Dopo la pioggia di promesse elettorali forse a breve assisteremo
a un bagno freddo di realtà.
Partiamo dai cosiddetti vitalizi, questione fatta
passare per dirimente per quanto riguarda giustizia ed equità sociale, e che
continuerà, in mancanza di meglio, a essere agitata fino alle prossime
elezioni.
Se tutto filerà liscio, il provvedimento dovrebbe
colpire realmente solo una parte dei percettori dei vitalizi, poiché è
verosimile che con il ricalcolo contributivo un’aliquota degli attuali
beneficiari non dovrebbe subire perdite e anzi in alcuni casi incrementare il
proprio emolumento. In attesa, per gli altri, dei ricorsi giurisdizionali che
hanno buone probabilità di essere accolti almeno in parte.
Provvedimento giusto quello che si prospetta? Non
voglio qui difendere i cosiddetti diritti acquisiti, tuttavia è sempre
pericoloso aprire la strada a provvedimenti di carattere retroattivo. Per non
generalizzare, penso ad esempio alla povera Rossana Rossanda che già ora,
gravemente disabile, incontra con il suo vitalizio (una legislatura) difficoltà
a far fronte alle spese di assistenza. Finirà rinchiusa in un ospizio? E chi se
ne frega diranno in molti, e altrettanti potranno esserne lieti: ben gli sta.
Passiamo poi – avendo detto fin troppo sul cosiddetto
reddito di cittadinanza – alla revisione delle aliquote fiscali, a quella ventilata
tassa piatta calcolata come percentuale costante in un regime costituzionale
che invece prevede la progressività (transeat).
Sui 40,9 milioni i contribuenti che hanno compilato
la dichiarazione dei redditi nel 2017, quasi la metà dichiara un reddito sotto i 15mila euro. Oltre 10 milioni di persone non ha pagato l’imposta,
grazie alle detrazioni o perché il reddito rientra nella no tax area; però considerando
i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus 80 euro, i
soggetti che di fatto non versano Irpef sono circa 12,3 milioni.
Da ciò si evince chiaramente che l’evasione e
l’elusione fiscale riguarda un bacino di soggetti enorme (da segnalare, dati ABI, che 100 mila conti correnti sono sopra il milione di euro). La tassa piatta,
sia essa del 15 o del 23%, riguarderebbe una platea di circa un quarto dei contribuenti.
Resta da capire a chi estorcere le risorse aggiuntive per coprire il buco
erariale che si aprirebbe immancabilmente. Non ci vuole molto per intuire che a
essere colpiti sarebbero prevalentemente i soliti noti.
Quanto poi alle pensioni, come già scrissi molti mesi
or sono, i nostri Robespierre riusciranno a far rimpiangere la Monti-Fornero. E
su questo punto accetto scommesse libere.
L’unico provvedimento concreto che invece dovrebbe
essere varato con urgenza riguarda le donazioni, le successioni, le polizze vita
e altre specie assimilabili. Qui però non si dovrebbe inventare nulla (guai!),
basterebbe tradurre letteralmente la legislazione della Germania. Se non piace
il tedesco, tradurre quella francese. Non esistono, per quanto ne so,
statistiche al riguardo, ma è realistico ipotizzare che si raggranellerebbe un
gruzzoletto non trascurabile con la revisione di tale imposta, alla quale –
quanto meno sugli immobili, i conti correnti e i titoli (compresi quelli di Stato)
– sarebbe non semplicissimo sfuggire.
Non lo faranno, non lo possono fare, poiché i primi ad opporsi sarebbero Grillo, Salvini e insomma tutti i Berlusconi, i Gentiloni, i Renzi, i Boschi della penisola.
Non lo faranno, non lo possono fare, poiché i primi ad opporsi sarebbero Grillo, Salvini e insomma tutti i Berlusconi, i Gentiloni, i Renzi, i Boschi della penisola.
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