Pronti davanti a Wall Street
Quando domenica scrivevo che il terzo conflitto mondiale è iniziato con “una guerra commerciale totale, simile e forse persino più dannosa di quella degli anni 1930”, forse esageravo? Già oggi l’indice giapponese Nikkei e l’Hang Seng di Hong Kong sono in forte rimbalzo. Dunque va tutto bene, è già passata la buriana? Manco per idea (*).
A non pochi di questa faccenda importa quasi nulla, salvo poi gridare al cielo per gli effetti sull’occupazione, la qualità dei servizi e il portafoglio. In un post sui social media, Trump ha scritto che se la Cina non avesse rimosso la sua risposta del 34 per cento entro oggi, «gli Stati Uniti imporranno tariffe aggiuntive alla Cina del 50 per cento a partire dal 9 aprile».
La Cina non farà marcia indietro e Trump farà ciò che minaccia. Dunque siamo solo all’inizio di una nuova fase del terzo conflitto mondiale. Da anni scrivo che è una lotta per la vita e per la morte. Ed è esattamente e letteralmente così. Basta leggere che cosa scrive Peter Navarro, consigliere senior di Trump per il commercio e la produzione, in un articolo pubblicato sul Financial Times. Non è solo una guerra di dazi, ma una guerra totale.
Quando sento dire di rappresaglie europee (o italiche!) poste in essere contro le società big-tech, mi chiedo se sanno di che cosa stanno parlando. È come se iniziassimo una rappresaglia contro il fornitore di energia elettrica di casa nostra. Il risultato sarebbe quello di tornare a far luce con le candele.
Quello che gli orbi non vedono è che questa strategia trumpiana non rafforza la coesione europea, tutt’altro. Viceversa riuscirà ad allineare la UE e altri Paesi alla politica estera dell’imperialismo statunitense, soprattutto contro la Cina.
Nel Fact Sheet tariffario del 2 aprile, è detto chiaro che potrebbe esserci un aggiustamento per ridurre le tariffe «se i partner commerciali adottano misure significative per porre rimedio agli accordi commerciali non reciproci e si allineano con gli Stati Uniti su questioni economiche e di sicurezza nazionale».
La strategia di Trump comporta la distruzione dell’intero sistema commerciale internazionale per come l’abbiamo conosciuto. Un inverno nucleare a sfondo commerciale e finanziario. La Meloni è già in ginocchio e gli altri, tipo quel gagà di Macron, seguiranno.
(*) Come scrivevo ieri nel post sulle banche, i grandi investitori di hedge fund sono finanziati dalle banche per concludere i loro affari e devono sborsare soldi per continuare a ricevere credito. Quando il prezzo dei loro asset scende, le banche emettono una margin call (una specie di avvertimento che hai esaurito il credito) per ottenere fondi maggiori. Tali richieste stanno ora aumentando man mano che il valore degli asset finanziari precipita, e gli investitori si trovano in una posizione in cui potrebbero dover vendere alcuni dei loro asset per soddisfare la richiesta, il che può quindi causare una svendita più ampia (crollo dei prezzi) e persino il panico.
https://www.yanisvaroufakis.eu/2025/04/03/will-the-trump-shock-prove-as-momentous-as-the-nixon-shock-unherd-op-ed-on-bbc-tv/
RispondiEliminaVaroufakis paragona Trump al Nixon del 1971 che portò all'ordine neoliberista attuale. Quindi la guerra di Trump è contro ciò che gli stessi USA crearono? Confesso che ci ho capito poco.
Pietro
Stasera o domani un altro post che forse chiarisce un poco
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