giovedì 25 agosto 2022

La premessa indispensabile

 


C’è un’altra strada percorribile, quella di mettersi seduti attorno a un tavolo e risolvere la questione tra Russia e Ucraina, cosa che si doveva e poteva fare molto prima del febbraio scorso, se altri non avessero avuto ben diversi intenti. Tenendo presente, si perdoni l’analogia, che Trento non è austriaca e Trieste non è slovena o croata.

Ma da questorecchio non volete sentire, finché a soffrire e morire sono gli altri. E avete una buona scusa: difendete l’aggredito dall’aggressore. Ammetterete almeno che vi è stata servita su un piatto d’oro dagli uni e dagli altri.

Non si può puntare su un’armistizio e sulla pace, perché Washington ha in mente altro, e stanziava martedì altri tre miliardi di “aiuti”. La guerra continua, incrudelisce e incancrenisce ancora di più, con ciò che consegue, anche in termini di tariffe e approvvigionamenti.

Poi, in un ennesimo brutto giorno, e però ancor peggio dei precedenti, scopriremo anche dell’altro, ossia che a qualcuno è scappato qualcosa e la guerra in Europa s’è estesa. Quanto estesa? È presto per dirlo, ma basta aver frequentato qualche nozione di storia per comprendere il rischio.

Non vedo troppa pena, anzi, per niente, presi per ora dalla campagna elettorale, nel tentativo di racimolare per i prossimi anni 15 mila euro il mese, serviti, riveriti e intervistati. Quelli come me, invece, che hanno deciso di non votare, sono tacciati di saper solo mugugnare. Eh no, magari abbiamo fatto anche qualcos’altro nella vita, e non è stato semplicemente giocare al gioco della democrazia, ossia mettere una croce sopra una scheda.

Evidentemente la lezione del 2013 e soprattutto quella del 2018 non è servita a molti. Nel 2013 persi esattamente la metà dei lettori del blog (che del resto non sono mai stati moltissimi, cosa ovvia con questi chiari di luna), e però oggi non ho bisogno di sputare in faccia a gente come Di Maio, che dichiarava, per esempio, di voler limitare per legge l’azione dei mercati finanziari. Allo stesso modo andrà a finire la prossima legislatura, se non peggio.

È la classica metamorfosi perversa che muta i partiti in apparati di regolazione e normalizzazione dei movimenti sociali, per quanto ben intenzionati ed “estremisti” essi possano apparire all’elettore quando proclamano di voler aprire la famosa “scatoletta di tonno”. Per quanto sia chiara e condivisa la loro critica (laterale) al sistema, per quanto siano arditi i loro proponimenti di riforma, sono comunque strumenti utili al sistema.

Del resto anche quella che fu la “sinistra” ha abbandonato da molti decenni, ossia già in tempi remoti, ogni linea di classe, trasformandosi, quale ne fosse la loro coscienza (di Veltroni, Napolitano, D’Alema ?!), in docili strumenti del movimento del capitale.

Questo rovesciamento storico corrispondeva alla bramosia di farsi Stato, in buona sostanza di entrare nella stanza dei bottoni (che poi sono dei bottoncini). Questa è la dimostrazione più evidente di quale sia il punto d’approdo di chi pretenda di “fare politica” entro i limiti imposti dalla “logica democratica”.

C’è un unico modo per fare opposizione al sistema, e la premessa indispensabile non è certo quella di farne parte.

3 commenti:

  1. Quando uno sostiene che "non vede metodi indolori", intende ch'egli ha già fatto scorta sufficiente di vasellina?

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    1. Si chiama previdenza, ma non mi ricordo come si dice in gergo finanziario

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  2. Seminerio è troppo indipendente e caustico nei suoi giudizi, altrimenti lo avrebbero già imbarcato tra le marionette ab usum delphini

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