martedì 10 luglio 2012

Il bosone di Dio e i suoi cardinali


In attesa che gli Illuminati salvino finalmente l’Euro dalle orde della speculazione uccidendo altresì di salassi l’Europa, riporto un ampio stralcio di un breve articolo del filosofo Giovanni Reale pubblicato sul Corriere della sera lo scorso 5 luglio che riguarda tutt’altra cosa, cioè la faccenda del bosone, roba che non mi fa più dormire di notte. Scrive il filosofo:


Ciò che ho letto sui giornali in questi giorni mi ha lasciato, a dir poco, stupefatto. E non per l’evento comunicato, ossia la presunta scoperta di quella che si chiama «la Particella di Dio», ma per il modo in cui la notizia è stata comunicata e diffusa. Si ha l’impressione che non pochi scienziati e gran parte degli uomini comuni siano rimasti inchiodati all’idea ottocentesca e del primo Novecento, secondo cui la scienza raggiunge verità ultimative e incontrovertibili. Ma l’epistemologia ha dimostrato il contrario, ossia che ciò che la scienza dice si colloca all’interno di «paradigmi», tutti quanti controvertibili con le conseguenze che questo comporta. Non poche volte alcune affermazioni della scienza, nell’evoluzione delle conoscenza, si sono capovolte nel loro contrario. Popper ha dimostrato in modo preciso che ogni teoria scientifica è tale solo se - e nella misura in cui - risulta «falsificabile», ossia controvertibile. Una verità presentata come infalsificabile sarebbe, per definizione, non scientifica. Se non si tiene ben presente questo, si trasforma la scienza in «scientismo», ossia se ne fa un idolo considerandola fonte di ipotesi, ossia di affermazioni modificabili, ma di verità assolute. Molte dottrine cosmologiche sono, in realtà, forme di metafisica, trasfigurate e rivestite di simboli assai allettanti ma in realtà assai fragili.

* * *

Giovanni Reale afferma cose che dovrebbero darsi scontatissime, osservazioni propedeutiche che qualsiasi buon maestro di scuola non mancherebbe d’inchiodare – per usare la stessa espressione di Reale – nella zucca dei propri alunni. Il 3 luglio in un post scrivevo, a proposito di tali infatuazioni metafisiche, che lo studio della “scienza della natura richiede una preparazione dialettica che matematici e fisici di solito non possiedono”. Essi possono far scontrare tutte le particelle subatomiche che vogliono, non sono i risultati “sorprendenti” dei processi di decadimento a essere messi in discussione, né tantomeno la serie di equazioni matematiche di accompagno, ma, come scrivevo il successivo 5 luglio, l’ostinato rifiuto di considerare una teoria come un oggetto ideologico poiché l’organizzazione del materiale di cui è costituita si ritiene abbia un significato esclusivamente “tecnico”.

Con questo non ho inteso minimamente negare  la possibilità per il pensiero di conoscere un contenuto il quale è già, preventivamente, un contenuto reale. Ma non è questo il caso del cosiddetto “modello standard”. C’è chi, cortesemente, mi ha risposto accusandomi di vetero marxismo determinista e insomma che tali mie obiezioni avrebbero finalità ideologiche, non rendendosi conto di quanto appunto avevo scritto esplicitamente, precisando, ove non vi fossero dubbi al riguardo, che la coscienza non viene a contatto con la realtà oggettiva o con i “modelli” teorici direttamente, ma tramite il mondo ideologico che la circonda. Tutto il contrario quindi del determinismo. E ciò accede senza eccezione nella battaglia, spesso sotto mentite spoglie, combattuta su ogni fronte, ivi compreso quello del trust militante della “scienza pura”.

E tuttavia c’è chi crede ancora che le “macchine” servano a svelare l’arcano se è nato prima l’uovo o la gallina senza che vi sia un dividendo economico e anche ideologico nell’impresa? Scriveva premonitore un certo McLuhan: “La comunità intellettuale, compresa l’università, potrebbe divenire una nuova ‘branca industriale’ rispondente alle esigenze sociali dettate dal mercato, insieme agli intellettuali che puntano alle massime ricompense materiali e politiche”.

Ma di là di questo, se gli entusiastici fans delle teorie e dei modelli “quantistici” si fossero dati la pena di studiare la dialettica marxista, avrebbero in chiaro che ciò che essi credono di descrivere con formule tanto “complicate” è invece assai semplice e noto da tempo, come per esempio, trattando la cosa molto sulle generali, che la forma fondamentale di ogni movimento, l’avvicinamento e l’allontanamento, la contrazione e la dilatazione, è data dalla vecchia opposizione polare di attrazione e repulsione (*). E ciò vale per il grande e per l’infinitesimale, per le galassie e per l’atomo. E da qui … poi viene anche il resto.

Scriveva a sua volta un mattacchione francese alcuni decenni or sono:

Il solo fatto di essere ormai indiscutibile ha fornito al falso una qualità del tutto nuova. Allo stesso tempo, il vero ha smesso di esistere quasi dappertutto, o nel migliore dei casi si è visto ridotto allo stato d’ipotesi indimostrabile. Il falso indiscutibile ha ultimato la scomparsa dell'opinione pubblica, che in un primo tempo è stata incapace di farsi sentire; e in seguito, molto rapidamente, anche solo di formarsi. Naturalmente ciò provoca conseguenze importanti nella politica, nelle scienze applicate, nella giustizia, nella conoscenza dell'arte.

(*) F. Engels, Dialettica della natura, MEOC, XXV, p. 366.

17 commenti:

  1. Incontenibili applausi a scena aperta!!!

    Ciao, gianni

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  2. 1894
    “Le più importanti leggi fondamentali della fisica sono state tutte
    scoperte, e sono ora talmente consolidate che la possibilità che
    esse vengano mai soppiantate in conseguenza di nuove scoperteè estremamente remota… Le nostre scoperte future sono da
    cercarsi nella sesta cifra decimale.”
    - Albert. A. Michelson (Nobel per la fisica 1907)

    1900
    “Non c’è nulla di nuovo da scoprire in fisica. Tutto quello che
    rimane da fare sono misure sempre più precise”
    - William Thomson, Lord Kelvin

    Parli bene, ma confondi l’epistemologia e in generale la filosofia con la scienza. Pensa un po’ se prima di ogni azione ordinaria dovessimo fare una sintesi filosofica? E pensa un po’ se prima di ogni applicazione delle scoperte scientifiche dovessimo riapprire la stessa discussione?

    Io penso che la filosofia viene prima. Una volta fatte le dovute premesse si procede scientificamente.
    Pensa un po’ se si potrebbe sempre fare una pausa di riflessione, come anche mettere il processo stesso metodologicamente in discussione, ma se non si trova una sisntesi in tempi ragionevoli, NON CI MUOVEREMMO MAI DAL PUNTO MORTO!!!

    Allora vi è un problema: chi, come e quando dovrebbe farlo? Un aspetto, questo, proprio dell’epistemologia. Se non ti sei accorto, la scienza funziona proprio così: le nuove scoperte sopprimono quelle vecchie e oggi ridiamo di quanto hanno scritto i più illustri scienziati del passato (vedi l’anteprima di sopra), non perché nessuno aveva mai messo in discussione le convinzioni antecedenti, ma proprio perché le hanno messe in discussione, cambiando metodi, condizioni e presupposti, anche scientifici in sé. Concetti questi, propri dell’epistemologia.

    Ma se ti vuoi barricare nel punto morto, senza capo né coda, della filosofia, obiettando su tutto solo per il fatto accaduto in sé, mettendo sempre e costantemente in discussione, talvolta anche deridendo ciò che non conosci affatto (come la fisica), allora leggi prima l’esempio seguente. Poi, fai come vuoi.

    La gittata massima, secondo le equazioni matematiche della meccanica classica, si ha con un angolo di 45 gradi. Sperimentando i varti corpi con vari angoli, si ha la conferma della tesi matematica. Adesso, nessuno dice che è vietato mettere le formule matematiche in discussione e nessuno dice con sicurezza che (eccetto gli illustri di sopra :D) tale tesi resisterà per sempre, come anche nessuno ti vieta di metterle in discussione e esperimentare ulteriormente, come anche nessuno (dotato di buon senso critico) ti deriderà per questo, ma se non porti uno straccio di prova logico-scientifica che confuti l’antecedente, anche con impostazioni FILOSOFICHE differenti, ti prenderanno per “….”. E con ragione parlando! Perché a questo punto, al posto del dogma scienticista (come lo chiami tu) ci metterai il tuo dogma filosofista o dialetticista.

    Io dico soltanto di prendere entrambi in considerazione, senza escludere niente e senza fare confusioni: prima la filosofia, poi finito l’iter filosofico si procede scientificamente; poi se vuoi inizierai da capo, ma solo e soltanto esauritasi la prima fase fino alla fine.

    Ciao

    Tony

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  3. Se fossi credente direi che la coscienza critica è un dono divino ... Luce nell'oscurità di quest'epoca atroce. Quanti la vedono? Ogni giorno qualcuno in più.

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  4. Cortesemente ti rispondo in due parti.
    La prima e' una risposta a Reale.

    Prima di tutto chi ha introdotto il concetto di "paradigma" e' stato Kuhn, proprio per confutare il falsificazionismo Popperiano. Quindi mettere insieme Popper e paradigmi a sostegno della propria idea e' una sciocchezza. Il concetto di "paradigma" fu introdotto da Kuhn proprio per confutare l'idea alquanto ingenua che basti un esperimento a falsificare una teoria. Cio' non e' vero e Kuhn lo dimostro' con dovizia di particolari. Giusto per fare un esempio il passaggio dalla teoria tolemaica a quella copernicana (meglio a quella di Keplero) non avvenne certo perche' il modello di Keplero era piu' preciso. Al modello tolemaico infatti bastava aggiungere epicicli ed equanti a piacere per arrivare allo stesso grado di precisione della teoria di Keplero. D'altro canto non basta nemmeno un esperimento fallito o un fatto inspiegabile, tipo la radiazione del corpo nero a far crollare una teoria solida. A dir la verita' Lakatos non senza ragione accusava di misticismo o giu' di li' Kuhn per l'introduzione del concetto di paradigma e tento' di recuperare parte del pensiero popperiano e quindi tornare a una critica razionale della metodologia sceintifica. Qui permettimi una mia breve recensione ad alcuni saggi di Lakatos http://readingscience.wordpress.com/2011/01/11/la-metodologia-dei-programmi-di-ricerca-scientifici/

    Mi permetto di aggiungere anche che la Meccanica Quantistica e la Relativita' Generale, i due maggiori paradigmi del secolo scorso, non ribaltano certo la fisica newtoniana, ma ne limitano l'efficacia ad alcuni ambiti, peraltro quelli del vivere quotidiano.

    Sistemato l'approssimativo Reale passiamo a te.

    In breve carissima a mio parere tu ti muovi pienamente entro il paradigma marxista, e quindi interpreti i fatti nell'ambito di quella teoria, che ha peraltro il merito di essere falsificabile nella teoria del plusvalore. Ergo ogni tua critica mossa dall'interno del tuo paradigma ad un altro paradigma si puo' configurare come un conflitto di teorie di stampo lakatosiano e da questo conflitto puo' tranquillamente uscirne sconfitta.

    Perche' il punto alla fine e' proprio questo: contrariamente a quello che pensi i fisici hanno ben chiaro i concetti di paradigma e sanno bene che tali paradigmi possono essere superati - lo shock di inizio novecento non e' passato invano!- e anzi lo auspicano, vedi la triste vicenda dei neutrini più veloci della luce, mentre tu mi pare che consideri il paradigma marxista come assoluto.

    Infine aggiungo una postilla. Marx diceva che Darwin aveva riprodotto nella sua teoria evoluzionista la societa' inglese della rivoluzione industriale. E questo e' assolutamente vero, sfortunatamente per Marx e' vera anche la teoria di Darwin.

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  5. La cosa più divertente l'ho trovata su Carmilla:il nomignolo originale del bosone era Goddam particle,che fu censurato e ribaltato.
    Giocherelloni & geeks coccolati finchè si vuole da quando hanno fatto vedere che la cosa può esplodere(«Qualunque cosa sia, Lei un bel giorno ci metterà delle tasse»); questa immaginetta del geniaccio che gioca con i giocattoloni è popolarissima fra i fisici e nell'immaginario comune avvinto dalla neutralità irresponsabile dello scientista(...).
    Aggiungo -benchè non possa fregarne a nessuno-che a suo tempo non ho voluto far parte delle banda proprio per la vuotezza culturale ed ideale dell'ambiente,non ero proprio dei loro.
    Diversamente andava prima dell'evoluzione produttiva che ha portato la borghesia al potere,essendo questa conoscenza una sua diretta espressione,temuta dall'Ancient Regime:non ne aveva bisogno,o era meno ontologicamente espansivo?
    La questione della "realtà" si pone ad un altro livello e me la andrò a ripassare(In effetti sto ripassando tutto TFM).Un approfondimento da parte tua sarebbe gradito :)

    Ora vado a trollarti il topic sulle ghigliottine.
    franz

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  6. "Pensa un po’ se prima di ogni azione ordinaria dovessimo fare una sintesi filosofica? E pensa un po’ se prima di ogni applicazione delle scoperte scientifiche dovessimo riaprire la stessa discussione?"

    E' proprio ciò che non solo è necessario, ma dovrebbe diventare indispensabile, caro Tony.

    Perchè la questione non è: "NON CI MUOVEREMMO MAI DAL PUNTO MORTO!!!". Ma bensì se ci si sta muovendo verso la morte o verso la vita, nostra e degli altri.

    E poi dai dell'ignorante agli altri e sostieni "oggi ridiamo di quanto hanno scritto i più illustri scienziati del passato"
    e non ne capisci il senso.

    Domani rideremo degli stupefacenti bosoni quanto oggi rispettiamo e ammiriamo meravigliosi saperi di antiche civiltà. Non sempre ciò che viene "soppresso dal nuovo" è migliore per la vita, spesso è migliore solo per la vita di alcuni.

    Ma poi perchè sei spesso così rabbioso?
    Forse hai qualcosa di molto importante da scoprire su di te, prima di dedicarti alla fisica.

    Un abbraccio, gianni



    Perchè la questione non è

    Ciao, gianni.

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  7. Dopo di te altri si accorgono che la finanza ha nomi e cognomi

    LE FINANZE INVISIBILI
    http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=10556

    Marco

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  8. Caro Gianni, adesso mi scuserai, ma ti provocherò un po’.

    “E' proprio ciò che non solo è necessario, ma dovrebbe diventare indispensabile, caro Tony.”
    Forse così come fate voi? Ma non lo vedi che gli anni passano e siete ancora qui a discutere del sesso degli angeli. Voi siete la prova provata della mia affermazione:

    "Pensa un po’ se prima di ogni azione ordinaria dovessimo fare una sintesi filosofica? E pensa un po’ se prima di ogni applicazione delle scoperte scientifiche dovessimo riaprire la stessa discussione?"

    Forse per questi motivi fiumi di parole sono state spese sulla critica al capitalismo, tanto che la gente ormai ne è convinta, ma non una parola scientifica è stata spesa sulla costruzione del socialismo. Cos’è il socialismo?

    Pensa un po’ se tutti questi anni li avresti spesi a ragionarci sul quesito di sopra. Magari trovando insieme una sintesi scientifica per proporla alla società! Magari l’operaio non avrebbe avuto più paura del socialismo (sovietico), magrai non avrebbe più votato “lega”.

    Appunto, magari! Non lo sapremo mai perché il tempo passa a filosofare di quanto sia terribile il capitalismo. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, decennio dopo decennio e l’operaio si stufa e vota “lega” (o adesso Grillo e poi nel futuro chissà).

    Vedi, la filosofia va bene, abbiamo posto le basi filosofiche: il bene comune, niente proprietà privata, ambiente, tempo libero, tutela dei più deboli, ad ognuno secondo i propri bisogni e ognuno secondo le proprie possibilità. Adesso, dalla filosofia alla scienza, nel senso che adesso bisogna fare i conti con la realtà, appunto, scienza reale o in altri termini, la matematica.

    Poi, magari, in concomitanza alle equazioni matematiche, ti accorgerai di qualche limite filosofico, magari non potrai conciliare “il tempo libero” con “ad ognuno secondo le proprie possibilità” e dovrai fermarti un attimo a riflette e forse fare delle scelte, ma sta di fatto che avrai incominciato, che in alternativa sarai permanente al PUNTO MORTO, come lo sei ancora tutt’oggi.

    Caro Gianni,
    questa non è rabbia, questa si chiama provocazione intellettuale.

    L’abbraccio è reciproco.

    Ciao

    Ps: Guarda che non sono scemo e conosco il sistema in oggetto, così che con me sfondi una porta aperta quando affermi:

    “Domani rideremo degli stupefacenti bosoni quanto oggi rispettiamo e ammiriamo meravigliosi saperi di antiche civiltà. Non sempre ciò che viene "soppresso dal nuovo" è migliore per la vita, spesso è migliore solo per la vita di alcuni.”

    Poi
    “E poi dai dell'ignorante agli altri e sostieni "oggi ridiamo di quanto hanno scritto i più illustri scienziati del passato"
    e non ne capisci il senso. “
    e penso che sei proprio tu quello che il senso non l’ha capito, vedendo come “tratti” la scienza perché uno scienziato non può non avere dubbi e non può affermare NIENTE con sicurezza, proprio in quanto scienziato, tanto meno può affermare che la verità di oggi sarà la verità per il resto dei secoli, così come anche che il bosone sia la risposta definitiva. Ma voi, pensate seriamente che gli scienziati siano così coglioni?

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    1. Tony tu hai ragione. Infatti questo è il grosso limite di tutti i partiti rivoluzionari: dare indicazioni su COME sarà la società alternativa e su COME costruirla. Diciamo che tutti sono "ANTI", ma nessuno dice cosa effettivamente fare. Riconoscendo questo limite, io ti rigiro la domanda: tu cosa vuoi FARE? Che società vuoi? Che mondo vuoi? Ti sei impegnato finora in tal senso a fondo e hai cercato di costruire qualcosa o anche tu filosofeggi da un blog?
      Semplici domande che non vogliono provocare nulla, ma capire meglio perché non bisogna solo lamentarsi ma anche costruire, sia in un senso che nell'altro.
      Saluti.

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    2. Ciao Mauro.

      ECCELLENTE! Meno male che qualcuno l'ha capita. La tua è una provocazione, ma anche in questo caso si sfonda una porta aperta. Sì, ci ho pensato (con i numeri parlando). Ho una mia teoria. E' solo che, quando provo a suscitare la curiosità di qualche compagno mi scontro con un muro di gomma perché solo l'idea di riprendere anche qualche teoria borghese (ripeto anche in questa sede che non tutte sono da buttare nel cesso) restano schifati dalla stessa.

      Adesso mi trovo d'avanti a un bivio, o proseguo da solo, o aspetto ancora un po' di tempo. Mi dispiacerebbe proseguire da solo, anche perché "n" menti critiche sono meglio della follia del singolo, ma se non avrò altra scelta pubblicherò le mie teorie.

      La mia sintesi si basa sull'unione del modello concorrenziale, secondo gli studi di Walras e Pareto, e l'assenza dell proprietà privata. A prima vista potrebbe essere un non senso (tant'è quando lo dico mi danno dell'infiltrato), ma le conclusioni sono sbalorditive.

      saluti

      Tony

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  9. Come direbbe Olympe: "Coglioni,no, dipende da chi li paga".

    Che poi mi trovi in un punto -teoria fisica permettendo-, sì, ma non mi sembra per niente morto!

    Ciao,gianni

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  10. Concordo quasi sempre con le sue analisi economiche, ma sulla fisica mi sembra di sognare. Davvero crede a questo ?

    "Ma di là di questo, se gli entusiastici fans delle teorie e dei modelli “quantistici” si fossero dati la pena di studiare la dialettica marxista, avrebbero in chiaro che ciò che essi credono di descrivere con formule tanto “complicate” è invece assai semplice e noto da tempo, come per esempio, trattando la cosa molto sulle generali, che la forma fondamentale di ogni movimento, l’avvicinamento e l’allontanamento, la contrazione e la dilatazione, è data dalla vecchia opposizione polare di attrazione e repulsione (*). E ciò vale per il grande e per l’infinitesimale, per le galassie e per l’atomo. E da qui … poi viene anche il resto."

    Davvero crede che concetti così antropomorfi (avvicinamento e allontanamento rispetto a cosa, avrebbe dovuto insegnarci almeno l'Einstein del 1905) siano migliori degli occhiali ideologici che tanto si rimproverano alla scienza "ufficiale" ? Che si pretenda che poi tutto valga per le galassie e per l'atomo, così, d'emblée ? (E non sarebbe questa una teoria del tutto, che non funziona peraltro meglio delle altre ?) Alla faccia dell'a-priori !
    Come dire che la fisica atomica era tutta in Democrito e per arrivare alla fissione sarebbe bastato sviluppare i dettagli, magari lasciati come esercizio al lettore.
    Per una teoria del genere bastava Aristotele, che infatti (quando va bene) è una nota a piè di pagina nelle introduzioni ai manuali. Capisco l'antipatia delle scienze sociali per le scienze cosiddette "dure", ma se l'episteme è questa, la fisica può stare tranquilla.

    Con questa fisica non cascano neppure le mele di Newton, al massimo si produce la biologia di Lysenko.
    Che intorno alla scienza gravitino anche cospicui interessi economici è indubbio. Ma ricordo che ai miei tempi, molti testi fondamentali venivano dalle edizioni Mir. E anche in quelle pagine - pagato l'autore il doveroso tributo al "Materialismo ed empiriocriticismo" con qualche scelta citazione qua e là - si discuteva senza apprensioni ideologiche del principo di indeterminazione , dell'equivalenza fra massa ed energia e dei tentativi di unificazione di elettromagnetismo e gravitazione. Dal che si deduce che o a Mosca non fossero abbastanza marxisti o che ingannassero i lettori occidentali occultando i principi della vera scienza propinando loro le sciocchezze della scienza idealistica occidentale.
    All'aberrazione di una "fisica tedesca" arrivò il nazismo. Non mi risulta che dall'URSS sia mai arrivata una fisica sovietica o marxista. Lo prendo come un segno del fatto che - al di là dei dibattiti sulle teorie più o meno fondate o sulle sperimentazioni più o meno economicamente interessate - la strada giusta continui ad essere quella seguita finora

    Auguro all'economia gli stessi successi predittivi della fisica.

    Saluti
    Enrico

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    1. Caro Enrico,
      qui il discorso si farebbe lungo e bisognerebbe partire dall’empasse che investe la fisica TEORICA per tutto il novecento e fino ad oggi. E tutto ciò, a partire quantomeno da Einstein, ha per presupposto il fatto che questa scienza non ha nulla in comune con la dialettica materialistica, la quale non è quella di Lysenko, ma di Marx e Engels (quello della Dialettica della natura, quello, per intenderci, della dialettica caso- necessità) e che puoi trovare, per certi aspetti ben spiegata in Robert Havemann (Dialettica senza dogma, in particolare cap. 7). La loro è una rivoluzione epistemologica, per certi aspetti più importante, a livello scientifico, della stessa critica dell’economia politica.

      Purtroppo la fisica TEORICA non si scrollerà di dosso la sua teologia fino a quando – e non so per quanto tempo sarà così – non ripartirà da tali fondamenti. C’è a mio avviso un’analogia molto calzante tra la rottura epistemologica odierna e quella che segnò un’altra rottura, ben descritta in un libro di Lucio Russo, La rivoluzione dimenticata, che forse avrai letto. Del resto, come puoi pensare che la mia ignoranza, la mia presunzione e soprattutto la mia supponenza possa arrivare a tanto se non avessi motivi molto validi per prendere le distanze da tutto quel ciarpame che la fisica TEORICA ha prodotto nel novecento.

      Alla mia età, credimi, non è più il caso d’impegnarsi per dimostrare di aver ragione. Sia come sia, credete a ciò che più vi piace (anche alle teorie – quante sono? – delle stringhe e alla supersimmetria), troverete sempre centinaia di autori che vi daranno ragione.
      Quanto al bosone di H. dicono di averlo scoperto. Anche Colombo fu convinto di aver scoperto qualcosa che non era ciò che credeva essere e non stava NEL POSTO che lui credeva. Quanto al principio d’indeterminazione, certo, contesto anche quello. È pazzia e chissà cos’altro la mia, restane convinto.
      Grazie per il tuo commento e resto a tua disposizione.

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