Il signor Giangiacomo Ruggeri, dopo l’arresto, ha dichiarato di “non essersi reso conto” di quanto faceva. Strano, perché si tratta di persona navigata: “collaboratore di Avvenire, già vice direttore del Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Cei, assistente ecclesiastico dell'Associazione cattolica guide e Scout d'Europa, parroco della Chiesa di Santa Maria in Orciano, direttore dell'Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali, esperto di new media, docente di teologia nell'Istituto teologico marchigiano, volto noto per la stampa locale, e le radio ed emittenti tv”, prete di “casa nei vari centri di aggregazione giovanile”.
Immagino i sermoni, le prediche, gli anatemi sulle feste e le notti, la condanna dell’epicureismo, lo sforzo di rinfrescare i simboli e aggiustare i significati del Vangelo con parole disseccate. Invano: il cristianesimo, relegato nel portapillole delle ideologie, sconta il discredito proprio di certi comportamenti infami e ricorrenti della sua stessa gerarchia. L’ipocrisia è da sempre lo spread del cattolicesimo.
All'avvocato difensore, scrive il Corriere, ora spetta il compito di richiedere un'eventuale perizia sul grado di maturità psicologica del sacerdote. Il poveretto non sapeva di abusare sessualmente di una ragazzina di 13 anni, pensava di giocare al dottore.
La cosa andava avanti da tempo, il don Ruggeri, stando alle cronache, si recava in compagnia della tredicenne in uno stabilimento balneare privato. I due, si legge su Repubblica, “quando non erano soli” avevano un atteggiamento “quasi normale”. Che significa “quasi” normale? È “quasi normale” che il parroco di Orciano, volto noto delle Tv locali, frequenti le spiagge private in compagnia di un’adolescente?
Si è dovuti arrivare alle “effusioni, baci e palpeggiamenti” a scena aperta perché la cosa avesse termine e il mascalzone fosse messo nelle condizioni di non nuocere. A denunciarlo non sono stati i parrocchiani, né gli altri frequentatori della spiaggia, ma il titolare della spiaggia: "non potevo lasciar passare sotto silenzio atteggiamenti come quelli di don Giangiacomo Ruggeri, non certo consoni al suo ruolo". Ah, ecco il motivo che ha spinto alla denuncia: gli abusi sessuali su una minorenne, su una bambina, non sono “consoni” al ruolo del prete, specie se compromettono il buon nome della “mia spiaggia”.
Già in passato, a Orciano, il sacerdote avrebbe avuto un diverbio molto acceso con il padre di una giovanissima. Una donna racconta ai cronisti che quando portava i gruppi al mare, il sacerdote faceva spegnere i telefonini delle ragazze, “per non avere interferenze”.
È quello denunciato l’unico caso di abuso operato del teologo esperto di new media? Sarà interessante seguire questa vicenda per capire quale destino attende la “mela marcia”. Intanto il vescovo ha detto che le ipotesi di reato «andranno opportunamente verificate». Sicuramente, com’è giusto. Magari per scoprire che la tredicenne un po’ ci stava. La puttanella.
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Segnalo questo interessante dialogo tra due teologi.
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