L’unità
nel suo movimento implica la scissione. È la divisione che definisce le
condizioni dell’unità. L’intreccio contraddittorio di tendenze e controtendenze
è proprio del movimento nel processo reale. Nel cogliere questo intreccio sta – se non avete già cambiato canale – la differenza tra la logica
dialettica e la logica formale.
Per
venire al caso concreto, anche lo sviluppo del capitalismo avviene come movimento
di tendenze e controtendenze. Per quanto riguarda la riduzione del capitale
variabile (lavoro) in rapporto al capitale costante, per effetto dello sviluppo
progressivo della produttività sociale del lavoro, ciò rappresenta l’effettiva
tendenza della produzione capitalistica. Tuttavia tale diminuzione non appare in forma assoluta, ma come tendenza progressiva.
Vediamo
di svelare un piccolo segreto a quelli che – a fronte di tale tendenza –
manifestino stupore nel vedere sì diminuire la quota di capitale variabile e
progressivamente anche il saggio del profitto, ma nel complesso aumentare la massa dei profitti. Da tale
stupefacente constatazione nascono poi molte leggende, come sanno soprattutto alcuni
astuti commentatori di blog.
E
dunque: lo stesso sviluppo della produttività sociale del lavoro si esprime da
un lato nella tendenza alla progressiva diminuzione del saggio del profitto e dall’altro in un costante aumento della massa assoluta del profitto (il
plusvalore acquisito) di modo che alla diminuzione
relativa del capitale variabile e del profitto, corrisponda, nel
complesso, un aumento di entrambi. Perbacco!
Non
si tratta di un gioco dialettico bensì della dialettica nel movimento reale del capitale, nel suo sviluppo logico e
storico. Lo so, l’assumere consapevolezza su questo “dettaglio” costituirebbe
un piccolo passo nel progresso dell’umanità, ma per quanto riguarda qualsiasi anima comune ciò costituirebbe
il superamento di uno scoglio decisivo, foriero di conseguenze importanti sul
piano del proprio sentimento individuale. Ciò che però ostacola il raggiungimento
di tale obiettivo non è tanto l’ignoranza, alla quale finché c'è vita si può sempre
porre rimedio, bensì i vantaggi che si traggono dall’esibirla disinvoltamente.
Nel
prossimo post cercherò di dare esempio concreto di quanto qui paludatamente
esposto occupandomi di un articolo apparso su Le Scienze di questo mese a proposito di povertà e microcredito. Tutto
a gratis, come sempre.
Non ho cambiato canale perché c'è più notizia in questo post che in un milione di telegiornali.
RispondiEliminaGrazie, datosi lo stato delle mie finanze, eh, eh.
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