Domani è il 28 giugno, data anniversario che segna l’inizio del Novecento. All’avvenimento di 98 anni fa dedicherò un post, mentre oggi ritengo superfluo dedicarne uno all’ennesimo esempio di cretinismo parlamentare. Non mi riferisco alla geniale proposta di quel tale che vuole fare il ministro di un governo presieduto dal suo cameriere personale, ma a quell’altro genio italico che vuol fare cadere il governo se il parlamento non chiuderà per ferie già ai primi d’agosto. Una trovata come questa non passa inosservata e sarà ripresa con dovizia dalla stampa estera, soprattutto tedesca. Che cazzo vuoi commentare?
mercoledì 27 giugno 2012
Meglio di un autogol
Domani è il 28 giugno, data anniversario che segna l’inizio del Novecento. All’avvenimento di 98 anni fa dedicherò un post, mentre oggi ritengo superfluo dedicarne uno all’ennesimo esempio di cretinismo parlamentare. Non mi riferisco alla geniale proposta di quel tale che vuole fare il ministro di un governo presieduto dal suo cameriere personale, ma a quell’altro genio italico che vuol fare cadere il governo se il parlamento non chiuderà per ferie già ai primi d’agosto. Una trovata come questa non passa inosservata e sarà ripresa con dovizia dalla stampa estera, soprattutto tedesca. Che cazzo vuoi commentare?
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Possiamo commentare la ministra dei licenziamenti, che su un quotidiano progressista e popolare, il Wall Street Journal, viola la Costituzione della Repubblica Italiana sostenendo che il lavoro non è un diritto, ma una conquista che va sudata. Come fa lei, ragioniera di piccolo cabotaggio da una vita baronessa nel confortevolmente corrotto grembo dell'accademia italiana, con tanto di marito illustre - mica un postino o un friggitore di patatine - e di figlia raccomandata nella stessa Università.
RispondiEliminamauro
è interprete dell'etica capitalistica
RispondiElimina“Non dimentichiamo che il modello marxiano è fondato sulla dialettica e solo con la dialettica è possibile la sua corretta interpretazione.”
RispondiEliminaAnche von Mises voleva eliminare la matematica dall’economia, proprio per lasciar spazio alla dialettica.
La battuta di sopra serve a riflettere!
Molto, troppo spesso, ho sentito parlar male del linguaggio matematico da coloro che ne sanno poco e niente. Non vorrei che fosse l’ennesima volta che un compagno si rifiutasse di analizzare con rigore matematico dei fenomeni solo perché potrebbero dargli torto.
Avevo già scritto varie volte in merito, ma adesso vorrei fare qualcos’altro, invitarti a due letture:
La teoria del valore-lavoro dopo Sraffa, Giorgio Cingolani;
Produzione di merci a mezzo di merci, Piero Sraffa.
Di solito non lo faccio mai perché il linguaggio utilizzato è proprio quello matematico e in certi casi, come nel primo testo è molto difficile da comprendere, ma sembra che non ci siano altre strade che toccare con mano (provare per credere).
Marx ha fatto alcuni errori, forse perché non gli è bastata un’intera vita di lavoro, forse perché fu un pessimo matematico, ma sta di fatto che le sue teorie sono un buon inizio per capire e comprendere meglio la realtà delle cose come articolato bene nel primo testo. Non tutti sono sfruttati e non tutti allo stesso modo: per questo serve il rigore matematico, per capire, analizzare a fondo le questioni.
Se la tendenza al saggio di sfruttamento uniforme esiste, allora essa va dimostrata, e non soltanto enunciata come nel TSSI. Per questo scopo si utilizzano i “limiti” e le tendenze in generale, ma sempre e soltanto con una funzione di riferimento, più o meno complessa che sia, più o meno generale che sia.
Certo, si potrebbe anche procedere in astratto, senza interferenze dello Stato (leggi e regolamenti), ma a questo punto l’analisi stessa non serve più, in quanto la proprietà privata scomparirebbe. A questo punto, non resterebbe che “il modello concorrenziale” (sì, proprio quello liberista!) come legge naturale guida dei processi economici.
Per convincersi di quanto dico, invito sempre i compagni a studiare anche le teorie liberiste perché non sono assolutamente da buttare nel cesso, proprio, e quasi paradossalmente, funzionerebbero meglio in una società comunista.
Qualcuno mi ha fatto osservazioni del tipo: ma, in una società comunista la competizione non esisterebbe e quindi che senso potrebbe mai avere il modello concorrenziale? Questo perché non hanno compreso il modello stesso.
Sembra che neanche i compagni non ce la fanno proprio ad uscire dalla mentalità materialista (come dice anche il tuo scritto di Marx sula lato destro del blog) perché sono abituati fin troppo a ragionare in termini di soldi, perché il modello concorrenziale può essere anche visto in termini di valori e soprattutto in termini dinamici (limiti e tendenze).
(segue)
(il seguito)
RispondiEliminaEsempio.
Se venisse inventata una lavatrice che consuma il 50% di energia elettrica in meno. Quanto tempo passerebbe affinché tutto il mondo si adegui alla nuova produzione e che cosa succederebbe nel frattempo?
Certo, non ci sarebbero brevetti, diritti e il sistema, come anche la pianificazione, sarebbero trasparenti con informazione completa (concetti propri del modello concorrenziale). Come si comporterebbero le persone sapendo che esiste un prodotto migliore? Continuerebbero a produrre vecchie lavatrici o aspetterebbero le nuove? E se a qualcuno ne servisse immediatamente una? Quanto sarebbe disposto a lavorare di più per averne immediatamente una per sostituirla dopo soli 1-2 anni con un’altra? La sostituirebbe? Come cambierebbero i rapporti nelle fabbriche? E se qualcuno volesse produrle comunque? E se non ci fosse domanda? Cosa farebbero i lavoratori/cittadini/consumatori/agricoltori nel frattempo? E con le altre realtà in giro per il mondo dove scambiano beni e servizi?
A tutte queste domande il modello concorrenziale offre soddisfacienti risposte tecnico-pratiche, mentre la retorica di Marx non offre altro che slogan!
Per cui, concludo dicendo che, la critica di Marx ci sta tutta, ma la risposta va cercata altrove e opportunamente adeguata alla critica stessa. Se non bastasse, il cerchio critica-risposta può essere ripetuto benissimo anche all’infinito. Mi sembra che sia proprio questo lo spirito filosofico giusto in materia di scienze empiriche sostenute dal rigore scientifico reale (linguaggio matematico).
Cordialmente
Tony
Hasta siempre
Ps: Questo commento è rivolto unicamente a te e parte da una frase di un tuo vecchio post:
http://diciottobrumaio.blogspot.it/2011/07/diego-fusaro-marx-sconfessato-dalla.html
Non me la prenderò affatto se deciderai comunque di pubblicarlo.
Cara Olympe, spero che pubblicherai il mio commento rivolto a Tony, nonostante qualche esagerazione verbale, ma quanne ce vò, ce vò eh.
RispondiEliminaAllora, a Tonyyy, sei in un mare di confusione, quante cazzate che hai espresso, e questa le supera tutte: "Per convincersi di quanto dico, invito sempre i compagni a studiare anche le teorie liberiste perché non sono assolutamente da buttare nel cesso, proprio, e quasi paradossalmente, funzionerebbero meglio in una società comunista".
Oh Tony, ma tu stai messo proprio male eh!
Allora, ti dedico questo link, nella speranza che ti aiuti a farti diradare le nebbie che hai nel cervello:
http://www.quinterna.org/pubblicazioni/rivista/02/tempodilavoro.htm
Hasta Tonì
Non è la prima volta che mi "accusano" quando scrivo commenti del genere e ormai mi ci sono abituato.
RispondiEliminaCaro compagno anonimo se non entri nel merito e non approfondisci è tutto inutile. Leggerti sembra che il comunismo sia una sorta di religione dove basta un link qualsiasi e non inerente alla tesi che ho esposto a dar ragione al comunista più comunista.
Ti invito a studiare un po' di economia borghese, anche perché conoscere il nemico rafforzerebbe la tua difesa, oltreché arricchirebbe il tuo spirito di alcune nozioni fondamentali, magari soltanto quella sul significato del comportamento razionale.
Ribadisco, prova a studiarti ed analizzare il modello concorrenziale in un contesto comunista da un punto di vista dinamico. Non dico che sia la chiave, anche perché nessuno fino ad oggi ne ha offerta una. Dico solo che è razionale, fattibile, giusta (logico-scientifica), non chiuderebbe le frontiere al resto del mondo, non necessità dello Stato, né tanto meno dei padroni, non crea sfruttamento (tende velocemente a zero), non crea debiti crescenti (funziona benissimo anche in termini di valori), non crea disoccupazione, non crea accumuli per nessuno, non esclude nessuno, è democratica (per cui tiene conto dell'ambiente e del territorio), è dinamica e non ricatta nessuno poiché tutti possono scegliere e spostarsi liberamente e dire di "NO".
Cerca di offrire una formula migliore che abbia tutte le caratteristiche di cui sopra, che poi ne parliamo.
H....!