mercoledì 13 giugno 2012

Facciamo a chi grida più forte



Parliamo di europei: l’Italia con la Spagna, la Grecia e il Portogallo, ci perde. Eccome. Stiamo prestando una cinquantina di miliardi, una corposa finanziaria, ai banchieri (non al popolo) di questi paesi al 3%. Il tesoro italiano li prende a prestito al 6%. Noi paghiamo le demenziali operazioni finanziarie di quattro rotti in culo di banchieri spagnoli o greci e non troviamo i soldi per finanziare un minimo di ripresa. Senza contare che quei soldi prestati molto difficilmente torneranno indietro. Anzi, sicuramente non torneranno a casa. L’Europa sta finanziando il debito con altro debito. Se non è follia questa, allora cos’è?

Intanto i giornali di governo, Repubblica, Corriere e Il Giornale stanno facendo a gara per “consigliare” i risparmiatori a fuggire dall’euro, com’è del resto evidente dalla situazione di panico che si sta creando ad arte (ne parlavo giusto ieri). Calma e gesso, al momento non succederà nulla di catastrofico, e nemmeno a tre mesi. Però non può durare all’infinito e la borghesia lo sa bene che se salta l’euro viene giù tutto il sistema finanziario internazionale. Il seguito sarebbe come nel film The Day after di Meyer.

Intanto, come previsto, il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione in una risoluzione «di applicare il principio della reciprocità nella politica commerciale comune con i paesi sviluppati ed emergenti, come la Cina, per ristabilire una concorrenza equilibrata». Eh sì, in molti Paesi, i governi hanno introdotto misure restrittive associandole a piani di sostegno all'economia (come in Brasile e in Russia). In altri casi, la mano pubblica ha imposto nuove regole burocratiche alle importazioni di merci (come in Indonesia). Più in generale, la Commissione europea ha notato, bontà sua, che un terzo delle restrizioni scatta dopo il passaggio alla frontiera. Queste misure surrettizie sono le più dannose, perché in ultima analisi la vendita che non va in porto si trasforma in un costo vivo per le aziende. Tra il settembre 2011 e il maggio 2012, il numero di restrizioni è stato di 15 in media ogni mese, in aumento rispetto all'anno precedente, quando la media mensile era comunque ben di 12. L'esecutivo comunitario nota anche una frenata dello smantellamento delle misure introdotte in passato e che i Paesi del G-20 avevano promesso di eliminare.

Meglio tardi che mai e forse un giorno cominceranno a spiegarci che il problema non è solo l’euro, ma le barriere doganali tolte a cazzo e la libertà dei capitali di andare a zonzo per cui importiamo perfino il pane dall’estero.

4 commenti:

  1. Ho il sospetto che a leggerti siano in più di quanto immagini. Complimenti come sempre e - se fossi un capitalista e se tu ti lasciassi corrompere - affiderei a te i miei risparmi ;-)

    RispondiElimina
  2. ah, te ne sei accorto! e di isospettabili ...

    se tu fosi un capitalista non mi affideresti un bel nulla

    ciao

    RispondiElimina
  3. X Luca Massaro... ed anche se fossero migliaia a leggere Olympe, mi dici cosa cavolo cambierebbe?

    RispondiElimina
  4. http://www.zeroemission.eu/portal/news/topic/Eolico/id/17795/Vestas-vende-una-sua-fabbrica-ai-cinesi-di-Titan

    Che ne pensa? perchè fanno questo? per quali ragioni? per quali meccanismi capitalistici cioè del capitale avviene questo?
    Auguri per la malattia.

    The Red

    RispondiElimina