A vederlo, Silvio Berlusconi, ci si rende conto di come quest’uomo e le sue profezie appartengano inesorabilmente al passato. Il suo desiderio di vita eterna è stato frustrato da un laconico comunicato del portavoce delle Merkel: non ti conosciamo. Potrà rammentarsi nostalgico gli amici fedeli, le grandi feste, gli inesausti esercizi virili, le casse di vini profusi, ma non potrà più assaporare la gioia infantile di fare cucù al cancelliere del Reich.
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A sentirlo, Pierluigi Bersani, ci si rende conto di come quest’uomo desideri soprattutto una cosa: regnare almeno per un giorno per salvare l’Italia. Prima ancora ha scontentato tutti: taxisti, notai, farmacisti e negato agli omosessuali – per ragioni di parsimonia – il velo in organza. Punta su un plebiscito alle primarie, ma c’è chi giura che gli faranno le scarpe. Sapremo meritarci il suo sarcasmo?
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A proposito di sarcasmo. N. Gregory Mankiw è professore di economia a Harvard ed era un consigliere del presidente George W. Bush. In un articolo sostiene una tesi non più balzana di tante altre. Per incentivare i consumi e gli investimenti il denaro deve costare poco, e già negli Usa costa nulla. Perciò propone i tassi d’interesse negativi. Naturalmente chi presterebbe i propri soldi con tassi negativi del 3%? Nessuno sano di mente. Allora un’idea, mutuata da un suo studente (del quale tace il nome per non precludergli un’eventuale carriera come banchiere centrale). Ogni anno la Federal Reserve prende una cifra a caso, da 0 a 9, e comunica che tutta la valuta con quel numero di serie finale non avrà più corso legale. A quel punto il 10% di tutta la valuta in circolazione perderebbe tutto il proprio valore. Con irresistibile serietà l’economista sostiene che la gente piuttosto che perdere il 10% medio del valore della propria valuta sarebbe costretta a cederla a prestito con tasso negativo del 3%, oppure ad acquistare merci.
Nero su bianco sul NYT.
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