Sull’ultimo
Domenicale de Il Sole 24ore, c’è un articolo a firma del professor Paolo Vineis
dal titolo: Si muore come sempre. Nel
senso che l’alto numero di decessi segnato recentemente per quanto riguarda i
primi otto mesi del 2015 aveva sollevato un certo clamore e le solite sguaiate
strumentalizzazioni politica. Da parte mia avevo riproposto la notizia in
questo post, in modo credo più sobrio. Il professore cita un paio di articoli
specialistici che sembrerebbero dimostrare che l’incremento dell’11,3 per cento
della mortalità sia in realtà imputabile ai “picchi influenzali” e “all’alta
incidenza di infezioni”, alla “bassa efficacia del vaccino” e all’ondata di
calore dell’estate scorsa (e nel 2003?).
A
Roma, scrive il Professore, l’incremento invernale ha interessato le fasce
anziane e molto anziane (85+ anni) con un eccesso in particolare per le
patologie cardiovascolari e respiratorie. Dopo di che cita un secondo articolo
comparso nella rivista Epidemiologia e Prevenzione,
secondo cui all’aumento “dei decessi sono
aumentati anche i soggetti in tarda età: L’aumento è stato prodotto da eventi
molto remoti, cioè dagli effetti della prima guerra mondiale […]. Il deficit di natalità nel periodo 1917-20
si è tradotto in un deficit di ultranovenatenni negli anni precedenti il 2015.
Quando le coorti di nascita successive al 1920 sono diventate ultranovantenni
(cioè ora), si è verificato – rispetto agli anni prima – circa un 40% in più di
perosne in quella fascia d’età. Questo fa sì che compaia un 40% in più di
soggetti a rischio di morire, e ci si deve aspettare che ci sia anche un 40% in più di eventi”.
Spero i lettori saranno indulgenti con la mia presunzione di blogger, ma a me tutto questo ragionamento convince solo in parte. Per prima cosa, attorno agli anni Noventa non si è assistito ad un analogo fenomeno per quanto riguarda i nati nel primo decennio del Novecento e che proprio allora raggiungevano gli 85+ anni. Altra cosa che mi piacerebbe sapere (ma non ho letto la rivista in questione) se lo stesso picco di decessi si è registrato in Francia, paese che ha subito le analoghe traversie storiche del nostro. Inoltre “le coorti di nascita successive al 1920” fanno a pugni con le statistiche dell’Istat, poiché dopo il primo conflitto e per decenni ci fu un drastico calo delle nascite, contrariamente a quanto comunemente si crede.
Dopo
di che, da badilante, ho preso le serie statistiche relative alla mortalità in Italia e ho ricavato quanto segue per il periodo 2010-2014 e per le classi dei maschietti che, si sa, tendono a lasciarci un po' prima:
80-84 anni: 19.261; 18
952; 19 254; 18.724; 18.322;
85-89 anni: 19.732;
20.088; 20411; 20536; 20.628;
90-94 anni: 13.674;
13.552; 13.170; 13.947; 14.905;
95-99 anni: 4.626; 5.046;
5.256; 5.696; 6.177;
100-104 anni: 736; 880;
814; 862; 1.111.
La
variazione tra gli anni 2010-2014, per quanto riguarda la fascia d’età 80-84
anni, ha segnato un calo della mortalità
di 938 unità. Per la fasci d’età successiva (85-89) c’è stato un lieve ma costante incremento, con
una differenza in aumento tra il 2010 e il 2014 di 896 unità. Più netto l’aumento, nello stesso
periodo nelle altre fasce d’età: 90-94 con più 1.231 decessi; tra 95-99 anni
più 1.551 decessi; tra i 100-104 con più 375.
Complessivamente
considerate le cinque fasce d’età, cioè quelle degli ultra ottantenni, la
differenza tra l’anno 2010 (58.029 decessi) e l’anno 2014 (61.143) è pari ad un
aumento dei decessi di 3.115, con un
incremento del 5,9 per cento in cinque anni.
I
decessi nel 2014 sono stati in Italia 594mila; nelle fasce d’età qui
considerate sono stati 61.143, ossia poco più del 10 per cento del totale.
Nelle
fasce d’età 90-104 anni si nota un forte incremento nei cinque anni
considerati, passando dai 19.036 decessi del 2010 ai 22.193 del 2014 con un
incremento del 14 per cento circa.
Tali
dati sembrerebbero confermare la tesi che il picco raggiunto
nei primi otto mesi del 2015 sia imputabile al maggior numero di decessi
registrati nelle fasce d’età degli ultra novantenni, cioè nei nati nel primo
dopoguerra, e dunque nell’aumento attuale della popolazione a rischio.
Sennonché,
per quanto riguarda gli anni qui presi in considerazione (2010-2014), si
registra un calo della mortalità per
queste fasce d’età:
55-59 anni: 2 .647; 2.621; 2.577; 2.553; 2.438;
60-64 anni: 4.144; 4.130; 4.138; 4.064; 3.922;
65-69 anni: 6.417; 6.373; 6.235; 6.077; 5.884;
70-74 anni: 9.344; 9.128; 9.220; 9.190; 8.930;
75-79 anni: 13.978;
13.914; 13.792; 13.283; 12.796.
I
decessi nel 2010 erano stati 36.530, mentre nel 2014 erano calati a 33.970, con
una differenza di 2.560 morti in
meno. La differenza che si ricava tra i decessi delle prime cinque fasce qui
considerate (quelle degli ultra ottantenni) e delle fasce tra i 55 e i 79 anni
è di: 3.115 – 2.560 = 555 decessi in aumento.
Se
poi andiamo a considerare, per lo stesso periodo, la netta diminuzione della mortalità nelle fasce di popolazione più
giovane, possiamo constatare che complessivamente il tasso di mortalità in
Italia è diminuito anziché aumentare.
Pertanto il picco del più 11,3 per cento dei primi otto mesi del 2015, se
confermato, deve avere anche altre e più
decisive spiegazioni che non quelle riportate dall’articolo del Domenicale del Sole 24ore. Tutto ciò in attesa dei dati di conferma della tendenza
e dei dati per fasce d’età previsti per il prossimo mese di marzo, solo allora
si potrà dire qualcosa con più contezza, non solo da parte mia.
Cara Olympe,
RispondiEliminapasserei il problema a Popinga , che ci illumini sull'ecologia matematica e sulle equazioni differenziali.
Chissà poi perché mi è venuto in mente il problema del Callosobruchus maculatus studiate dall'ecologo Fujii nel 1968.
Tutto dipende dalle costanti di regolazioni se non ho capito male.
Caino
ps Sempre tenuto conto che non siamo dei bruchi e che quello scritto sopra non è uno scherzo
A breve potrebbero cominciare a morire prematuramente intere coorti di vedove cui sia stato tolto il diritto alla reversibilità. E, di sfuggita, mi viene da augurare un felice ingresso nel mondo reale anche alle coppie omosessuali che tanto aspirano al matrimonio
RispondiEliminaSaluti
Ale
ci vogliono far credere semplicemente questo: che nei primi otto mesi del 2015 il numero degli ultra 85 sia esattamente raddoppiato, causa l'influenza e causa il fatto che nel 1925 si sarebbe stato un forte incremento demografico (coorti) mentre in realtà ci fu un deciso decremento per tutto il decennio e oltre, come del resto mostrano le statistiche. insomma, senza fare dietrologia, qualcosa non torna. ciao
EliminaIn sostanza, ci vogliono, tanti,giovani e propensi al consumo,(con poca cultura) con una mortalità sui 65 di modo che la spesa sociale in pensioni si dimezzi, dato che la propensione al consumo dell'anziano diminuisce progressivamente.
RispondiEliminaMi sto chiedendo dove ho già letto di scenari analoghi..
In più ci vogliono con tanto amore, ma altresì pronti a scannarci a comando.
In altre parole cominciano ad avere difficoltà nella scelta delle reti da pesca.
Pirlate pazzesche ci attendono nel futuro prossimo
Caino