sabato 27 agosto 2022

A chi appartiene il potere?

 

Francamente devo ammettere che m’interessano di più le previsioni del tempo che i sondaggi e i futuri risultati elettorali. Non è spocchia la mia; è presa d’atto: il governo, il parlamento, i partiti, non contano un cazzo. Lo confermò a suo tempo in dolce stil novo Mario Draghi: c’è il “pilota automatico”. Governo e parlamento sono solo amministrazione. Draghi è un uomo d’onore, va creduto sulla parola.

Tuttavia una considerazione: nel centenario della marcetta su Roma, con ogni probabilità avremo una presidente del consiglio alla quale verrebbe d’istinto il saluto romano. Chissà se farà a tempo di dedicare all’evento un francobollo commemorativo. Se non proprio in occasione del centenario della marcetta, almeno per il settantacinquesimo della fondazione del Movimento Sociale Italiano, che Wikipedia definisce d’ispirazione neofascista. Ma quale “neo”, fascista e basta.

Dicevo di non avere alcuna curiosità di vedere la destra fascista e reazionaria al governo (c’è già stata), perché, ricordavo, c’è il “pilota automatico”. Ad ogni modo ci sarà da divertirsi nel vedere il Partito democratico (il partito estinto) mettere in scena un’opposizione sul nulla. S’è già visto nel 2011 e poi da ultimo l’anno scorso che a decidere chi deve gestire la pentola non sono gli elettori e nemmeno il parlamento.

Ecco una cosa che sarebbe utile chiarire al popolo affamato di sovranità popolare che si accalca ai seggi: a chi appartiene il potere effettivo in questa democrazia?

La diatriba sui ricchi troppo ricchi e i poveri troppo poveri non porta a nulla di concreto. Il vero potere non è semplicemente il prodotto del denaro, anche se esso rappresenta una condizione essenziale del potere. Un antico liberto, per dire, poteva diventare ricchissimo, ma non aveva in genere alcun potere reale.

Il tema vero è la proprietà. Le disuguaglianze non sono solo il prodotto dell’ineguale distribuzione della ricchezza, poiché essa è a sua volta il risultato del possesso dei mezzi che la producono, nell’insieme sociale il risultato di quegli stramaledetti rapporti di produzione dei quali non si parla più.

A questi rapporti economici fa capo lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido. A questi rapporti corrisponde una confacente costituzione sociale e politica. Hic Rhodus, hic salta!

Questa è la differenza specifica tra una posizione comunista e quella di un borghese, per quanto questi possa essere o apparire un critico radicale del sistema “democratico”.

3 commenti:

  1. DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO
    DEL 26 AGOSTO 1789


    I rappresentanti del popolo francese costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo, affinché questa dichiarazione costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, rammenti loro incessantemente i loro diritti e i loro doveri; affinché maggior rispetto ritraggano gli atti del Potere legislativo e quelli del Potere esecutivo dal poter essere in ogni istante paragonati con il fine di ogni istituzione politica; affinché i reclami dei cittadini, fondati d’ora innanzi su dei principi semplici ed incontestabili, abbiano sempre per risultato il mantenimento della Costituzione e la felicità di tutti. Di conseguenza, l’Assemblea Nazionale riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti diritti dell’uomo e del cittadino:
    Art. 1 – Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.
    Art. 2 – Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la PROPRIETÀ, la sicurezza e la resistenza all’oppressione.

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  2. Il potere in Italia è gestito da un intreccio indissolubile tra: Vaticano-Industriali-Massoneria-Mafie, infatti:

    Vaticano: ha bloccato tutti diritti sociali (fermi da 40 anni) e fatto naufragare le ultime battaglie (LGBT, Eutanasia, Cannabis).

    Industriali: hanno imposto stipendi dei lavoratori fermi da oltre 20 anni, diritti sempre più flebili e precariato come forma contrattuale standard.

    Massoneria: ha uomini piazzati ovunque nelle stanze dove si prendono le vere decisioni. I politici eseguono quello che dicono loro e sono sempre di nascosto, dietro le quinte, mai intervistati.

    Mafie: gestione di milioni di voti da indirizzare al partito migliore del momento e poi grandi appalti da spartirsi per opere che non vedranno mai la luce. Non si spara più un colpo, ormai di loro non si parla più nei dibattiti pubblici.

    Questa Cupola si è spartita compiti, settori e profitti in cui la politica mette la faccia e ratifica con leggi in parlamento nel teatrino giornaliero di promesse, insulti e polemiche da bar.

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    1. Mafie, massoneria, vaticano, industriali, eccetera, sono tutte entità sociali che gestiscono potere e operano in una certa direzione e secondo certi scopi, lo sappiamo.

      La mia domanda voleva essere più generale e andare più in profondità, prescindeva cioè da questo o quel singolo fenomeno sociale, magari precipuo e più radicato in un certo Paese e caratteristico di un’epoca storica.

      Nel post, in grassetto, parlo dei rapporti di potere riferiti all’”insieme sociale”, di default, dei rapporti con i quali abbiamo a che fare in ogni momento tra soggetti di condizione diversa nella gerarchia sociale, dei rapporti tra la proprietà e i suoi schiavi salariati, per fare un esempio. Di questo non si parla più, e ciò non è senza conseguenze.

      Scrivo nel post: A questi rapporti economici fa capo lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido. A questi rapporti corrisponde una confacente costituzione sociale e politica.

      Non mi resta che prendere atto, ahimè, del fatto che gli ideologi borghesi hanno lavorato bene e hanno ottenuto grandi risultati.

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