Avevo intenzione di scrivere un post sul nono
capitolo del terzo libro de Il Capitale,
quello nel quale Marx dimostra – con i famosi numerelli – che la
redistribuzione del plusvalore favorisce i produttori ad alta intensità di
capitale costante rispetto a quelli ad alta intensità di forza-lavoro. Ma a chi
mai di questi tempi interesserebbe una riflessione su un tema del genere?
E allora seguiamo il tamburo mediatico, ossia la
polemica nata in seguito a un articolo di Michele Serra sulle “aggressioni ai
professori”. Serra è accusato, per la
sua presa di posizione, di “classismo”. A tale accusa ha replicato con un lungo
articolo, questo. Chiama in causa il “mostruoso contesto del chattismo compulsivo” e il Berlusconi di
pragmatica, posto che “da un certo punto in poi gli esseri umani sono diventati
consumatori da ingozzare, telespettatori da rintronare di spot, gregge da
tosare, massa amorfa che ragiona come un bambino di otto anni”.
Tira in ballo anche Marx ed Engels, secondo me del
tutto a sproposito, ma perché non farlo, visto che i loro scritti sono alieni al
pubblico e si prestano perfettamente a sostegno di qualsiasi tesi e antitesi?
Le solite cose vere, verissime, ma assai superficiali.
E per restare sulla realtà visibile, sul piacere di teorizzare e di definire,
sarebbe bene anzitutto chiedersi: chi sono i genitori di oggi? Sono quelli che
vengono a tavola con il cellulare, che impugnano le posate come fossero badili
e forconi; sono quelli che parlano a voce alta, che se non ti scansi ti
travolgono e accelerano quando vedono un pedone che si approssima alle strisce
e se son costretti a fermarsi lo maledicono. Quelli non fanno la raccolta
differenziata, oppure l’interpretano a modo loro, parcheggiano nei posti
riservati o in doppia fila e non ne rispettano una in attesa del loro turno. Sono
i vicini di casa con la musica a tutto volume, con il tagliaerba alle due del
pomeriggio, et similia. E dunque
perché i loro figli dovrebbero comportarsi diversamente in famiglia, a scuola,
sul lavoro, in società?
Quanto alla realtà invisibile solo per chi non la
vuol vedere, sarebbe il caso di chiedere a questi intellettuali da prima pagina
quanti di loro frequentano abitazioni di operai e parlano con loro. Essi sono
coscienti di vivere come si deve vivere, ma milioni di famiglie tirano a campare
in condomini che sembrano conigliere, con pareti sottili e angolo cottura nel
salottino, camere che sembrano ripostigli, il pagamento delle rate, delle
bollette esose, le grida dei bambini che fanno saltare i nervi, la madre che
torna alla sera dal lavoro e non ha tempo e voglia di prendersene cura, la
paura di una malattia e i soldi che mancano sempre, l’incertezza e nessuna
visione vaga di ciò che verrà se non in peggio.
Questa non
è una situazione nuova per le classi subalterne, ma vi sono anche delle forti
differenze rispetto al passato. Un tempo l’operaio s’alzava al mattino e andava
al lavoro, sapeva che quel posto di lavoro era a vita, aveva un mestiere, e se
perdeva quel posto ne trovava un altro. Sua moglie si occupava della casa e dell’educazione
dei figli, li aiutava nei compiti, sapeva che erano a giocare in cortile con i
loro coetanei, male che andasse si sarebbero presi una pallonata o si sarebbero
sbucciati le ginocchia. In caso di litigi qualche sano e pedagogico scapaccione
rimetteva le cose a posto. Era forte il senso della dignità, dell’onesta e
dell’onore, valori che venivano trasmessi ai figli.
È cambiato il lavoro, i consumi, l’economia, mutati i segni e gli alfabeti, i
ruoli nella famiglia e il concetto stesso di famiglia. Un cambiamento che ha coinvolto tutti i rapporti sociali,
nel bene e nel male. La politica s’è occupata d’altro lasciando le nostre vite a
credito in mano ai mercanti. Quando sarà dato un reddito di cittadinanza a
tutti le cose andranno sicuramente meglio, anche l’educazione e il senso civico
migliorerà, e la scuola non potrà che rifiorire e parleremo tutti un ottimo slang.
E' la senescenza del capitalismo che produce questo bel quadretto economico sociale che hai descritto e quello politico al quale hai alluso. Sei d'accordo se aggiungo che questo bel quadretto si accompagna a un aumento di incanaglimento a livello di tutte le generazioni, a partire dai figli per continuare con i padri e finire con i nonni? Dimenticavo: i programmi televisivi ci sguazzano in questo incanaglimento che sostiene l'economia con elevate dosi di pubblicità. Ma poi di che cosa dovrei lamentarmi se persino all'alto livello culturale e scientifico, per sopravvivere, si è costretti a fare campagne a favore degli investimenti? A chi interessa la conoscenza?
RispondiEliminacome si fa a non essere d'accordo?
Eliminahttp://www.alterlucas.com/2018/04/la-circostante-letteratura.html
EliminaDa brividi le conclusioni, ma inoppugnabile in ogni sua parte.
RispondiEliminaEnrico
grazie Enrico, ciao
EliminaQuando si parla di certi temi (i giovani e così via) il comune denominatore delle opinioni di preti, politici e opinionisti è la CRISI DI VALORI. Se ne sente parlare da decenni, che dico, da secoli, di crisi dei valori correnti.
RispondiEliminaUna volta venivano passati i "valori", l'onestà, l'onore, il rispetto per l'autorità (gli insegnanti ad esempio) e il senso della famiglia. Almeno è quello che si sente dire in giro.
Contemporaneamente, mentre venivano insegnati i "valori" ai giovani, cosa accadeva?
Folle "oceaniche" applaudivano il discorso di un buffone tenuto a piazza Venezia a Roma mentre dichiarava una guerra.
Si uccidevano le mogli o le fidanzate senza subire grosse conseguenze (delitto d'"onore").
Gli stupri erano considerati al massimo delitti contro il buon costume, e così via. Questo per il nostro bel paese.
In altri paesi più "civili", dove nessuno gettava cartacce per terra, le città erano tutte pulite e ordinate, la gente non si urlava addosso, gli studenti erano tutti rispettosi dei loro insegnanti e non c'erano mafiosi in giro, si preparavano piani di sterminio per gruppi di popolazioni e gruppi politici, poi attuati nella pratica, che quella era gente seria, non i nostri politici corrotti.
Essendo quelle del passato società con forti valori, società con super-valori, potremmo pensare che se ci fosse stata una bella "crisi di valori" magari avremmo avuto qualche milionata di morti in meno a causa di guerre combattute in difesa dei "valori".
Potremmo quindi dire che l'assoluta "serietà" sui valori porta alla distruzione dei valori stessi.
Questa sarebbe la conseguenza finale di un ragionamento sui valori, se si ragiona con degli idealismi. Se si ragiona sul concreto, rapporti di classe e così via, può essere che i discorsi sui valori e la loro crisi scompaiano come neve al sole.
Saluti,
Carlo.
c'è molto di vero in ciò che sostieni, e tuttavia vi sono dei valori e delle norme di civiltà imprescindibili. con ciò non voglio dire che quando i treni arrivavano in orario le cose andassero meglio, ma solo che sarebbe buona cosa il rispetto degli orari stabiliti. saluti
EliminaMa ci sarebbe anche da chiedersi quanti tra i frequentatori dei blog frequentino abitazioni di operai e parlino con loro.
RispondiEliminaè vero, un principe dà solo ordini ai propri domestici
EliminaO.T: http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2018/04/23/regionali-molise-ha-votato-il-5216_b26c7656-f923-4bc9-a701-07679cc3c513.html
RispondiEliminaE non credo che sia stato per colpa del caldo che 1 su 2 non è andato a votare.
hanno un mare meraviglioso :)
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