Il braccio alzato con il pugno chiuso,
la canzoncina degli anni Settanta, le solite frasette contro l’austerità
imposta dalla perfida UE. È un copione già visto in Grecia e ora riproposto in
Spagna. Nuovo oppio per il popolo. Ciò di cui c’è bisogno in Spagna così come
già in Grecia è un esecutivo acritico, obbediente e disciplinato. Qualunque
esecutivo si riuscirà a imbastire a Madrid esso non potrà mai derogare dalle
coordinate del sistema borghese e da quelle del comando europeo a centralità
tedesca.
La questione centrale per i
salariati non è la tattica elettorale dei partiti borghesi, ma come
intervenire in modo indipendente e affermare i propri interessi. Con una
disoccupazione oltre il 20 per cento e con la metà dei giovani senza lavoro dovrebbe
venire da sé il coagularsi degli interessi e l’organizzarsi di una lotta radicale
contro l’ordine esistente. Tuttavia è proprio in questa difficoltà che si può
apprezzare come il sistema borghese nelle sue diverse articolazioni ha lavorato
bene.
Da un lato l’azione psicologica
incentrata su suggestioni, stati d’animo, ossia reazioni di ansia, smarrimento,
sfiducia, paura, eccetera (*); dall’altro le campagne mediatiche di
denigrazione e dissuasione che negli anni si sono affinate quasi a diventare un’arte,
a tal punto che i concetti stessi di organizzazione di classe e di lotta di
classe paiono talmente obsoleti da essere considerati impraticabili e assurdi.
Abbiamo così delle masse
spaventate dalla crisi e da pratiche sociali terroristiche, e per risultato delle
classi e gruppi sociali costituiti di fantasmi inadatti ad affrontare adeguatamente il livello di scontro sociale, la lotta
di classe condotta ferocemente dalla borghesia.
Lo schema ideologico che un tempo
rappresentava gli interessi di classe degli sfruttati è stato sostituito da
parametri ideologici diametralmente opposti. Così come per il capitale il
plusvalore è l’unica razionalità, allo stesso modo sul piano ideologico la
stabilità del sistema è fatta passare per interesse comune: todos caballeros. In
tal modo la borghesia crede di aver risolto il problema dello scontro sociale e
anche, per sovrappiù, quello etico, morale e filosofico.
(*) L’azione psicologica è stata
mutuata da una tecnica militare, di guerra, ed opera secondo lo schema binario
noi/loro. Noi, ovvero l’insieme degli schiavi volontari che si riconoscono nel
sistema; loro, invece, l’insieme di chi non si riconosce e resiste.
D'altronde, bisogna ricordare,simtetizzando, che "L'ideologia dominante e' quella della classe dominante".
RispondiEliminaPurtroppo, in tali condizioni ideologiche, ha fatto cuneo e s'è aperto un varco il nefasto irrazionalismo religioso, in ispecie di matrice islamista, col quale tanto volentieri "guerreggiano" le élite dominanti.
RispondiEliminaQuello dell'islam moderato è una balla. Moderato da chi e da che cosa? L'islam va combattuto per ciò che è così come s'è fatto per il cattolicesimo. l'islam non è semplicemente una religione ma bensì un'ideologia totalitaria e totalizzante. come lo fu del resto il cattolicesimo prima che lo sviluppo economico e sociale gli tarpasse le ali. ed è perciò che il cattolicesimo se la prese col modernismo così come oggi l'islamismo combatte la "modernità" occidentale. in europa abbiamo 38 milioni di mussulmani ed è solo l'inizio. con l'islam dovremmo fare i conti man mano che aumenteranno di numero e d'importanza. altro che i presepi e il natale. mi devono spiegare anzitutto il loro rapporto con le immagini e l'arte figurativa ... e molto altro ancora.
EliminaL'aspirazione della borghesia ad essere classe universale, uniformata su un modello astratto di ceto medio, corre -strutturata nella formazione del mercato integrato mondiale- verso il suo presunto climax
RispondiEliminaA poco importa che in realtà il processo di ri-produzione della ricchezza sociale generi in continuazione nuovo proletariato e nuove classi medie, redistribuite diversamente a causa della nuova divisione internazionale del lavoro, siamo del tutto lungi dalla loro scomparsa
E' la stessa competizione volta all'estrazione di quote sempre più ampie di plusvalore relativo che rende più inestricabile e complessa la superficie sociale e solo tendenzialmente minore il numero dei produttori, la classe operaia industriale ed agricola, azzerandone un peso politico che anche in passato è stato scarso in relazione alla importanza
Lo stesso sfruttamento di classe, in quanto categoria razionale di approssimazione alla totalità, alla realtà del reale, sembra essere impraticabile, al suo posto mantiene senso invece una generica miseria a cui alla fine ci si può sempre adattare
Parafrasando Horkeimer, è la vastità del dominio che non ci permette di vederlo, tuttavia le pretese di universalità borghese rimangono un paradosso
la classe operaia industriale ed agricola non sono la stessa cosa. quella agricola è certamente in declino, ma quella industriale è tendenzialmente declinante solo nei paesi di più antico sviluppo. in cina, india, ecc è invece in ascesa. perciò a mia volta tendo a parlare di "salariati" e non solo di "operai", includendovi i lavoratori dei servizi. chiaro che a rigore anche i manager, i funzionari del capitale sono dei salariati, ma in tal caso spero che la puntualizzazione non serva.
Eliminaparlo di redistribuzione a livello mondiale e di tendenza nei paesi a maggior peso di tecnologie labour saving
Eliminail discorso infatti non solo non vuole fossilizzarsi ma al contrario intende farla finita col mito sindacale del operaio, e anche con quello più ampio comprendente lo stipendiato ( che produce profitto già circolante o, in altri termini, sottrae quote di plusvalore prodotto da altri)e cerca di articolare una visione più adatta di proletariato: quella che trovo, per accenni, nei testi dottrinali
ora è molto più chiaro, e concordo. ma stiamo attenti – lo dico in generale – a non spingerci in territorio negriano. tu mi capisci.
Elimina