Post un po’ lungo che ha lo scopo d’ingannare
la noia, quasi l’angoscia, di queste ore che chiudono l’anno. È inadatto a
passeggeri frettolosi di arrivare al 2016 e a quelli che vogliono scansare il
rischio di imparare qualcosa che già sanno. Consigliato invece a chi non considera
la propria sorte un difetto del destino e che, non potendo fare la storia,
anche per gusti sedentari, preferisce farsela raccontare.
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Uno
degli aspetti più ingannevoli della percezione del tempo storico ritengo sia
dato dal sistema di datazione del quale noi oggi quasi universalmente ci
avvaliamo. Il tempo storico, per quanto riguarda l’evo antico, si presenta ai
nostri occhi di anime comuni come un rapido assottigliarsi, una diminuzione che
procede con cadenza più secolare che annuale; poi, a cominciare dall’evo
volgare, inizia una tortuosa risalita che diventa sempre più aspra quanto più
s’avvicina alla nostra contemporaneità, laddove ogni più succedanea banalità è
acclamata con iperboli come queste: “il matrimonio, il match, il summit,
l’accordo, … del secolo”!
Di
queste evanescenze ce ne offre uno scampolo paradossale il protestante La
Peyrère, guascone, autore dei Preadamiti (1655),
secondo cui nemmeno Adamo fu il primo uomo, poiché la Genesi riguarda solo il
popolo ebraico e altri uomini vissero altrove prima di lui, senza essere
coinvolti nel peccato originale. Ne prendano nota i testimoni di Geova e pure
gli altri battezzati.
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