Domenica scorsa avevo accennato all’intenzione di
scrivere un post sul nono capitolo del terzo libro de Il Capitale, quello nel
quale Marx dimostra – con i famosi numerelli – che la redistribuzione del
plusvalore favorisce i produttori ad alta intensità di capitale costante
rispetto a quelli ad alta intensità di forza-lavoro.
Ciò significa che la cosiddetta “catena del valore” è
in tal modo controllata e dominata da quei paesi a più elevata composizione di
capitale costante rispetto a quelli ad alta intensità di lavoro.
Le conseguenze “naturali” di questo processo,
attraverso la creazione di catene globali di produzione e di mercato, quindi di
estrazione e distribuzione del plusvalore, hanno trasformato decisamente la
geografia della produzione e valorizzazione del valore.
Per esempio la Germania è un paese capitalistico più
sviluppato e strutturato di altri e come tale si avvantaggia della sua
posizione. Stessa cosa vale per l’Italia, pur se in proporzioni minori, nei
riguardi della Romania o di altri paesi con strutture produttive a più alta
intensità di forza-lavoro. Tuttavia la Germania è il paese europeo che più ha
drenato valore da paese come la Polonia, l’Italia, la Grecia, la Spagna, il
Portogallo, eccetera.
Tale caratteristica è una determinante della
geografia storica del capitalismo, e la lotta per il predominio tecnologico
rappresenta uno degli aspetti via via più peculiari dello sviluppo capitalistico,
quanto quello, più recente, dell’eliminazione graduale delle barriere doganali.
Dietro le quinte della diplomazia, delle prove di
forza, degli enunciati retorici sulla democrazia, si cela una realtà molto più
prosaica e concreta. Ovviamente i vantaggi, come già osservava il Grande Vecchio,
non vanno ai salariati, bensì ogni “eccedenza viene intascata, come in ogni scambio tra capitale e lavoro,
da una certa classe”.
Buon 25 aprile!
L'INESORABILE LEGGE DELLA CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DEL PROFITTO
RispondiEliminaRisultato: se una fabbrica media di moduli FV sforna 500 esemplari in otto ore usando da 15 a 30 persone, questa macchina ne produce altrettanti con 3 soli addetti.
http://m.qualenergia.it/content/rivoluzione-trevigiana-nella-costruzione-dei-moduli-fotovoltaici-e-non-solo
non è poi così "inesorabile", nel post di domani ne faccio cenno
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