Non esiste una rivoluzione pacifica,
non esiste una rivoluzione incruenta,
non esiste una rivoluzione che non sia
violenta.
Se non volete diventare schiavi aprite
i vostri dizionari
e tirate fuori la parola rivoluzione.
Malcolm X
«Un’economia mondiale che
vedrà ridursi la domanda di beni manifatturieri ottenuta con l'uso di materie
prime e di energie tradizionali. Al loro posto ci saranno beni e servizi
prodotti con tecnologie specializzate e una diminuzione del lavoro materiale e
dell'occupazione. Infine un aumento del tempo libero che sposterà le persone
verso viaggi, turismo, cultura, processi di integrazione, ricerche scientifiche
e applicazioni pratiche dei loro risultati.»
Un
vaticinio con i fiocchi, un quadro idilliaco del futuro, di un sistema che durerà
“secoli”. Non c’è traccia di conflitto, di contraddizioni, di lotta per
l’egemonia, c’è invece menzione d’ufficio della disoccupazione, senza chiedersi
che cosa faranno centinaia di milioni di senza lavoro. Viaggeranno come turisti
in ogni angolo del mondo. Viaggi e processi d’integrazione come già avviene ora
attraverso il Mediterraneo e i Balcani.
E
siccome di queste cose Eugenio Scalfari ne ha parlato al telefono con il suo
vecchio amico Mario Draghi, possiamo dedurre di poter stare tranquilli: è sotto
tale luce che è visto il roseo futuro presso le élite. Ciò a cui si punta nell’immediato
è la creazione di un ministero europeo dell’economia che s’interfacci con la
Banca centrale. Tutto dipende dalla Merkel e dai tedeschi, dice il Nostro.
Dettaglio.
«Per quanto ci riguarda,
i nostri valori sono, come ben sappiamo, tre: libertà, eguaglianza, fraternità.
Non sono affatto realizzati, non dico nel mondo, ma neppure nell'Occidente che
tuttavia ne ha fatto da oltre due secoli la sua bandiera. Saranno - dovrebbero
essere - il nostro contributo alla società globale della quale facciamo parte.»
Maestro,
vai con la marsigliese che Scalfari batte il tempo col suo piedino. Non ha
tempo di chiedersi per quale motivo in oltre due secoli i “nostri valori” non
sono affatto realizzati. Non è forse
a motivo che la democrazia borghese, per quanto possa presentarsi come
liberale, lascia i proletari nella loro condizione, cioè nella subordinazione
più totale a ciò che oggi chiamano “mercato”, in altre parole nella discriminazione
economica e sociale?
Già,
uguaglianza. Uguali in che cosa, nei diritti truccati? Quei tre “valori”
potrebbero essere ricondotti a uno soltanto: uguaglianza sociale. Non serve che mi si dica che sono libero, devo esserlo
davvero. Anzitutto libero dal bisogno. Non posso essere fratello del mio
sfruttatore, di coloro che si sono accaparrati tutto, che possono disporre a
piacimento della terra, dell’acqua e decidere perfino quale aria dobbiamo respirare.
Al
padrone l’operaio potrà anche dare fraternamente del tu, entrambi potranno
recarsi insieme alle urne e votare lo stesso partito, ma non per questo il
padrone sarà meno padrone.
Pertanto,
se quei valori in due secoli non sono stati realizzati è perché essi non
possono non accompagnarsi con la giustizia sociale. Se c’è vera giustizia sociale
la democrazia è una cosa seria, altrimenti si tratta di truffa demagogica.
Fino
a quando continueranno a dominare le famose leggi di “mercato”, a cominciare da
quella di scambio, a concepire e misurare la ricchezza non in termini di
ricchezza reale degli individui ma come accumulo di ricchezza da parte di un
esiguo numero di essi, e dunque fino a quando i bisogni materiali e spirituali
continueranno ad essere concepiti e misurati in termini di proprietà, profitto
e dividenti, quei famosi “valori non affatto realizzati” resteranno tali.
N.B.:
quella stessa borghesia, che quei valori in due secoli e oltre non ha saputo (e
potuto) realizzare (se non come moneta frusciante) e che sotto la sua egemonia
non saranno realizzati mai, rinfaccia alle rivoluzioni più o meno sociali e più
o meno dichiaratamente socialiste di non avere a loro volta saputo realizzarli
in un batter d’occhio, in situazioni di sottosviluppo e a fronte di conflitti e
aggressioni scatenati proprio dalla borghesia stessa.
E non è affatto da escludere che il Nostro intenda il plurale di quei valori in senso assolutamente maiestatico, del resto ha sempre avuto un'eccessiva considerazione di se stesso. Sempre più i suoi pezzi, con l'avanzare dell'età, mi ricordano gli svolgimenti retorici dei temi indigesti delle medie: il problema della droga, la fame nel mondo, le guerre, davanti ai quali un adolescente non poteva far altro che scarabocchiare banalità sulla gravità dei medesimi e sulla consapevolezza del doversi trovare comunque una soluzione. Si portava a casa la sufficienza e i problemi restavano lì, intonsi.
RispondiEliminaScalfari ha soltanto volto il tema alla terza persona plurale, e siccome i suoi lettori vengono da quel retroterra scolastico e lì sono rimasti, ecco che passa per un grande pensatore.
Scalfari con i suoi vaniloqui, di cui ormai non si sa più se ridere o essere imbarazzati, non saprà mai di essere la scaturigine dei più bei post etici di Olympe.
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