Quanti
di noi si ricordano il nome di Mohamed Bouazizi? Il 17 dicembre del 2011 si appiccò
il fuoco a Tunisi, per protestare contro i soprusi della burocrazia locale, e morì
il 4 gennaio successivo a causa delle gravi ustioni riportate. Divenne il
simbolo di una rivolta. Qualche mese più tardi il presidente Barack Obama ebbe
a dire in riferimento a questo fatto: “È lo stesso tipo di umiliazione che avviene
ogni giorno in molte parti del mondo, la tirannia implacabile di governi che
negano ai loro cittadini la dignità”.
*
Quanti
di noi conoscono il nome di Ashraf Fayadh? Nel 2013 è stato tra i curatori
della mostra Rhizoma alla Biennale di Venezia. Ma non è per questo motivo che
il suo nome dovrebbe esserci noto. È stato arrestato nel gennaio del 2014 e nel
maggio dello stesso anno è stato condannato a quattro anni di prigione e 800
frustate da un tribunale di Abha, e di recente è stato condannato a morte per “apostasia”. Una
notizia che sembra provenire da un’altra epoca. È accusato di aver promosso
l’ateismo con i suoi testi inclusi nell’antologia poetica Instructions within (2008), di aver avuto relazioni illecite (cioè
di avere immagini di donne sul suo cellulare e di corrompere le giovani), di
aver mancato di rispetto al profeta Maometto e di aver minacciato la moralità
saudita.
La
violazione dei diritti umani! Le libertà individuali sono sacre! Oltre alle
armi, il presidente e premio Nobel per la pace Obama non ha mai pensato di
esportare in Arabia Saudita la “democrazia”, i diritti umani, le libertà
individuali. Viva l'Arabia Saudita, i suoi diritti, le sue prigioni, il suo
petrolio e il suo denaro!
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