lunedì 14 aprile 2025

Una forza motrice del capitalismo

Scrive il NYT che «La Cina ha sospeso le esportazioni di un’ampia gamma di minerali e magneti essenziali, minacciando di bloccare le forniture di componenti essenziali per case automobilistiche, aziende aerospaziali, aziende di semiconduttori e appaltatori militari in tutto il mondo.

Le spedizioni di magneti, essenziali per l’assemblaggio di qualsiasi cosa, dalle automobili ai droni, dai robot ai missili, sono state bloccate in molti porti cinesi mentre il governo cinese elabora un nuovo sistema normativo. Una volta entrato in vigore, il nuovo sistema potrebbe impedire definitivamente alle forniture di raggiungere alcune aziende, tra cui gli appaltatori militari americani.»

Dei cinesi si può dire di tutto, perfino che sono dei comunisti, accusa infondata e dimostrata dal fatto che la lotta di classe è stata ampiamente messo a tacere nella Repubblica Popolare Cinese (così come in tutte le società contemporanee), ma non si può dire che i cinesi non facciano sul serio. Trump vuole la guerra tariffaria? Loro gliela servono su un piatto di ittrio.

Anche per quanto riguarda i prodotti agro-alimentari, le tariffe trumpiane stanno favorendo paesi come il Brasile, come spiega Mario Seminerio (un tipo estremamente permaloso, specie con i cretini, ma sa le cose e le racconta bene): la Cina opera con le barriere non tariffarie, di solito invocando contaminazioni alle derrate agricole o presenza di sostanze proibite nella carne per bloccare le importazioni quando la tensione sale. In tal modo il mese scorso non ha rinnovato a centinaia di impianti americani di lavorazione della carne le autorizzazioni a esportare in Cina.

Sempre Seminerio sottolinea che Pechino si rivolge soprattutto verso il Brasile per le importazioni agricole. La quota degli Stati Uniti nelle importazioni alimentari della Cina è crollata dal 20,7 per cento nel 2016 al 13,5 nel 2023, mentre quella del Brasile nello stesso periodo è cresciuta dal 17,2 al 25,2. Gli europei, in attesa della ratifica del trattato di libero scambio col Mercosur, potrebbero anche essere costretti a passare a una fornitura di proteine per mangimi per animali dal Brasile anziché dagli Stati Uniti.

Ancora: l’Ue sarebbe pronta a imporre dazi compensativi del 25 per cento su soia, carne bovina e pollame statunitensi tra aprile e dicembre, e dunque cresce il timore che il Brasile non riesca a soddisfare la domanda. L’Europa sta finendo in competizione con la Cina per gli stessi prodotti. Il che vuol dire prezzi più alti per i mangimi, che generano inflazione alimentare.

Ma non è detto – avverte Seminerio – che questi scenari ad alta criticità si realizzeranno effettivamente. Trump invece attende la telefonata di Xi Jinping per poter poi vantarsi di aver ricevuto il bacio più ambito sul deretano.

Fin qui Seminerio. Trump ha ovviamente ben chiaro che la Cina è il più forte competitore degli Stati Uniti, ma non ha capito che la Cina è diventata una forza motrice fondamentale del capitalismo. Un evento storico epocale inimmaginabile solo poco tempo addietro. Pensa che il capitalismo sia business e consumi. Con tali credenziali ideologiche, Trump e quelli come lui (sono tanti) governano il mondo senza aver chiaro che cosa sia nella sua essenza il capitalismo e come agisca nel processo storico. La sfida non riguarda solo la Cina in quanto tale, non solo le sorti degli Stati Uniti e dell’Europa, ma il divenire e la tenuta del modo di produzione capitalistico. 

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