i capelli. Vero o no che fosse, bisognava portare con tutti i mezzi capelli freschi per rifornire i cinque trust cinesi che dominano il mercato mondiale del capello usato, tramite i laboratori clandestini che si occupano di capelli in Asia, ossia del taglio e raccolta nei templi buddisti o rubati alle donne.
Per quindici anni, in Myanmar, ha preso piede il furto di capelli alle donne che tradizionalmente portano code di cavallo o trecce. I “parrucchieri fantasma” sono al lavoro nel nord dell’India, dove le donne non usano sostanze chimiche sui loro capelli. In Sud Africa, i portatori di dreadlock sono l’obiettivo delle bande di capelli. In Venezuela, Messico e Colombia ci sono bande attive e in Brasile sono avvenuti almeno tre sequestri tra agosto 2020 e marzo 2021: 103 kg di capelli lunghi di buona qualità, stimati in 768 euro/kg. In genere i capelli sequestri sono poi donati al Cancer Institute, al fine di realizzare parrucche per le donne sottoposte a chemioterapia.
Sono avvenuti negli anni scorsi equestri ai posti di frontiera polacchi di capelli provenienti da Russia e Ucraina. In Europa il fenomeno non è nuovo, risale almeno al XIX secolo. Gli Stati Uniti sono arrivati a imporre negli anni 1960 il boicottaggio dei capelli “comunisti”, provvedimento che a sua volta portò all’emergere dell’India come uno dei principali attori nel mercato dei capelli.
Ho digitato: Xuchang hair trade. Interessante esplorazione. Xuchang è la città cinese dei capelli e sede, tra l’altro, della Henan Rebecca Hair Products, quotata alla Borsa di Shanghai, opera negli Stati Uniti, in Europa e in oltre 20 paesi in Africa. È il più grande produttore mondiale e i suoi prodotti “sono composti principalmente da due tipi di materia prima: veri capelli umani e fibre sintetiche”, scrive il China Daily.
Smistare, districare, disinfettare, tingere secondo le tendenze del mercato (sembra che la tonalità di grigio sia in aumento) sono lavori fisicamente ma anche psicologicamente impegnativi, accompagnati da rischi per la salute che fino ad ora non sono stati indagati.
La calvizie, non solo quella maschile, è una benedizione per i produttori del settore. L‘etica e la tracciabilità sono gli unici due rischi che questo settore deve affrontare. Centinaia di milioni di persone sempre più preoccupate per l’origine e la tracciabilità degli alimenti e la composizione dei prodotti per l’igiene personale, acquistano e indossano capelli riutilizzati in molte forme senza conoscerne l’origine, la catena di produzione, le miscele e gli additivi chimici impiegati. È un mercato molto fiorente e dagli aspetti inquietanti.
Nel sistema del Capitale tutto diventa merce, di che dovremmo meravigliarci?
RispondiEliminaÈ vero, tuttavia prima del capitalismo c'erano i preti e i nobili, prima ancora padroni e schiavi. Lungi da me difendere il capitalismo, ma dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo che però non sia anche peggio. Finora non ci siamo riusciti.
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EliminaDurante l'adolescenza ho letto tanta roba che ancora me ne sorprendo. Ho letto pure i Miserabili, tutto quanto. Se ben ricordo, la donna che doveva mantenere la figlia vendette le parti del suo corpo in quest'ordine: capelli, denti, vulva. Non c'è dubbio che oggi l'ordine sia diverso.
RispondiEliminaInverso
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