Hanno
destato una certa curiosità e molto sarcasmo le parole pronunciate da Sergio
Marchionne davanti alla jeunesse dorée
della Luiss. È stato commentato che ciò sarebbe “lo specchio di una classe
dirigente che vede di fronte a sé un voto di protesta in grado di seppellire
intere filiere di governo”. La questione è ben più seria e va oltre il voto di
protesta e il non voto (questione che pure esiste).
Marchionne
sostiene, anche se le parole non sono esattamente le sue, che il capitale è interessato
solo all’acquisto e allo sfruttamento della forza-lavoro; fuori dal rapporto di
scambio e di sfruttamento il capitale, per sua natura, non coglie alcun
interesse sul piano dei valori, della giustizia e delle compatibilità sociali. Bestemmia in chiesa, ma sa che ciò fa gioco alla sua religione.
Però
“C’e’ una realtà là fuori che non deve essere trascurata”, ha affermato. E chi
deve occuparsene? Lo Stato, le istituzioni, la società civile? Non lo dice espressamente
ma è chiaro che a “ricostruire economie efficienti ed eque” dev’essere la “nostra
società”. E per società non intende certo quelle con sede fiscale nei “paradisi”
legalizzati dalla UE.