venerdì 13 luglio 2012

Come la racconta bene il signor Ernesto

Il signor Ernesto Galli scrive oggi un editoriale nel quale denuncia le responsabilità dell’attuale disastro economico, sociale e politico dell’Italia, che non sono riconducibili semplicemente alla classe dirigente, politica, sindacale e burocratica, ma delle quali ognuno di noi porta “la sua piccola o meno piccola parte di colpa, anche se oggi in molti fingono di esserselo dimenticato. Soprattutto c'erano, ci sono stati, gli Italiani nella loro maggioranza implicati in mille modi”.

Il concetto sociologico di “italiani” è molto comodo, perché nega le classi sociali e quindi accomuna nel giudizio un po’ tutti, dall’operaio della catena al padrone che fotte i soldi pubblici per i corsi di riqualificazione. Todos caballeros, insomma, ed inutile precisare a questi professoroni che un fenomeno sociale può essere definito sia in base al suo aspetto esterno, sia in base alla sua origine reale.

Naturalmente per dire queste cose gli editorialisti debbono assumere un atteggiamento altero perché devono portare a conoscenza una nuova versione, e forse ancor più falsa, di certi fatti, consistente nel correggere brutalmente l'ignoranza e le interpretazioni sbagliate attribuite al pubblico, mentre erano essi stessi che si affrettavano tempo prima a diffondere quell'errore, con la loro abituale sicurezza.

Anche il sistema dell’informazione – concede Galli – ha le sue responsabilità:

Sì, troppo a lungo l'informazione indipendente si è mostrata eccessivamente indulgente verso il potere politico ed economico e i suoi rappresentanti. Non solo: troppo rispetto a priori anche verso i tabù culturalmente consacrati, verso l'autorità delle grandi corporazioni, verso tante discutibili pretese dei corpi dello Stato.

L'informazione indipendente? Quale, di grazia? Chi fa  parte del patto di sindacato che controlla Rcs, l’editrice del Corriere della Sera nel quale scrive Galli, la casalinga di Voghera? Chi controlla Il Sole 24ore, il signor Cipputi? E La Stampa di Torino, il Messaggero e il Tempo di Roma? O forse Repubblica è un quotidiano indipendente, e da chi? E la Rai, conta poco? Chi la controlla se non i vari poteri economici, finanziari, clericali e di ogni altro genere clientelare attraverso i partiti?

“Indulgente verso il potere politico ed economico”? Galli, lei scherza. I media “indipendenti” sono totalmente asserviti a questa o quella parte economica e politica, né più e né meno di quella che lei chiama “l'informazione ideologicamente orientata”. L’informazione è prima di tutto un fatto economico e quindi, come tale, risponde agli interessi di chi la finanzia. Lei è adulto, queste cose le sa bene.

Sul piano tecnico, secondo quali criteri e interessi è costruita l’immagine del mondo cui lo spettatore o il lettore aderisce? Quanto contano gli indirizzi pubblicitari, tanto per fare un altro esempio, nella formazione di stili di vita e di una determinata ideologia? Chi dirige questa sintesi semplificata e chi decide dove deve andare la corrente?

Suvvia, Galli, non finga di non sapere che gli editorialisti hanno funzioni di diversione: possono scrivere come e quello che vogliono, così s’ingenera l’impressione che nei giornali si possa scrivere come e quello che i giornalisti vogliono. Gli editorialisti non hanno influenza sul restante contenuto del giornale, sono ben pagati e i loro nomi stampati in grassetto. Gli editoriali sono articoli di lusso, gli editorialisti dei divi, capitani nella loro vasca da bagno.

La sua indipendenza recintata – signor Galli – dà al giornale l’odore dell’indipendenza. La sua stravaganza dà al giornale un tocco di brio. Il suo coraggio nel sostenere opinioni impopolari dà al giornale l’impronta dell’anticonformismo. Se poi (ma non è il suo caso) a causa di un editoriale si perdono anche dei contratti pubblicitari, questa diventa la prova dell’indipendenza del giornale. Il rovescio della libertà dell’editorialista è la non libertà della redazione. Qui gli articoli devono essere scritti in un certo modo, devono soddisfare banalmente i “bisogni” dei lettori: sex-appeal, horror-appeal, giallo-appeal, ecc..

Per quanto riguarda il generale, sì, siamo tutti responsabili e quindi tutti colpevoli, ma la pena da espiare è tutta a carico di chi sgobba e di chi è costretto a tirare la carretta se vuole sopravvivere. Milioni di salariati, pensionati, precari e cassaintegrati a 700-800 euro al mese, sior Galli, gli stessi che pagano la voragine di debiti del San Raffaele. Conosce?

5 commenti:

  1. Sono sempre più convinta che l'operaio abbia la colpa maggiore,un qualsiasi tipo di informazione viene costantemente evitata per non affrontare il coraggio che manca per un cambiamento vero.Affrontare la verità è difficile per chi fino ad oggi ha dimostrato un carattere vigliacco del ...tanto rimane tutto uguale tanto fanno quel che gli pare, le colpe maggiori sono sempre di chi permetto l'eccesso e l'Italiano poco dimostra di volere affrontare il padrone la FIAT lo dimostra

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  2. Che ne pensa complessivamente del Fatto Quotidiano, e specialmente il FQ on line, dove oltre agli articoli che escono sul giornale cartaceo, vi sono blog scritti da una pletora di persone che vanno dalla cosidetta sinistra (S.Cannavò ad es.) alla destra?
    Personalmente, credo che sia un'esperienza non affatto da buttare, anzi.
    Saluti da F.G.

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  3. credo dii non dover aggiungere altro
    saluti

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  4. Ti segnalo

    Bar sport sui mercati
    di CARLO CLERICETTI

    http://www.repubblica.it/economia/2012/07/13/news/bar_sport_mercati-39000250/?ref=HREC1-4

    in cui -
    « Voce dal sen fuggita
    Poi richiamar non vale;
    Non si trattien lo strale
    Quando dall'arco uscì »
    (Pietro Metastasio, Ipermestra, Atto II, scena I) -

    appare chiaramente una regia precisa (in questo caso nell'omisione di provvedimenti precisi e senza oneri) , dietro spread e rating.

    Sempre più belli i tuoi post.

    Ciao, gianni

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