domenica 8 luglio 2012

La follia del presente



Pensando alle architetture e alle opere d’arte che il passato ci ha lasciato, non si può non considerare che banchieri e mercanti, magari adducendo motivazioni religiose, oblavano i loro peccati usurai con l’investimento in capolavori come quelli del Rinascimento; anche l’aristocrazia parassitaria, per quanto allo scopo di soddisfare il proprio sfarzo, sapeva circondarsi di lavori d’ineguagliato valore artistico; perfino il torvo regime fascista seppe valersi di giovanissimi e bravi architetti per realizzare opere magari un po’ stucchevoli ma di livello riconoscibile. E i capataz di oggi? Eh, il loro buon gusto si rileva nei grattacieli in vetro-cemento e teorie di capannoni da Torino a Trieste che crollano con una modica scossa di terremoto.

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Nelle diverse epoche storiche il grado di controllo e d’intervento delle classi dirigenti negli avvenimenti è sempre stato limitato da fattori oggettivi e soggettivi, com’è naturale che sia. Oggi, grazie allo sviluppo tecnologico raggiunto, il livello di razionalità e di controllo degli avvenimenti dovrebbe essere incomparabilmente più elevato, e tuttavia credo sia comune la percezione dell’assenza di razionalità che coinvolgere da ogni lato la totalità del sistema. Quello che per contro può ancora apparire come razionale è dovuto a degli automatismi e non già al loro effettivo controllo da parte delle classi dirigenti. Di questo passo la probabilità e non solo la possibilità dell’innescarsi di avvenimenti incontrollabili a catena è molto elevata e anzi si può dire senza tema di smentita che alcuni processi catastrofici di ordine non solo naturale sono già in atto.

Anche lasciando la parte che spetta all'illusione e alla menzogna che tende a tacere il delirio di onnipotenza che domina incontrastato e del quale paghiamo il prezzo ogni giorno, dovremmo prendere atto che le misure ordinarie non bastano e chiudere con l'idea che basti una testa e un voto.

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