lunedì 8 agosto 2022

L'ennesimo "pentimento" della Chiesa cattolica


Capisco che un certo mondo sia in campagna elettorale (e quando non è così?), ma mi pare che i rivenditori di commedia umana stiano trascurando, sicuramente per non affaticare il nostro cervello, ciò che continua ad accadere intorno a noi, per esempio che vi sono, almeno ufficialmente, più di cento morti al dì attribuiti al covid. Nessun clamore mediatico, fanno molta più notizia le punture della zanzara del Nilo e quelle vaccinali per gli omosessuali causa vaiolo dei bonobo. L’Italia è un caso africano anche in ciò.

È un fatto, per esempio, che papa Bergoglio non riesca, come si dice in gergo, a “bucare” la comunicazione. Potrebbe presentarsi in mutande o andare in viaggio sulla luna, ma non se lo filerebbe nessuno. Figuriamoci il suo viaggio recente in Canada, dove ha messo in mostra il solito esemplare coraggio della Chiesa cattolica nel cadere sempre in piedi. Perfino un suo incontro con Carlo Calenda potrebbe passare inosservato.

Dopo il “pentimento” invocato nel 1994 da Giovanni Paolo II per scusarsi delle colpe commesse dalla Chiesa nel corso della sua storia, è toccato a papa Francesco tirare fuori dal cilindro l’espressione “pellegrinaggio penitenziale” per fare ammenda dei crimini della Chiesa commessi sui bambini indiani del Canada. Si è arrivati persino a pronunciare la parola “genocidio” per descrivere ciò che le suore locali avevano fatto a migliaia di bambini indigeni fino all’inizio degli anni 1990. Niente da fare, non l’ha cagato nessuno.

Qualsiasi istituzione che avesse commesso una simile strage di bambini, derubricate a “genocidio culturale” dalla Commissione per la verità e la riconciliazione, o avesse partecipato direttamente o indirettamente ad azioni criminali, vedrebbe la sua credibilità e la sua aura distrutta per sempre. Non la Chiesa cattolica che per secoli ha fatto trucidare i suoi nemici, bruciato e sterminato i cosiddetti eretici, costretto i popoli colonizzati a convertirsi, eccetera.

La Chiesa, se è costretta oggi a farsi perdonare per i suoi orrori, lo fa con prepotenza e trovando il modo di esserne fiera. In ogni circostanza, la Chiesa deve sempre trionfare, perché il problema ovviamente non è spirituale ma politico. Niente deve indebolire la sua posizione nel mondo, perché la fede è soprattutto un potere, sulle persone, sulla loro coscienza e sul loro modo di vivere. Rispetto al potere della Chiesa, quanto pesa la vita di qualche migliaio di ragazzini indiani?

Il pentimento e le scuse possono essere compresi tra due persone che hanno litigato, perché le conseguenze delle loro azioni raramente vanno oltre la loro sfera privata; ma quando si tratta d’istituzioni, le cui azioni vanno a colpire parti cospicue della società, specie se si tratta di crimini contro l’infanzia, solo un processo penale ai responsabili può in qualche modo riparare le loro colpe sanzionandole.

Quando vuole imporre le sue scelte e opinioni, la Chiesa si comporta come un’autorità politica impersonale e inaccessibile, ma di fronte ai suoi crimini si trasforma immediatamente in una persona fisica compassionevole, sotto le spoglie di un papa. È un atteggiamento molto simile a quello degli assassini psicopatici, che si sentono onnipotenti con le loro vittime finché i loro crimini non sono portati a galla, ma che, una volta nelle mani della giustizia, assumono la posizione del pentito, per conquistare l’indulgenza della giuria e della società.

Senza un processo e una sanzione, i pentimenti e i “pellegrinaggi penitenziali” non sono altro che ulteriori schiaffi inflitti dalla Chiesa alla società, alle sue vittime. Dopo la strage parigina del 2015 ai danni della redazione di un giornale satirico, papa Francesco, durante il volo tra lo Sri Lanka e le Filippine, rispose alla domanda di un giornalista francese con un’espressione tanto chiara quanto esplicita: “È vero che non bisogna reagire con la violenza, ma anche se siamo buoni amici, se offendi mia madre puoi aspettarti di ricevere un pugno, è normale”.

La Chiesa cattolica non è contraria agli schiaffi quando fanno tacere gli insolenti che la sfidano, ma quando tocca alla Chiesa essere giudicata e punita, nessuno ha il diritto di metterle le mani addosso. Lei sola è autorizzata ad auto flagellarsi, solo metaforicamente, per le sue colpe. Non gli serve la giustizia, ma conservare il proprio potere.

Sorprende che i “democratici”, i cancel culture, gli adepti del wokismo non abbiano cercato di svitare le ruote della sedia a rotelle di papa Francesco, o almeno di imbrattarlo di vernice, come fanno con le statue dei colonialisti dei secoli passati. Per questi militanti, la decostruzione delle menzogne della Chiesa non è all’ordine del giorno. Le religioni quindi non hanno nulla da temere, perché tra religioni bisogna sapersi sostenere a vicenda. 

4 commenti:

  1. Fa il paio con il "sorry". È la logica del Potere, usata da 12.000 anni, dopo il perverso accordo tra Sciamani&Guerrieri.

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  2. Nessuno di noi si sente responsabile di eventuali atti scellerati commessi da qualche nostro antenato. Parallelamente, un governo non può essere chiamato responsabile per cose fatte da suoi predecessori secoli prima. Naturalmente c'è un'eccezione: lo Stato teocratico, che proclama la sua immutabile continuità da quando si è costituito. Quindi, bene fa il capo dei preti a scusarsi di tutte le porcherie perpetrate nei secoli dalla sua istituzione. Il problema, però, è il soggetto. Se noi siamo arrivati a parlare di "deep state" a proposito di paesi "normali", figuriamoci una monarchia assoluta con a capo un vecchio rimbecillito.
    Per sintetizzare, mi pongo la seguente domanda: quale è lo scopo dei gesuiti pupari, quando mandano un vecchio clown a farsi mettere le piume in testa?

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    1. I governi passano, perciò i successivi non si sentono non solo responsabili ma spesso prendono le parti dell'accusa. Gli Stati e le nazioni sono altra cosa, sono i dante causa e perciò devono rispondere in solido.
      La Chiesa è nata come una società privata, riconosciuta come istituzione da Costantino e dai suoi successori. Poi s'è messa in proprio anche come Stato, attribuendosi peraltro prerogative speciali e sovranazionali, fino a quando non è stata ricondotta alla sua condizione originale. I Savoia e Mussolini le riconobbero ex novo lo status di Stato, e la repubblica antifascista l'ha messo addirittura tra i fondamenti della propria costituzione. Una mostruosità storica e giuridica.

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    2. Sì, è corretta la tua distinzione fra stati e governi. Ma prendiamo un caso concreto. Negli anni immediatamente successivi all'unità, il neonato Regno d'Italia fece delle cose piuttosto brutte nelle terre strappate ai Borboni. Assodato che chiunque, oggi, reputa quei fatti come disdicevoli, chi dovrebbe scusarsi, e con chi? È chiaro che un messaggio di scuse potrebbe essere genericamente indirizzato alle popolazioni meridionali da un PDR che, guarda caso, è meridionale pure lui e di famiglia non nota per revanchismo borbonico, e a nome di una popolazione italiana attuale abbastanza meticciata. Si tratterebbe, insomma, di atto privo di valore e anche di logica.
      Invece, scuse della Chiesa per un numero altissimo di schifezze iniziate verso il quarto secolo sarebbero perfettamente ragionevoli, specie se unite al proposito di comportarsi meglio. Un atto dimostrativo di grande significato sarebbe lo scioglimento della Compagnia di Gesù.

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