Possiamo
prendere atto che il capitalismo non ha cambiato pelle, la forza istintiva
reazionaria della classe dominante occidentale promuove oggi e come sempre il
terrorismo sociale e quello internazionale, con una continua campagna volta
all’instupidimento delle masse, diventate semplicemente dei feticci estraniati
che vivono comportamenti ritualizzati e riproduttivi di rapporti sociali che i
media e la scuola inculcano nella coscienza fino a farli apparire “ovviamente
normali”.
Anzitutto
è difficile far intendere che la violenza di cui siamo vittime e testimoni
sotto diversi aspetti è definita dal carattere intrinseco e storicamente
determinato dei rapporti sociali vigenti, dunque che non c’è rapporto nella
materia sociale che sfugga a questa determinazione, e infine che il
comportamento violento e aggressivo non trova le sue spiegazioni nella
predisposizione genetica degli individui come va di moda credere sulla parola
dei biologi.
Come
altro si potrebbe spiegare l’aggressione terroristica della legge Monti-Fornero
o il terrorismo sociale fomentato da Renzi a cominciare dall’abolizione
dell’art. 18? E tuttavia non mancano degli stronzi – allievi e poi maestri
della subcultura della crisi – che ti spiegano che tali misure legislative sono
necessarie per rendere il sistema del welfare sostenibile! E decine di milioni
di alienati prendono per buona una balla del genere. È questo un aspetto
rilevante dell’ideologia del dominio che usa la menzogna per far passare come
misure necessarie alla collettività ciò che invece è il risvolto normale delle
contraddizioni del sistema.
Nel
dibattito pubblico non vi è accenno al capitalismo e agli aspetti contradditori
del modo di produzione capitalistico, poiché gli “esperti” si limitano a
trattare la crisi del capitalismo entro la sfera del “mercato”, ossia sui temi
connessi alla circolazione e alla fiscalità, alla compatibilità e produttività
del lavoro. Per educazione e posizione sociale (come tutti, tengono famiglia) questi
funzionari dell’ideologia non hanno alcun interesse realmente scientifico ad accostarsi
alla realtà del capitalismo.
*
Non
è difficile prevedere per i prossimi 12-18 mesi un’altra impennata della crisi
finanziaria e a seguire tutto il resto. I motivi sono noti ed è inutile
soffermarci ancora sull’enorme montagna di titoli spazzatura in circolazione,
sul calo delle materie prime e il ristagno dei consumi. Sta di fatto che questo
sistema economico ancora una volta promuoverà nuovi slogan per giustificare il
terrorismo sociale con cui far pagare le sue contraddizioni ai suoi schiavi. È
già avvenuto più volte, accadrà ancora.
Nonostante
le statistiche ufficiali – clamorosamente manipolate (non solo in Italia) –
indichino una sostanziale stabilizzazione della disoccupazione o un suo declino
è un fatto che i senza lavoro e i lavoratori precari sono molte decine di
milioni già solo in Europa. L’innovazione tecnologica e la tendenza del
capitale a risparmiare forza-lavoro fa sì che posti di lavoro ce ne siano
sempre di meno. Una tendenza che si aggraverà nel tempo (*).
Uno
dei rimedi principe per creare nuovi posti di lavoro consiste nella riduzione
della giornata lavorativa, ormai da un secolo ferma alle otto ore. Ovviamente si
dà a credere per contro l’assurdità di un simile provvedimento laddove si
tratta invece di essere competitivi sui mercati e dunque più produttivi.
I
capitalisti e i loro servi nei parlamenti e negli esecutivi, non ci pensano
proprio a ridurre la giornata lavorativa (preferiscono puntare sullo scontro
inter-generazionale) per il semplice fatto che l’estorsione di plusvalore è un
imperativo al quale il capitale non può sottrarsi, stante anche la tendenza
alla diminuzione del saggio del profitto. Infatti, più diminuisce il rapporto
tra lavoro vivo e lavoro passato, maggiore è la tendenza alla diminuzione del
saggio del profitto. C’è un unico modo per costringerli a ridurre la giornata
lavorativa, e cioè con la lotta di classe. Tuttavia non è nella realtà delle
cose di oggi. E ad ogni modo sia chiaro che la riduzione della giornata
lavorativa di per sé non eliminerebbe le contraddizioni alla base del
capitalismo e dunque la disoccupazione, ecc..
Per
ostacolare la tendenza alla caduta del saggio del profitto il capitale può anzi
agire sull’allungamento della giornata lavorativa e, cosa che si equivale,
aumentare i ritmi produttivi, ossia il saggio di sfruttamento. Ciò non impedisce
tuttavia che quanto è più elevata la massa
dei profitti (vulgo: i ricchi diventano sempre più ricchi) e tanto più è basso
il saggio del profitto. Ciò che conta
per il capitale non è tanto la massa ma il saggio del profitto in rapporto
all’investimento (qui e anche qua).
Questo
è il movimento per così dire in vitro
del capitale. E ciò è sufficiente per prevedere – nei tempi che saranno
necessari, dunque senza la fregola di volerne essere necessariamente testimoni
oculari – che il conflitto tra forze produttive materiali della società e i
rapporti di produzione esistenti, cioè i rapporti di proprietà (che ne sono
soltanto l'espressione giuridica), quando giungerà a maturazione scatenerà un'epoca
di rivoluzione sociale. E poco importa quali caratteri ideologici e quali
motivazioni essa assumerà.
(*)
Per quanto riguarda l’Italia, l’attuale normativa sulle pensioni (nella parte in
cui non verrà mai riformata) creerà
nei prossimi decenni decine di milioni di poveri, sia che essi abbiano
stipulato contratti di pensione integrativa oppure no.
«E ad ogni modo sia chiaro che la riduzione della giornata lavorativa di per sé non eliminerebbe le contraddizioni alla base del capitalismo».
RispondiEliminaQuello che mi pare di aver capito e sul quale non si riflette mai abbastanza (non certo te, sia chiaro ;-D) soprattutto i cosiddetti "scienziati" economici, è quello da cui Marx stesso parte nella sua imprescindibile riflessione sul capitale: la merce. Tutte le contraddizioni partono da essa e dalle determinazioni del "valore" che ne conseguono. Se non fossimo, chi più e chi meno, "vittime e testimoni" del sistema sociale vigente, forse ci accorgeremmo che l'unica alternativa possibile, realmente rivoluzionaria, è sortire dalla logica mercantilistica, ovvero organizzare la produzione svincolandola interamente dalla schiavitù del valore (di scambio).
svincolandola interamente dalla schiavitù del valore (di scambio) e così anche da quella del valore d'uso, cioè dalla scarsità e dalla minorazione in cui si è dato "l' essere" lungo i secoli
Eliminaperciò marx scriveva che il capitalismo non si supera solo con il desiderio e la volontà (spontaneismo), ma vi debbono essere le condizioni. non basta dunque la conquista del potere e l'elettricità in tutte le case. oggi queste condizioni sono mature, anzi se si ritarda ancora il capitalismo porterà il pianeta alla catastrofe.
EliminaAhi ahi ahi, siamo ancora con l'orario di lavoro :D
RispondiEliminaMa non leggete gli intellettuali come il vice-direttore del Fatto Quotidiano Stefano Feltri che titola un suo articoletto-pensiero con:
"Poletti un po’ ha ragione: a cosa (non) serve l’orario di lavoro".
Estratto Feltri-pensiero:"..quando aprite una mail che vi arriva sulla posta aziendale o rispondente al cellulare state lavorando o no? Qualche sera fa, di domenica, ero a mangiare una pizza con amici: tra questi una ragazza che si occupa di social media. Ha passato tutta la serata su Twitter, perché era un momento importante per la trasmissione tv di cui deve curare l’account. Quale contratto di lavoro potrebbe stabilire un orario che contempli anche la domenica sera?"
Alla fine del papello:
"...che la politica e, chissà, anche i sindacati capiscano che non possono più ignorare le profonde trasformazioni dell’economia che li circonda. E che, quindi, finalmente si sforzino di immaginare tutele adatte a un mondo dove essere freelance è ormai la norma, non l’eccezione.
L’obiettivo della polemica dovrebbe essere la difesa del lavoratore, non dell’orario."
Da cui è dimostrato che non viviamo in un momento storico giusto per "rivoluzioni".
Saluti,
Carlo.
P.S.: l'economista Feltri (laureato in Economia alla prestigiosa Bocconi) forse ignora che il barbuto di Treviri scrisse già quasi due secoli fa che:
".. il salario a cottimo (il salario a risultato di cui cianciano gli economisti) è la forma di salario che più corrisponde al modo di produzione capitalistico"
se il signor feltri fosse per bisogno costretto a 8 ore di fabbrica o anche di ufficio queste cose non le scriverebbe.
Eliminail mio discorso qui è un po' diverso, anzi molto diverso da quello di un feltri e simili.
ciao
A onor del vero Feltri fa differenza tra il lavoro dell'"operaio" e il "suo" lavoro e in generale il lavoro del "freelance", nel senso che nel suo lavoro il tempo di lavoro in un intervallo specifico non ha senso o meglio è un qualsiasi "tempo" della giornata, mentre nel lavoro "classico" invece il tempo è condensato giocoforza in un intervallo ben specifico.
EliminaSecondo lui, dato che il lavoro "classico" sarà meno significativo sul totale del lavoro sociale, ecco che il calcolo micragnoso del tempo di lavoro non ha molto senso...perché lui rivendica ad esempio che le mail le può mandare mica sul "posto di lavoro" ma magari seduto sul water di casa o altrove, chessò in spiaggia e comunque "fuori" da un "posto" di lavoro. E' un freelance, free, "libero"...come d'altronde è "libero" qualsiasi lavoratore nel mercato del lavoro, direi io.
A mio avviso non si rende conto l'economista bocconiano che così il suo tempo di vita in un certo senso è come se fosse "tutto" a disposizione del suo prenditore di lavoro. Poi gli si dovrebbe chiedere cosa intende con "la difesa che deve essere del lavoratore". Che difesa? Ecco, magari il sussidio di disoccupazione più elevato dopo il licenziamento, i corsi di formazione per riciclare i vecchi lavoratori espulsi dal ciclo in altri ambiti...no, il meglio sono i corsi per diventare imprenditori di sé stessi, tutti "freelance". Dice il nostro: "Le fabbriche hanno ucciso gli artigiani e ora che le fabbriche stanno morendo, ritornano gli artigiani, più intellettuali di una volta ma altrettanto solitari e fragili...", alla fin fine il nostro economista intravede qualche problemino...
Il capitale in tutto questo rimane molto sullo sfondo, quasi scompare. Marx gli fa un baffo a questo qui.
Ciao.
anzitutto è necessario distinguere, in relazione alla produzione di plusvalore, tra lavoro produttivo e lavoro improduttivo:
Eliminagli economisti moderni si sono trasformati a tal punto in sicofanti del borghese da volerlo convincere che è lavoro produttivo se uno gli cerca i pidocchi in testa o gli sfrega l’uccello, giacché quest’ultimo movimento gli terrà più chiaro il testone — testa di legno — il giorno dopo in ufficio (Grundrisse, Meoc, XXIX, p. 203).
feltri dal suo water può mandare tutte le sue mail a chi vuole, anche al suo padrone. mentre defeca e manda mail di ammirazione al suo padrone non produce un atomo di valore, e al padrone gl'importa un fico secco come passa il tempo della giornata il suo bischero
Beh ,cara Olympe, a me invece IMPORTA..non vorrei morire fatalista,probabilmente ho capito male.
RispondiEliminaCaino
Un pò di dati, rilasciati di ieri l'altro, sulla disoccupazione italiana relazionata al resto della area euro:
RispondiElimina(Reuters) - Rispetto al 2008, quando è iniziata la crisi, l'occupazione complessiva in Italia "è rimasta pressoché invariata, in controtendenza rispetto all'insieme dell'area dell'euro e alle sue economie più piccole".
Lodice la Banca centrale europea aggiungendo che, tra il secondo trimestre del 2013 e il corrispondente periodo del 2015, l'incremento del numero di occupati "è dipeso per il 63% da posizioni a tempo parziale".
"Due grandi economie dell'areadell'euro, Germania e Spagna, hanno contribuito per quasi due terzi all'incremento complessivo del numero di occupati nell'area dal secondo trimestre del 2013, con apporti pari rispettivamente a 592.000 e 724.000 unità", si legge nel bollettinomensile della Bce.
"Questo risultato non dipende esclusivamente dalle dimensioni dei due paesi; si consideri che nello stesso periodo i livelli occupazionali di Francia e Italia sono aumentati, nell'ordine, di appena 190.000 e 127.000 unità, pariall'incirca al 15% del rialzo per l'insieme dell'area dell'euro".
La Bce prosegue osservando che "il recupero dell'occupazione nell'area dell'euro è stato trainato, oltre che dalla Spagna, dal marcato aumento del numero di occupati in Irlanda,Grecia e Portogallo".
"Nell'insieme, queste tre economie hanno esercitato un impatto del 15% circa sulla crescita del numero di occupati nell'area dell'euro dal secondo trimestre del 2013", coincidente quindi al contributo di Francia e Italia,aggiunge la Bce.
A ogni giro l'astensionismo aumenta ed aumentano i voti alla destra radicale. Per ora e ancora per un certo periodo la mafia politica installata dal capitale nei Parlamenti e nei governi terrà a bada l'ascesa delle varie Le Pen con i giochetti delle alleanze e delle desistenze, ma non potrà fare a meno di procedere con la distruzione della classe media (quella lavoratrice è stata asfaltata) e anzi di accelerare il processo. Il che porterà altro consenso alla destra radicale. Il bipartitismo liberista sta segando il ramo su cui è seduto e poco importa che oggi il lepenismo sia ancora elettoralmente minoritario, di questo passo diventerà maggioritario. E' probabile che il potere economico si stia preparando a mollare i partiti di maggioranza borghesi, pur continuando a sostenerli finché si mantengono in sella. Ci sono segni in quel senso, anche in Italia. Nel frattempo stanno comprando e allenando la nuova destra, che oggi prende voti con un mix di xenofobia e programmi di sinistra sociale da buttare nella spazzatura (la sinistra, non la xenofobia) una volta giunti al governo.
RispondiEliminaPer tutto il resto c'è l'EUROGENDFOR. Dovessero servire, la gamma dei manganelli è ampia, per soddisfare tutte le esigenze.
sul fatto che stanno segando l'albero non vi sono dubbi ma il ramo è ancora robusto
Eliminaun paio di note:
RispondiElimina1)che come salariato io sia vittima del sistema capitalistico mi fa incazzare molto meno della massa di idioti incatenati come me "al remo" che invece di prendersela con " l' armatore" odiano chi gli mostra la loro condizione di "galeotto" e gli contesta le loro illusioni borghesi per le quali addirittura hanno applaudito "la crociera".
E purtroppo il numero è sempre un fattore critico e nulla si potrà finchè questi idioti non avranno tutti avuto la loro meritevole fine.
2) Ma anche quando finalmente giungerà a maturazione ....un'epoca di rivoluzione sociale
credere che queste " rivoluzioni" cambino la storia è il solito illusorio positivismo marxista ; Purtroppo le " rivoluzioni" saranno solo "masaniellate" e quandanche una di queste raggiungesse anche l' intensità di "quella di spartaco "essa finirebbe nello stesso modo: tutti a far da "pendent" sulle strade e "opportune misure " affinchè la cosa non accada più per svariati secoli.
Purtroppo l' unico prevedibile futuro sarà una lunghissima barbarie schiavistica in un sistema che potrà crollare solo per gravi attacchi "esterni" ( enormi cataclismi e/o guerre)