«Quale che sia la nostra sorte, il 4
agosto 1914 rimarrà memorabile in eterno come uno dei giorni più gloriosi della
storia della Germania».
Queste
parole venivano pronunciate al Reichstag, con l’enfasi delle grandi decisioni,
dal cancelliere Theobald von Bethmann-Hollweg, figlio di Felix, un ufficiale
prussiano proveniente da un'importante famiglia di banchieri, e di Isabella
Frédérique Louise de Rougemont, anch’essa figlia di banchieri, ma elvetico-francesi
(*).
Le
truppe tedesche il 2 agosto avevano varcato il confine lussemburghese, l’invasione
del Belgio era già iniziata quel 4 agosto, e il giorno prima la dichiarazione
di guerra era stata consegnata alla Francia, facendo seguito a quella
consegnata alla Russia il 1° di agosto (**). Come aveva previsto Bismarck, un
incidente nei Balcani si trasformò in una carneficina internazionale.
Il
cancelliere Bethmann proseguì la sua prolusione con questa frase: “La nostra invasione del Belgio è contraria
alla legge internazionale, ma all’illecito [così definì l’aggressione bellica],
parlo francamente, che commettiamo, metteremo riparo appena ottenuti i nostri
fini militari”.
Al
termine dell’aulico discorso i deputati gridarono all’unisono, per
approvazione: “sehr richtig!”. Il Reichstag si apprestava a votare i crediti di
guerra, pari a cinque miliardi di marchi. Una guerra che secondo le previsioni
di tutti, salvo pochissimi, sarebbe dovuta durare tra le tre settimane e i
quattro mesi al massimo (***).
Ciò
che dovrebbe stupire è che nel parlamento di Berlino i socialdemocratici avevano
la maggioranza relativa, 110 seggi su 397 (****). Compatti votarono per i
crediti di guerra, ossia per l’aggressione alla Russia e alla Francia. Del
resto tale atteggiamento faceva seguito alla svolta opportunista e moderata del
congresso di Dresda dell’anno prima, dove prevalsero Bernstein, Vollmar (già
guardia pontificia!) e Kautsky.
Con
quel voto finiva la II Internazionale socialista.
*
La
pioggia torrenziale non accennava a diminuire quella sera del 4 agosto 1914 a
Berlino. Davanti alla Cancelleria passò un’auto del Berliner Tageblatt dalla quale due uomini lanciavano dei volantini
con la notizia che l’Inghilterra aveva dichiarato guerra alla Germania. Non era
vero, non ancora, ma si poteva perdere uno scoop così?
La
sera prima del voto tedesco, a Whitehall, Edward Grey, ministro degli esteri,
ritto a una finestra, assieme a un amico guardava l’accensione dei lampioni a
gas a Westminster e disse una frase che chiudeva un’epoca: “Su tutta Europa le
luci si stanno spegnendo; non le vedremo mai più riaccendersi in vita
nostra”.
(*)
La madre del cancelliere, Isabelle Rougemont de La Schadau (1807-1882), nacque a Parigi ed era
francese. La famiglia proveniva da Saint-Aubin-Sauges, sul lago di svizzero
di Neuchâtel, dove il cognome Rougemont è molto comune a partire dal XVI secolo.
Il padre di Isabella, banchiere,
fece costruire un castello (le château de Schadau) vicino al lago di
Thun, in Svizzera. La madre di Isabelle, dunque la nonna paterna del cancelliere tedesco, era Sophie Pourtalès, discendete di una famiglia francese, ugonotta, emigrata dopo la revoca dell'editto di Nantes a Neuchâtel. Scorreva dunque molto sangue francese nelle vene del cancelliere Bethmann-Hollweg che dichiarava guerra alla Francia. Il caso volle che fosse un parente della madre del cancelliere, Frédéric de Pourtalès (1853-1928), ambasciatore tedesco a Pietroburgo, a consegnare la dichiarazione di guerra.
Dal 1707 il principato di Neuchâtel era sotto la sovranità prussiana, pur essendo in Svizzera. Esiste un paese omonimo in Svizzera, ma non vi sono elementi per stabilire contatti con il nome di questa famiglia (anche perché “montagna rossa” è un nome troppo generico). A Parigi c’è una Rue Rougemont, una parallela di collegamento tra Boulevard Poissonnière e Rue Bergèr, che prende il nome da questo casato. I banchieri Rougemont sono citati da F. Engels, con i Rothschild, per quanto riguarda il mercato azionario parigino.
Dal 1707 il principato di Neuchâtel era sotto la sovranità prussiana, pur essendo in Svizzera. Esiste un paese omonimo in Svizzera, ma non vi sono elementi per stabilire contatti con il nome di questa famiglia (anche perché “montagna rossa” è un nome troppo generico). A Parigi c’è una Rue Rougemont, una parallela di collegamento tra Boulevard Poissonnière e Rue Bergèr, che prende il nome da questo casato. I banchieri Rougemont sono citati da F. Engels, con i Rothschild, per quanto riguarda il mercato azionario parigino.
(**)
Il 28 luglio l'Austria-Ungheria aveva dichiarato guerra alla Serbia, con il
placet della Germania.
(***)
La durata del conflitto sollevò per ogni nazione belligerante due ordini di problemi:
quello di aumentare la produzione di sostanze già conosciute e quello di
individuare metodi alternativi. Più grave ancora il problema per i tedeschi che
non avevano predisposto i propri piani tenendo conto di una lunga durata del
conflitto, ed infatti entrarono in guerra con una riserva di nitrati insufficiente
(in precedenza importati dal Cile) e di piriti (importate in prevalenza dalla
Spagna), sostanze necessarie alla preparazione degli acidi impiegati per
fabbricare esplosivi e propellenti, come, per esempio, il toluene, la cellulosa
e la glicerina (per preparare la polvere di nitrocellulosa bisognava impiegare
l'etere ottenuto dalla fermentazione delle patate: 15 t di patate per una di
nitrocellulosa). È anche in questo modo che si riduceva alla fame più disperata
la popolazione.
Gran
parte delle materie prime necessarie alla produzione di queste sostanze poteva
essere fornita con nuovi procedimenti dall'industria del carbone e da quella
del coke, ma in modo speciale a salvare la situazione tedesca intervenne nell'autunno
1914 la divisione per l'azoto della BASF che aumentò la produzione di ammoniaca
sintetica ottenuta dall'azoto atmosferico con un nuovo procedimento, e da
quest'ammoniaca concentrata (ossidazione dell'ammoniaca) ottenne il
fondamentale acido nitrico.
I
paesi belligeranti tentarono di individuare sostanze atte a sostituire le
materie prime e i prodotti chimici precedentemente importati dai paesi nemici. A
titolo d’esempio: una delle sostanze che maggiormente scarseggiava era la
canfora del Giappone, usata per sagomare diversi tipi di propellenti per armi
di artiglieria. Si scoprì che era possibile sostituire la canfora con l'essenza
di trementina ottenuta dalla resina vegetale.
Altro
solvente di fondamentale importanza era l’acetone. Con la scoperta di un
processo di fermentazione, innescato da un batterio che produceva butanolo e
acetone, l’Inghilterra risolse il problema. Tale processo è associato al nome
del chimico russo sionista Chaim Weizmann che diverrà il primo presidente dello
Stato di Israele. Tuttavia fu solamente uno dei tanti ricercatori che prima
della guerra diedero un contributo alla spiegazione di questo meccanismo.
Anche
nella prima guerra mondiale, la gara produttiva fu largamente persa dai
tedeschi, che alla carenza di esplosivi cercarono di sopperire, come del resto
gli austriaci, con aggressivi chimici, cioè con i gas. Ad ogni modo la
situazione più tragica era quella russa, la quale presentava una scarsa
produzione interna di esplosivi ed enormi difficoltà di approvvigionamento dall’estero.
La storia di quel conflitto e delle sue conseguenze possiamo leggerla anche in
questa chiave.
(****)
Aveva votato il 22,2% dei maschi. Nel Reichstag era presente anche il partito
socialdemocratico antisemita, Deutschsoziale
Antisemitische Partei, che nel 1907 aveva ottenuto 22 seggi, crollati a 10
nel 1912 dopo la morte del suo leader Max Liebermann von Sonnenberg. Nulla di
nuovo sotto il sole, dunque.
Interessantissimo, come sempre.
RispondiEliminaSarebbe interessante leggere, prossimamente, una tua analisi storica del perché i socialdemocratic tedeschii votarono così compatti per i crediti di guerra: pensavano di far crescere l'occupazione nell'industria bellica?
RispondiElimina