lunedì 21 aprile 2025

Il conflitto

A Lione, quando scendi alla fermata dell’autobus per andare all’ospedale psichiatrico di Saint-Jean-de-Dieu, trovi Sigmund Freud ad accoglierti. Alla pensilina dell’autobus c’è la sua statua con il divano che funge da panca mentre si aspetta l’autobus. Si possono così vedere dei visitatori sdraiati, sonnecchianti o addormentati, immersi in un sogno o in chissà quale trance.

L’autista dell’autobus dice: “Celui-là attend toujours le bus, mais ne le prend jamais”.

Sembra che la statua sia opera di Georges Faure (da non confondere con il prolifico romanziere di meraviglie fantascientifiche Georges Le Faure). Pare che l’idea di realizzare una scultura di Freud da porre nella pensilina sia nata dagli psichiatri dell’ospedale. Qualcuno ha cercato di decapitarlo con una mazza. La testa è stata riposizionata e consolidata, ma presenta ancora segni di percosse.

In Francia il Viennese ebbe molto successo, innanzitutto grazie a Lacan. Quella degli psicanalisti è una corporazione impegnata nel patologizzare anche per come una persona respira: tutto diventa “sintomo”.

Come nel caso del piccolo Hans, l’unico caso di bambino di cui scrisse Freud. Amava andare a vedere le giraffe allo zoo (penso si trattasse dello zoo di Schönbrunn, a mezz’ora dal centro di Vienna). Si dice che Hans avesse sviluppato una fobia per i cavalli e altri animali di grandi dimensioni. Una notte, il bambino di 5 anni sognò delle giraffe. C’erano una giraffa grande e una piccola, tutta “accartocciata”. In questo sogno, la grande giraffa urlava e il piccolo Hans era seduto sulla piccola giraffa accasciata. Freud, consultato dal padre del bambino, aveva interpretato questo sogno come un accoppiamento con la madre.

A Vienna, l’abitazione dove Freud visse in affitto per quasi cinquant’anni, al numero 19 di Berggasse, è un museo (c’è anche a Londra). Lì ho respirato l’angoscia. Le stanze erano terribilmente vuote, i pavimenti scricchiolavano, i visitatori vagavano in giro con aria seria e disorientata. Leggo che recentemente è stato ristrutturato con inserimento anche di una caffetteria.

Gli psicoanalisti e i loro entusiastici pazienti avrebbero bisogno di un buon bagno di realtà. I seguaci di Freud hanno dalla loro il fatto che ai nazisti non piacesse la psicanalisi. E nemmeno agli stalinisti.

Fuori di questi casi storici, chi si oppone ai deliri della psicoanalisi è considerato un critico maligno, malgrado accetti come ovvia l’idea che la vita cosciente dell’uomo sia influenzata anche da motivazioni inconsce. Ma anche dietro le motivazioni inconsce opera la dinamica oggettiva della natura e della storia. Il concetto di ideologia (che comprende tutte le forme di coscienza sociale) è ancorato esattamente a questa nozione (*).

L’opposizione freudiana tra “coscienza” e “inconscio” diventa opposizione tra motivazioni ideologiche incompatibili che affondano le loro radici oggettive in un preciso contesto socio- economico. Diventa opposizione tra coscienza non ufficiale e coscienza ufficiale, tra ideologia trasgressiva e ideologia della conservazione, tra linguaggi non autorizzati e linguaggi autorizzati.

Nasce così un confronto spesso torbido e tempestoso, che nel chiuso della coscienza riformula in forme specifiche lo scontro che oggettivamente si svolge al di fuori di essa. Il conflitto psichico interiore, anche nelle forme considerate patologiche, trova dunque la sua spiegazione (materialistica e dialettica, non idealistica e soggettiva) in un preciso conflitto ideologico: un conflitto che oppone le forme della coscienza ufficiale a una coscienza non ufficiale.

La psicoanalisi sfrutta precisamente questo conflitto interiore, i blocchi nei processi mentali, la mancata consapevolezza circa la nostra reale posizione nel mondo, inibita e distorta dalla società di classe e dalle sue forme ideologiche.

Tra gli altri, consiglio di leggere questo libro (riedito nel 2022): Luciano Mecacci, Il caso Marilyn M. e altri disastri della psicoanalisi, Laterza.

(*) «Ogni ideologia, una volta formata, si sviluppa sulla base degli elementi di rappresentazione dati e continua a elaborarli; altrimenti non sarebbe un’ideologia, cioè non avrebbe a che fare con idee considerate come entità autonome, che si sviluppano indipendentemente e sono soggette solo alle proprie leggi. Che le condizioni materiali di esistenza degli uomini, nel cui cervello continua questo processo mentale, ne determinino in ultima analisi il corso, rimane necessariamente inconscio in loro, altrimenti sarebbe la fine di ogni ideologia». (Friedrich Engels, Ludwig Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca, 1888, IV Materialismo dialettico).


3 commenti:

  1. "Pare che l’idea di realizzare una scultura di Freud da porre nella pensilina sia nata dagli psichiatri dell’ospedale". Non mi risultano amicalità fra psichiatri e analisti. Quindi escluderei questa ipotesi, a meno che si tratti di scherno.
    Sul resto del post, se posso sintetizzare, tu aderisci ai concetti del freudismo, solo che sposti il conflitto interiore sulle dinamiche di classe. Confesso che così, di prima mattina, è un breakfast pesante da digerire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Comprendo le tue delusioni che sono anche le mie e riguardano altro ... 🤐, del resto come spieghi altrimenti il conflitto? Non aderisco ai concetti freudiani, non a caso cito Engels. Non è stato certo Freud a "scoprire: l"inconscio".

      Elimina