«Sarà almeno qualche decennio che da queste parti non si sente,
dico per dire, un pubblico elogio della grammatica o della bocciatura nelle
aule scolastiche … ».
Proviamo
dunque a discuterne pacatamente, non con “dei miserabili
slogan, dei brandelli smozzicati di pensiero”, ma con dei dati e
dei giudizi ponderati, come si fa in “Francia, in
Inghilterra, negli Stati Uniti”.
Prima
ancora di parlare di bocciature, però, affrontiamo il tema della dispersione
scolastica, che è poi l’altra faccia della medaglia (vorrei dire la vera faccia
della scuola di classe in Italia, ma mi trattengo, non vorrei passare per
“anarco-insurrezionalista”). Anzitutto per evidenziare che l’Italia, con una
media del 15% di abbandoni scolastici, è ai primi posti (almeno in questo!!) nelle classifiche dell'Unione Europea.
«Negli Anni Sessanta don Milani sosteneva che il problema della
scuola è il ragazzo che si perde. A 50 anni di distanza credo che potremmo fare
la stessa riflessione».
A chi appartiene questa riflessione,
pardon, questa invettiva estremista? Ricordiamoci
il monito dell’anticonformista di cui sopra, quello che vuole parlare della
bocciatura nelle aule scolastiche senza alcun conformismo e buonismo:
“L’estremismo non fa che portare alle estreme e più aggressive
conseguenze le sue banalità e le sue idee […] Perché – sostiene – da noi esiste un vasto brodo di cultura
che, seppure involontariamente, nutre di continuo gli slogan più esasperati
alimentando ogni giorno questa cieca irragionevolezza, questo pensare in bianco
e nero”.
Quando
sentite parlare di “brodo di cultura” vuol dire che l’intellighezia avverte la
necessità di stringere il discorso, di porlo su basi più avanzate, “della fede
religiosa”, “dell’eroismo militare”, in modo che l’amor di patria possa far da
viatico all’armiamoci e partite. Non prendetela come una battuta!
*
La
considerazione di cui sopra, quella che cita don Milani, appartiene a Francesca
Bilotta, responsabile del programma scuola di Save the Children.
Vedi
un po’ quanto in profondità ha scavato il buonismo e il conformismo.
«Il punto di partenza era chiaro. La ruota si inceppa alle
scuole medie. Lo dicono i test comparativi internazionali. Dalle elementari
escono studenti con una preparazione omogenea e superiore agli standard degli
altri Paesi. Nei tre anni successivi si assiste a un crollo, il sistema smette
di funzionare e solo chi ha famiglie sane (o chi finisce in scuole fortunate)
regge il confronto con i coetanei all’estero».
E
ancora: «La Buona Scuola torna a investire
nell’educazione, ma ha una lacuna grossa: mette al centro i professori e non
gli studenti, che continuano ad avere problemi in particolare in matematica e
scienze», dice Andrea Gavosto.
Il
giudizio giudizio finale tratto da questa analisi basata sui dati è preciso:
«Le statistiche dicono ancora che alle superiori si nota una
tripartizione legata al ceto familiare. Chi sta meglio va al liceo recuperando
una preparazione che sopravanza gli standard internazionali, chi sta così così
finisce negli istituti tecnici (dove i valori tornano sotto la media), chi sta
peggio scommette sui professionali, che nei test comparativi - con delle ovvie
eccezioni - ottengono risultati deprimenti. Un inarrestabile circolo vizioso».
Come
si può vedere, siamo ancora alla scuola basata sul censo, alla scuola di classe. Siamo ancora a don Milani. A
sostenerlo è la fondazione Agnelli, di cui Gavosto è il direttore.
Non
poteva dire che la scuola è uno degli ambiti della materializzazione del
dominio reale totale del capitale, il luogo da cui viene a costituirsi e diparte
la massima differenziazione sociale. No, in questi termini non poteva dirlo, se
non altro per motivi di … stile. Ma in buona sostanza è questo che noi, estremisti del tempo che fugge, vi leggiamo.
Ora
che abbiamo posto un po’ di basi all’argomento scuola, delle funzioni nodali
che essa assume nel generale movimento di riproduzione sociale, parliamo pure
della bocciatura nelle aule scolastiche, della necessità di una nuova regolamentazione
dei dispositivi selettivi sulla base degli input di mercato, ecc. Oppure il
tema così posto è ancora troppo estremista e conformista?
Questi suoi "moderati" informatori hanno di sicuro strumenti di indagine che io non ho. Mi chiedo, però, come valutare il piano dell'offerta formativa di un Liceo scientifico che in molte sezioni può togliere il latino, non fa la geografia, riduce a un paio d'ore settimanali filosofia, storia, scienze e pretende 400 ore, nel triennio superiore, di lavoro gratuito presso aziende pubbliche o private. È scuola da ricchi o è scuola da aspiranti schiavi? Per quanto ne so, l'indubitabilmente ricco Lapo, fece si il suo tirocinio alla Piaggio, ma sotto falso nome, non senza stipendio...
RispondiEliminasaluti carissimi
Ale
Lapo, fece si il suo tirocinio alla Piaggio
RispondiEliminain tal caso non gli avrebbe "fatto bene" :-)
ma credo che invece il " tirocinante" fosse giovannino, un "eretico" non so quanto casualmente morto giovane.
Giovannino, che effettivamente fece il tirocinio "anonimo" alla Piaggio, morì di tumore, per quanto casuale possa essere considerabile, e più che da eretico veniva raccontato come illuminato;
EliminaEdoardo è quello morto male, dopo una parabola che attraverso eroina, marxismo-leninismo, Khomeini, una conversione all'Islam sciita, finì con un volo dal viadotto.
Ma perché sto parlando dei cuccioli di Agnelli!?
Ah! ecco, si ragionava della scuola italiana...
Cortesemente
Luigi.
Tutti e due gli eredi in pectore sperimentarono le delizie della catena di montaggio. Il più giovane, stando a quel che ne raccontò lui stesso da Fabiofazio, fu riconosciuto dai suoi provvisori colleghi allo stadio mentre tifava per la squadra di sua proprietà e venne quindi allontanato (dalla famiglia, non dai sindacati, ovviamente) dalla fabbrica. Sulle eresie del più grande -fatto salvo il doveroso parce sepulto- io ricordo che, del tutto casualmente, voleva trasferire la fabbrica a Nusco, poi dopo una lunga trattativa (che fece anche la fortuna politica dell'attuale governatore) e qualche fondo europeo, si convinse a lasciarla a quei toscani che nel novembre del 1966, l'avevano ripulita dai fanghi dell'Arno prima ancora delle loro stesse case.
RispondiEliminaSaluti
Ale
Per sfornare disoccupati e analfabeti sociali, questa nostra sQuola è perfino ridondante.
RispondiEliminaIn certe regioni della Germania invece si è raggiunta la piena occupazione, cara Olympe che disastro economico capitalistico!
caino
Sì, d'accordo su tutto. Ma non capisco il nesso oppure lo presumo ma non ne sono certo. Crede davvero sia il caso di non bocciare per non cristallizzare le differenze sociali? Certo, è un fatto che (sono un docente di scuola secondaria di I Grado) tra i bocciati figurino, per lo più, figli di stranieri e di famiglie piccolo borghesi o con problemi socio-culturali. "Perchè? Tu fermeresti X? Ma li hai visti i genitori? Lavorano poco ed al massimo si esprimono attraverso grugniti!"
RispondiEliminaqui è in discussione anzitutto il modo di come è stata posta la questione da Ernesto Galli. inoltre cerco di mettere in rilievo il fatto che sostanzialmente si è rimasti a don milani, con molte aggravanti. in discorso dunque è la scuola e le politiche sulla scuola da almeno 1/2 secolo in qua. che cosa s'è fatto, per esempio, contro gli abbandoni in massa, specie laddove raggiungono il 25%? la famosa scuola a tempo pieno, che fine ha fatto?
EliminaMi permetto di segnalare, ai meno esperti in materia tra coloro che leggono questo blog, quello che mi è sembrato quando l'ho letto, un buon libro, La scuola è di tutti, scritto qualche anno addietro dall'insegnante italiano, Girolamo De Michele. (mi era sfuggito, prima di passare da queste parti, che costui si è occupato, tra le altre cose, anche di curare la corposa, almeno a guardare la quantità di pagine, biografia del profeta della Moltitudine).
RispondiEliminaSaluti
Giulia
grazie della segnalazione.
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