sabato 30 giugno 2012

Paracetamolo teutonico



Come solito c’è la rincorsa a prendersi i meriti per i presunti risultati ottenuti nel summit di Bruxelles.

Un esempio? Ecco cosa scrive il giornale iberico El Pais:

Recapitalización directa de la banca. Esta era la principal reivindicación de Mariano Rajoy, que parecía prácticamente descartada tras la rotunda oposición de la canciller alemana.

Per quanto riguarda la Francia, basta il titolo di Le Monde:

François Hollande met en avant son rôle dans l'accord européen.

Per la stampa italiana è Mario Monti ad aver giocato il ruolo di mattatore nei riguardi della Merkel. Per quanto riguarda la stampa tedesca, invece, la cancelliera ha tenuto duro.

In effetti si tratta di questioni che avranno un rilievo solo momentaneo. Non perché la questione del debito non sia questione vera, ma perché essa non è la vera causa della crisi dell’euro, così come le soluzioni prospettate sono solo dei rimedi temporanei. In questo senso aveva ragione il commissario europeo agli affari esteri a parlare di paracetamolo.

La questione tedesca è vecchia di almeno un secolo e nella sua sostanza non è cambiata, tanto più dopo la riunificazione. Adolf Hitler, osservatore acuto, l’aveva ben compresa e descritta nel suo “secondo libro” del 1928. Una nazione industriale di oltre 80mln di abitanti ha bisogno di uno spazio economico adeguato.

Nel dopoguerra, la ricostruzione, l’E.R.P., un nuovo e lungo ciclo economico, favorirono lo straordinario sviluppo tedesco ed europeo. Ma i vecchi problemi non erano stati risolti per sempre, stavano dietro l’angolo. La crisi di lungo periodo, crisi sistemica, li ripropone oggi con drammaticità. Nessun escamotage contabile, nessun artificio fiscale o manovra politica, potrà portare in equilibrio le bilance dei pagamenti in un sistema economico laddove lo squilibrio è la ragion d’essere dello scambio.

La Germania fa il suo gioco, gli altri fanno melina sperando nei supplementari.

2 commenti:

  1. Parafrasando i REM: "It's the end of the capitalism as we know it. And I do not feel fine", perché la ristrutturazione sarà feroce e metterà in pericolo non solo i diritti civili, ma anche quelli umani. Se ci sarà una guerra dovremo leninianamente augurarci la sconfitta di tutti i contendenti.

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