lunedì 21 dicembre 2015

Solstizio di fatica


Il lavoro è una benedizione, guai se manca. Guardavo questa mattina gli operi e le operaie recarsi al lavoro nelle fabbriche della zona. Pensavo alla loro giornata, otto ore di gesti ripetitivi, cinque giorni la settimana, a volte anche il sabato mattina, che non guasta. E i lavoratori di supermercati e di negozi che lavorano anche le domeniche e le feste (*). Potranno stare con la famiglia e i figli il lunedì mattina.

Le loro vite vendute per mille euro il mese. Per le donne, con il loro carico familiare di lavoro e di problemi, è ancora più dura. Si sentono dire dai padroni e dai loro lacchè che la produttività è bassa. Sono poco competitivi rispetto ai loro omologhi tedeschi (che poi sono turchi o polacchi o macedoni). Eppure sono gli operai italiani a lavorare di più, sono solo alcuni milioni a mantenere l’intera nazione.

Non basteranno quarant’anni per avere una pensione, i più giovani dovranno portare la catena fino a settant’anni, forse più. Poi resterà loro un’altra manciata d’anni di acciacchi e vecchiaia, far da balia ai nipoti. Il bingo. L’ospizio, se troveranno posto. Mi raccontava una signora che lavora in una stireria di avere i polsi finiti dalla fatica. Non ce la fa più, e per fortuna le mancano meno di tre anni alla pensione. Nel 2018 ci andrà, ma con le penalizzazioni. Lavoratrice precoce (**).



I padroni un secolo fa hanno mandato intere generazioni al macello senza battere ciglio, figuriamoci se può importare loro di questa carne da lavoro. Leggevo, in un libro di un noto pubblicista anglofono, che alla Conferenza Internazionale sul disarmo del 1927 l’azione degli industriali americani dell’acciaio influenzò in maniera decisiva il suo fallimento.  Che cosa contano milioni di morti se i bilanci aziendali sono floridi?

Hanno tolto la scala mobile, troppo onerosa. In tal modo la svalutazione monetaria diventava “competitiva”. Competitiva perché a pagarla erano i salariati. È la lotta di classe, bellezza. Bei tempi.  I padroni in fondo volevano bene ai loro schiavi, salvo quando protestavano. L’articolo 18 era una difesa. Perciò l’hanno tolto. Ora allo schiavo non basta più lavorare se vuole mangiare, deve anche sorridere al suo padrone.

Oggi con l’euro tocca agire dal lato dei contratti, dei ritmi, della “competitività” fatta di supersfruttamento. Di soldi dallo Stato ai padroni. Con il jobs act te lo mettono in culo due volte, quando ti cambiano il contratto e poi quando ti licenziano. Ma in inglese, vuoi mettere? E tutto ciò avviene con il sostegno della “sinistra”, anzi è la “sinistra” stessa a farsi promotrice di sempre “nuove idee”. Una fucina. Per esempio sulla giornata lavorativa. Roba d’altri tempi. Chi ha detto che devi fare otto ore quando ne puoi lavorare molte di più?

(*) Il segretario generale della GCIL, Camusso, chiede di boicottare lo shopping, addirittura sotto natale, quando c’è la tredicesima da spendere. Ha capito tutto.


(**) Le penalizzazioni, previste dalla Monti-Fornero per i lavoratori precoci che raggiungono il massimo contributivo prima dei 62 anni, sono state successivamente cassate ma solo fino al 31.12.2017. La legge finanziaria, in approvazione in questi giorni, prevede per i penalizzati degli anni precedenti il recupero monetario delle penalizzazioni subite ma solo dal 2016.

7 commenti:

  1. Permette un O.T?
    Podemos: “La democrazia deve tornare nell’economia”.

    Da ridere!

    Saluti

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    1. che differenza c'è tra gente come questa e vanna marchi? ciao

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  2. Otto ore il giorno, cinque giorni la settimana. È già un privilegio. Nella ristorazione “per ricchi”, il catering che allestisce i matrimoni e gli eventi nelle ville, se sei cameriere, sei di solito pagato in nero e lavori una media di tredici o quindici ore il giorno. Io personalmente con molti colleghi ho fatto anche servizi di ventun’ore. Escluse le lunghe ore di trasferta, rigorosamente non pagate se inferiori a quattro ore, altrimenti con una cifra forfettaria ridicola se dalla Toscana ti sposti di qualche regione più in là. Insomma, sei sequestrato in media, per i servizi “vicini”, almeno per diciotto ore. L’undicesima ora è peraltro per qualche assurdo motivo non pagata, così che di fatto fai un servizio gratuito ogni otto servizi. Tutto mediato da una cooperativa che ti chiede cinquanta euro per l’associazione e si trattiene i soldi per le divise. La cosa triste è che non ci si riesce nemmeno a organizzare per chiedere due spiccioli in piú o a farsi pagare l’undicesima ora.

    —Ed—

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    1. ci sono molte storie così. il lato b del libero mercato.

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  3. Vanna Marchi aveva già capito tutto parecchio tempo fa, solo che per limiti personali non si è evoluta in tempo utile.
    Molti intellettuali e i" media"(sic),al contrario. sono sempre al passo con i tempi.

    cara Olympe ,ho letto la tua letterina a Babbo Natale.ma non sperare che ti risponda, ha sempre fatto parte del mainstream.
    Me lo ha confidato una sua renna, allo stremo delle forze,combinazione è anche quella che possiede più ramificazioni.

    Caino

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  4. A pranzo vedo sempre un po' di tivì,oggi c'era Manzoni, con Lucio Villari e il presentatore...non commento la trasmissione, ma una singola affermazione e cioè che la Peste sia stata per Manzoni come l'arrivo della divina provvidenza.(ai fini della giustizia)
    Visto il tutto in chiave laico moderna, di una cosa siamo sicuri ,oltre a dover morire, che la Peste arriverà come fatto sistemico e non per intervento divino.

    Caino

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  5. Leggo che il leader di Podemos dice che la democrazia deve tornare nell'economia.
    Giubilo generale tra movimentisti vari...poi uno chiede:Ma che vuol dire?
    La democrazia nel lavoro salariato?
    Mah, sempre più perplesso dalle novità politiche.
    Saluti,
    Carlo

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