martedì 3 aprile 2018

Il gallopardo


Nell’editoriale di oggi Ernesto Galli rilancia … Renzi!

Ne critica il carattere, e finge di discuterne le scelte politiche (non ne cita realmente una sola), rilevando che «dai partiti socialdemocratici una grande parte dell’elettorato si aspetta di avere questo: libertà e sviluppo, e insieme protezione ed eguaglianza.

[…] Ora è il momento di mettersi totalmente in gioco. Ora è il momento di mostrare di aver capito dagli errori commessi, di mostrare di voler cambiar strada, di indicare con l’energia e il temperamento che egli possiede verso quali nuovi modi d’essere e di pensare il Partito democratico deve muoversi.»

Sul modello di chi? Galli cita Bettino Craxi.

La borghesia italiana non cambia pelle. È cosciente che bisogna pur cambiare qualcosa, altrimenti crolla tutto. Ma senza cambiare davvero le cose, perché cambiare è impossibile.

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Dopo nove anni dal sisma a L’Aquila non è stata ricostruita una sola scuola. Ben gli sta a quegli illusi che a giugno dell’anno scorso sono andati a votare per il sindaco. Ben gli sta se sono andati a votare lo scorso 4 marzo. Se avessero disertato le urne in massa, se non altro avrebbero richiamato l’attenzione su questo stato di cose, e dal clamore qualcosa sarebbe sortito.


Non votare è un primo atto di resistenza passiva, in attesa delle circostanze che favoriscano quella attiva.

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