Ciò
che noi vediamo è un sistema economico pericolosamente fuori controllo, e, del
resto, cosa aspettarci dentro una formazione sociale in cui il processo di
produzione comanda gli uomini e non ancora gli uomini il processo di
produzione? Per questo stesso motivo è il movimento del capitale finanziario ad
autonomizzarsi e a sfuggire al controllo di qualunque istituzione nazionale o
sovranazionale.
Da
dove saltano fuori le illusioni sul sistema finanziario, da quanto tempo vige
l’illusione che la rendita finanziaria sia il prodotto del movimento stesso del
denaro? Che senso ha chiedersi perché crollano le borse e in particolare il
settore bancario se la risposta riguarda i tassi negativi che si diffondono a
macchia d’olio sul pianeta, e che sono puro veleno per le banche; Cina e
mercati emergenti; quotazioni del greggio e rischio perdite su crediti causate
da default d’imprese del settore energia; quotazioni azionarie gonfiate
dall’eccesso di liquidità di questi anni di politica monetaria non
convenzionale; eccetera. Se credete, continua ironicamente quella peste di
Mario Seminerio, metteteci anche le
macchie solari.
Quelli
elencati sono momenti di una contraddizione di fondo del capitalismo, laddove
l’estrema finanziarizzazione
dell’economia, con tutte le sue magagne, non è altro che la conseguenza della
crisi del modo di produzione capitalistico. Questo fatto è semplicemente
taciuto. E che a tacere siano i padroni del mondo va da sé, però a dar man
forte è la pletora di specialisti della falsificazione che opera nel mondo
della comunicazione. È anzitutto in tale contesto che la schiavitù si riproduce
ad un livello qualitativo superiore come dominio totale del capitale sulle
forme della coscienza.
*
Succede
come per la famigerata “crescita”, laddove si vorrebbe che i salariati
consumassero però senza andare a toccare i sacrosanti profitti del capitale. A
consumare di più dovrebbero essere gli operai degli altri capitalisti, delle
altre nazioni, mai i propri. L’attenzione del capitalista così come dei barbagianni
della politica, abituati all’economia volgare, si focalizza sul calo della
domanda, in realtà si tratta del lavoro
non pagato: a causa di questo le crisi ci sono sempre state nel
capitalismo, e però tanto più la forza produttiva si sviluppa e tanto maggiore è il contrasto in cui
viene a trovarsi con la base ristretta su cui poggiano i rapporti di consumo.
Questa
tendenza si è vista bene all’opera già durante tutto il secolo scorso e nello scorcio dell’attuale. Negli anni
Trenta s’è constatato a cosa stava portando. Sono state necessarie due guerre
mondiali, con un’immane distruzione di capitale (ovviamente compreso quello
umano), con un intervento massiccio dello stato nell’economia di guerra,
perché le cose non precipitassero. Poi è venuta la spinta della ricostruzione, delle nuove
produzioni e dei nuovi consumi, il ciclo virtuoso dell’accumulazione è ripreso
per quasi un trentennio, e tuttavia le leggi di tendenza non si fanno
intimorire da questi antagonismi temporanei.
Considerando
la faccenda dal lato della valorizzazione del capitale, che è l’intrinseco fine
della produzione capitalistica, la caduta del saggio del profitto si presenta
come un ostacolo per lo sviluppo del processo di produzione capitalistico, e
ciò favorisce la sovrapproduzione, la
speculazione, le crisi, un eccesso di capitale insieme a un eccesso di
popolazione.
E
dunque, in definitiva, tutti gli escamotage riformistici e produttivistici, il
diuturno impegno a stampar moneta per contrastare i tassi negativi, le
quotazioni del greggio, eccetera, nel lungo periodo producono sulla tendenza
delle leggi di movimento del capitale lo stesso effetto che avrebbero delle
misure per contrastare le macchie solari.
Macchi(n)e solari
RispondiEliminala finanziarizzazione è strettamente collegata al macchinismo e alle esigenze dell'economia di scala: indebitarsi per ammodernare ed ampliare continuamente gli impianti - cambiando di rimando la forma dell' organizzazione e il comando sul capitale variabile, per acquisire o fondersi con la concorrenza, per ricoprirsi dai chiari di luna del mercato: il capitalista finanziario è servito!
L' enorme montagna dei capitali che partorisce un topolino di plusvalore (l' indicibile plusvalore che idrata le cellule del mostruoso organismo!) subisce una svalutazione sistematica che solo temporaneamente le diverse governance monetarie possono arginare, agendo sul valore internazionale della divisa e sul costo del debito.
Infatti non arginano più nulla: l'attuale big short ("La grande scommessa" è un bel film) è partito proprio in risposta alle disattese promesse della BCE e del timidissimo rialzo FED. Visto il clima è più che normale che molti assumano posizioni di vendita allo scoperto almeno fin quando altri tenteranno di cavalcare i rimbalzi.
Ma questa è solo una superfetazione, il problema è che il can can della produzione e del realizzo è diventato un drammatico tango. Chi detiene capitale si rifiuta di entrare in un circuito produttivo poco redditizio, e, data l'incertezza, molto rischioso e con tempi di ritorno troppo lunghi. A volte si riflette poco su questa storia del tempo di rientro, la bronzea legge del Capitale vuole sicuramente massimizzare il profitto ma -non secondariamente- proprio nel minor tempo possibile.
secondo libro de Il Capitale. ma se non leggono nemmeno il primo!
EliminaUna domanda da perfetto ignorante: se domani crollasse il prezzo del grano, sarebbe più pane per tutti o più fame per tutti? Lo so, sembra una domanda stupida ma (sempre da perfetto ignorante) ho dei sospetti.
RispondiEliminasuccede, in via generale, come per tutte le altre merci. se crolla il prezzo significa che c'è più grano che domanda. se i mezzi di sussistenza costando meno, sempre parlando in via generale, anche i salari subiranno un calo, a cominciare proprio dai salari di chi produce il grano, ecc.. la domanda è meno banale di quel che sembra e implicherebbe da parte mia una risposta che non può essere contenuta in questo spazio.
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