Il conflitto israelo-palestinese, o meglio, tra l’esercito israeliano e i civili nel ghetto di Gaza, è entrato in una fase senza precedenti. È disperato. In futuro, tutto ciò che accadrà, sia sul campo che a livello diplomatico e politico, non avrà più alcun impatto su ciò che si pensa nel mondo di questa guerra e dei suoi diversi attori, diretti o indiretti.
Dire che le opinioni su questo conflitto, che si trascina da più di settantacinque anni, fossero già decise è un eufemismo. Più che mai, ognuno si accampava sulle proprie posizioni, tuttavia l’attacco agli ospedali e alle scuole non ha solo esacerbato tali posizioni fino al punto di non ritorno, ma sta sfociando in qualcosa di diverso e investe un’opinione pubblica molto più vasta.
Non si può avere alcuna simpatia per Hamas, Hezbollah, l’Iran e i paesi arabi dove vige l’impiccagione e la decapitazione, ma Israele la sta facendo troppo sporca. Senza dubbio un giorno potremo valutare con maggiore precisione il numero delle vittime, con il massacro terroristico freddamente perpetrato da Hamas il 7 ottobre in Israele e la distruzione di Gaza a fare da specchio, ma questa volta è diverso.
Nell’era dei social network onnipotenti, dei deepfake, dell’intelligenza artificiale, della paranoia consolidata come dogma e della propaganda a tutto campo, tutti fanno del loro meglio per fornire la prova delle bugie dell’avversario. Quando ognuno ha la propria verità, la realtà non ha più importanza. Ma, ripeto, questa volta è diverso: Israele ha perso la faccia.
Se dico che la politica israeliana è una politica imperialista posso essere tacciato di antisemitismo?
RispondiEliminaun saluto roberto b
È ormai guerra di trincea, nessuno disposto a cedere un centimentro, come i tedeschi a Stalingrado tutti pensano che sia arrivato il momento decisivo per distruggere definitivamente il nemico e assicurarsi la vittoria. Difficile essere ottimisti ma bisogna.
RispondiEliminaPietro